Nel 2013 Paul Holtom, allora direttore dell’Arms Transfers Programme presso SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute), rilevava come nonostante i progressi nello studio degli effetti dei conflitti sugli individui, molto restasse da capire riguardo a come ‘la gente vive oggettivamente e soggettivamente esperienze quali distruzione, dislocamento e disperazione’, notando come ‘l’esperienza degli esseri umani varia ampiamente anche entro lo stesso ambito locale o familiare, a seconda del genere, dell’età, e della condizione politica, economica o sociale’ (Holtom 2013). Nel 2016, Stevens e Vaughan Williams lamentavano la scarsità di indagini sulle paure delle opinioni pubbliche negli studi sulla sicurezza. Ancora, recentemente, la letteratura empirica basata sui sondaggi di opinione si è principalmente concentrata su periodi di tempo circoscritti e su casi nazionali (Huddy e altri 2005; Stevens e Vaughan-Williams 2016). Esistono però ricognizioni a largo raggio, quali le Pew Global Surveys o i sondaggi compiuti entro l’International Social Survey Programme, che registrano gli andamenti delle percezioni individuali su una pluralità di temi, inclusa la sicurezza, per un numero ampio di paesi e su più anni. Pur non differenziando tra tipologie di reazione ad uno stesso evento, o a eventi simili, percepiti come pericolosi, queste ricognizioni permettono di ricostruire gli andamenti tendenziali di alcuni timori legati alla sicurezza entro le opinioni pubbliche attraverso il tempo e lo spazio. L’osservazione diacronica su più paesi minimizza ad un tempo gli effetti idiosincratici legati alla concentrazione esclusiva sul ‘tema del momento’ e quelli relativi alle specificità delle singole opinioni pubbliche nazionali. In linea con l’impostazione del volume, questo capitolo esamina le paure sulla sicurezza dei cittadini entro stati a regime democratico, concentrandosi sulle percezioni individuali connesse all’uso o al rischio di uso della forza nei rapporti tra stati differenti, e tra cittadini o gruppi appartenenti a stati differenti. Questa scelta esclude timori di assoluto rilievo nel contesto contemporaneo, quali ad esempio quelli per la sicurezza ambientale, economica e sanitaria, limitando l’osservazione ad un artificiale universo democratico. Essa però consente di ipotizzare gli effetti di molteplici fattori di influenza, sia interni agli stati che esterni ad essi, confermando in larga misura gli esiti di studi nazionali su singoli anni, e corroborando empiricamente alcune ipotesi relative alla loro validità esterna. La seconda sezione di questo capitolo presenta una ricognizione sulle paure per la sicurezza entro le opinioni pubbliche democratiche tra il 2002 ed il 2017, condotta a partire da dati Pew. Essa segnala come, accanto all’emergere di nuove paure, quali quelle legate all’odio etno-religioso, al terrorismo transnazionale e ai cyberattacchi, sia cresciuta la salienza di paure tradizionalmente legate ad una visione statocentrica della politica internazionale, in cui la minaccia percepita è relativa alla potenza ed influenza di altri stati entro il sistema. La terza sezione approfondisce la paura relativa al nesso criminalità-immigrati e il tema della propensione individuale al conflitto entro le opinioni pubbliche democratiche, con una indagine originale effettuata a partire da dati che integrano tre surveys ISSP relative agli anni 1995, 2003 e 2013 (Baroncelli e Negri 2020). In linea con gli esiti di precedenti studi su base nazionale, i risultati qui ottenuti indicano che queste due attitudini sono significativamente correlate con le preferenze politiche dei ‘cittadini democratici’, e con loro specifiche credenze relative al rapporto interno-esterno (nativismo, suprematismo). Le conclusioni discutono sinteticamente queste evidenze, derivando alcune implicazioni di policy e offrendo spunti per la ricerca futura.

