Muovendo dall’idea dello “stato di natura” di Thomas Hobbes e riprendendo la concezione della Scuola Classica, che identifica il delinquente con un attore razionale che valuta i costi e i benefici del proprio agire e commette un atto di criminalità nel caso in cui i vantaggi derivanti da tale atto sono maggiori dei rischi, le teorie del controllo si basano sul presupposto che ciascun individuo possa tenere un comportamento deviante e criminale, pertanto lo studio delle cause della criminalità perde di rilevanza, mentre, al contrario, sono le ragioni del conformismo, ossia i motivi che spingono a non compiere atti di devianza, a dover costituire oggetto di analisi. Negli anni ’60 del secolo scorso, i teorici del controllo e dell’autocontrollo hanno rappresentato un punto di rottura rispetto agli approcci criminologici precedenti e tradizionali, in quanto hanno concentrato la loro attenzione sulla spinta verso il conformismo e hanno rintracciato le origini del comportamento deviante e criminale nella mancata o debole socializzazione ai valori e alle norme convenzionali. Il campo di indagine privilegiato della teoria del controllo sociale (e del suo maggiore esponente Travis Hirschi), è rappresentato dalla delinquenza giovanile che viene spiegata a partire dal legame dei giovani con gli attori della struttura sociale, la famiglia, la scuola e il gruppo dei pari. Tali agenzie di socializzazione, infatti, operano un efficace controllo che trattiene i giovani dalla devianza solo in quanto riescono ad assumere, al tempo stesso, il ruolo di “altri significativi”, capaci di educare al rispetto delle norme e dei valori socialmente dominanti, e il ruolo della “autorità”, che ha il potere di sanzionare i comportamenti che da tali norme e valori deviano.
Stefania Crocitti (2021). Teorie del controllo sociale. Firenze : Mondadori Università.
Teorie del controllo sociale
Stefania Crocitti
2021
Abstract
Muovendo dall’idea dello “stato di natura” di Thomas Hobbes e riprendendo la concezione della Scuola Classica, che identifica il delinquente con un attore razionale che valuta i costi e i benefici del proprio agire e commette un atto di criminalità nel caso in cui i vantaggi derivanti da tale atto sono maggiori dei rischi, le teorie del controllo si basano sul presupposto che ciascun individuo possa tenere un comportamento deviante e criminale, pertanto lo studio delle cause della criminalità perde di rilevanza, mentre, al contrario, sono le ragioni del conformismo, ossia i motivi che spingono a non compiere atti di devianza, a dover costituire oggetto di analisi. Negli anni ’60 del secolo scorso, i teorici del controllo e dell’autocontrollo hanno rappresentato un punto di rottura rispetto agli approcci criminologici precedenti e tradizionali, in quanto hanno concentrato la loro attenzione sulla spinta verso il conformismo e hanno rintracciato le origini del comportamento deviante e criminale nella mancata o debole socializzazione ai valori e alle norme convenzionali. Il campo di indagine privilegiato della teoria del controllo sociale (e del suo maggiore esponente Travis Hirschi), è rappresentato dalla delinquenza giovanile che viene spiegata a partire dal legame dei giovani con gli attori della struttura sociale, la famiglia, la scuola e il gruppo dei pari. Tali agenzie di socializzazione, infatti, operano un efficace controllo che trattiene i giovani dalla devianza solo in quanto riescono ad assumere, al tempo stesso, il ruolo di “altri significativi”, capaci di educare al rispetto delle norme e dei valori socialmente dominanti, e il ruolo della “autorità”, che ha il potere di sanzionare i comportamenti che da tali norme e valori deviano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.