Il rapporto fra politica ed educazione è indagato fin dai tempi della Grecia classica, ma sembra essere oggi – nel tempo di quelle che, spesso con i tratti dell’inevitabilità e dell’ineluttabilità, vengono definite “crisi della politica” e “crisi dell’educazione” – un tema quanto mai attuale. Si avverte il bisogno di interrogarsi su “se e come” pedagogia e politica possano collaborare per riconquistare credibilità e si possano reciprocamente sostenere in vista del raggiungimento di un fine comune, quello della formazione di una cittadinanza attiva e democratica. L’educazione etico-politica è la dimensione educativa che viene individuata come quella in grado di alimentare costantemente una relazione aperta e dialogica fra pedagogia e politica, in vista dell’obiettivo di democrazia sostanziale e partecipativa. È possibile delinearne tre dimensioni fondanti: l’educazione al pensiero complesso, l’educazione alla differenza e l’educazione all’impegno e alla responsabilità. Con riferimento alla prima dimensione e a partire dalla denuncia di Morin (2001) in merito alla mancanza di una “metastruttura di pensiero” - che aiuti a comprendere le cause dei conflitti derivanti da quelle opinioni antagoniste che sono necessarie ai fini della vitalità della democrazia – il lavoro approfondisce come sia possibile creare spazi e contesti adeguati e non violenti per l’espressione di idee diverse e per l’indagine sulle ragioni della loro incomprensione reciproca. In ottica democratica, è necessario promuovere e sostenere un pensiero che consenta “il formarsi negli altri di una libera e chiara convinzione intellettuale” (Bertin, 1983) e che permetta lo svilupparsi di una “coscienza dialogica” (Morin, 2001): un pensiero critico e complesso, capace di de-costruire il modo in cui si conosce, di ripensare il modo in cui si ragiona, in grado di riconoscere le interdipendenze e i nessi di reciprocità esistenti fra tutti gli elementi della realtà, cogliendone le interconnessioni e confrontandosi con l’incertezza legata a questa natura delle relazioni. Le pratiche filosofiche con e per l’infanzia si inseriscono a pieno titolo fra le esperienze educative che - prevedendo il dibattito con contradditorio e contemplando il conflitto - sostengono questo tipo di pensiero e superano il dualismo disciplinare – lavorando su un costante intreccio fra saperi tecnico-scientifici ed umanistici.
Nicoletta Chieregato (2021). La valenza politica dell'educazione al pensiero. Milano : Franco Angeli.
La valenza politica dell'educazione al pensiero
Nicoletta Chieregato
Primo
2021
Abstract
Il rapporto fra politica ed educazione è indagato fin dai tempi della Grecia classica, ma sembra essere oggi – nel tempo di quelle che, spesso con i tratti dell’inevitabilità e dell’ineluttabilità, vengono definite “crisi della politica” e “crisi dell’educazione” – un tema quanto mai attuale. Si avverte il bisogno di interrogarsi su “se e come” pedagogia e politica possano collaborare per riconquistare credibilità e si possano reciprocamente sostenere in vista del raggiungimento di un fine comune, quello della formazione di una cittadinanza attiva e democratica. L’educazione etico-politica è la dimensione educativa che viene individuata come quella in grado di alimentare costantemente una relazione aperta e dialogica fra pedagogia e politica, in vista dell’obiettivo di democrazia sostanziale e partecipativa. È possibile delinearne tre dimensioni fondanti: l’educazione al pensiero complesso, l’educazione alla differenza e l’educazione all’impegno e alla responsabilità. Con riferimento alla prima dimensione e a partire dalla denuncia di Morin (2001) in merito alla mancanza di una “metastruttura di pensiero” - che aiuti a comprendere le cause dei conflitti derivanti da quelle opinioni antagoniste che sono necessarie ai fini della vitalità della democrazia – il lavoro approfondisce come sia possibile creare spazi e contesti adeguati e non violenti per l’espressione di idee diverse e per l’indagine sulle ragioni della loro incomprensione reciproca. In ottica democratica, è necessario promuovere e sostenere un pensiero che consenta “il formarsi negli altri di una libera e chiara convinzione intellettuale” (Bertin, 1983) e che permetta lo svilupparsi di una “coscienza dialogica” (Morin, 2001): un pensiero critico e complesso, capace di de-costruire il modo in cui si conosce, di ripensare il modo in cui si ragiona, in grado di riconoscere le interdipendenze e i nessi di reciprocità esistenti fra tutti gli elementi della realtà, cogliendone le interconnessioni e confrontandosi con l’incertezza legata a questa natura delle relazioni. Le pratiche filosofiche con e per l’infanzia si inseriscono a pieno titolo fra le esperienze educative che - prevedendo il dibattito con contradditorio e contemplando il conflitto - sostengono questo tipo di pensiero e superano il dualismo disciplinare – lavorando su un costante intreccio fra saperi tecnico-scientifici ed umanistici.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.