L’opinione pubblica e le paure sulla sicurezza

Eugenia Baroncelli
2021

Abstract

Nel 2013 Paul Holtom, allora direttore dell’Arms Transfers Programme presso SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute), rilevava come nonostante i progressi nello studio degli effetti dei conflitti sugli individui, molto restasse da capire riguardo a come ‘la gente vive oggettivamente e soggettivamente esperienze quali distruzione, dislocamento e disperazione’, notando come ‘l’esperienza degli esseri umani varia ampiamente anche entro lo stesso ambito locale o familiare, a seconda del genere, dell’età, e della condizione politica, economica o sociale’ (Holtom 2013). Nel 2016, Stevens e Vaughan Williams lamentavano la scarsità di indagini sulle paure delle opinioni pubbliche negli studi sulla sicurezza. Ancora, recentemente, la letteratura empirica basata sui sondaggi di opinione si è principalmente concentrata su periodi di tempo circoscritti e su casi nazionali (Huddy e altri 2005; Stevens e Vaughan-Williams 2016). Esistono però ricognizioni a largo raggio, quali le Pew Global Surveys o i sondaggi compiuti entro l’International Social Survey Programme, che registrano gli andamenti delle percezioni individuali su una pluralità di temi, inclusa la sicurezza, per un numero ampio di paesi e su più anni. Pur non differenziando tra tipologie di reazione ad uno stesso evento, o a eventi simili, percepiti come pericolosi, queste ricognizioni permettono di ricostruire gli andamenti tendenziali di alcuni timori legati alla sicurezza entro le opinioni pubbliche attraverso il tempo e lo spazio. L’osservazione diacronica su più paesi minimizza ad un tempo gli effetti idiosincratici legati alla concentrazione esclusiva sul ‘tema del momento’ e quelli relativi alle specificità delle singole opinioni pubbliche nazionali. In linea con l’impostazione del volume, questo capitolo esamina le paure sulla sicurezza dei cittadini entro stati a regime democratico, concentrandosi sulle percezioni individuali connesse all’uso o al rischio di uso della forza nei rapporti tra stati differenti, e tra cittadini o gruppi appartenenti a stati differenti. Questa scelta esclude timori di assoluto rilievo nel contesto contemporaneo, quali ad esempio quelli per la sicurezza ambientale, economica e sanitaria, limitando l’osservazione ad un artificiale universo democratico. Essa però consente di ipotizzare gli effetti di molteplici fattori di influenza, sia interni agli stati che esterni ad essi, confermando in larga misura gli esiti di studi nazionali su singoli anni, e corroborando empiricamente alcune ipotesi relative alla loro validità esterna. La seconda sezione di questo capitolo presenta una ricognizione sulle paure per la sicurezza entro le opinioni pubbliche democratiche tra il 2002 ed il 2017, condotta a partire da dati Pew. Essa segnala come, accanto all’emergere di nuove paure, quali quelle legate all’odio etno-religioso, al terrorismo transnazionale e ai cyberattacchi, sia cresciuta la salienza di paure tradizionalmente legate ad una visione statocentrica della politica internazionale, in cui la minaccia percepita è relativa alla potenza ed influenza di altri stati entro il sistema. La terza sezione approfondisce la paura relativa al nesso criminalità-immigrati e il tema della propensione individuale al conflitto entro le opinioni pubbliche democratiche, con una indagine originale effettuata a partire da dati che integrano tre surveys ISSP relative agli anni 1995, 2003 e 2013 (Baroncelli e Negri 2020). In linea con gli esiti di precedenti studi su base nazionale, i risultati qui ottenuti indicano che queste due attitudini sono significativamente correlate con le preferenze politiche dei ‘cittadini democratici’, e con loro specifiche credenze relative al rapporto interno-esterno (nativismo, suprematismo). Le conclusioni discutono sinteticamente queste evidenze, derivando alcune implicazioni di policy e offrendo spunti per la ricerca futura.
2021
Democrazia e Sicurezza: Società occidentali e violenza collettiva
57
85
Eugenia Baroncelli
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/837128
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