La centralità della montagna, che da sempre caratterizza le politiche della Regione Emilia-Romagna, assume nel territorio della Città metropolitana Bolognese un ruolo ancora più strategico. I recenti Piano Strategico Metropolitano 2.0 e Piano Territoriale Metropolitano si presentano come strumenti in grado di supportare il rilancio del territorio della montagna bolognese grazie alla capacità di compiere scelte precise rispetto ai temi e alle vocazioni del territorio, da governare e sostenere operando per geografie variabili, intervenendo in aree definite ed attribuendo all’Appennino un ruolo riconoscibile e caratterizzato all’interno della pianificazione metropolitana. Essi si affiancano ad una serie di progetti che negli ultimi anni sono stati finanziati e incentivati sia “dall’alto”, attraverso l’attuazione del Programma per la Montagna della Regione e il convogliamento dei fondi europei e regionali, sia “dal basso”, con iniziative promosse in modo spontaneo dai Comuni, da associazioni e da privati. Il futuro del territorio della montagna bolognese si gioca ora nella capacità delle istituzioni e degli stakeholder locali di riuscire a trasformare le sfide derivanti dalla diffusione del Covid-19 in opportunità permanenti per il territorio, puntando sulla diversificazione degli interventi. Interessante da questo punto di vista è il contributo del progetto H2020 RURITAGE che dentifica tre aree d'azione che possono contribuire a trasformare le sfide poste alle aree rurali dalla pandemia in opportunità per la crescita sostenibile delle aree interne: un'attuazione più efficace e coerente delle politiche, della legislazione e degli strumenti esistenti dal livello europeo a cascata fino al livello locale; la necessità di individuare, sostenere, integrare e migliorare le fonti di finanziamento tradizionali esistenti per le zone rurali; il miglioramento della conoscenza, inteso sia come rafforzamento della base di conoscenza delle politiche, sia come valorizzazione delle competenze locali attraverso attività dedicate di formazione. Secondo questo approccio, affinché si possa verificare una vera e propria rinascita delle aree rurali e montane, occorre innanzitutto di promuovere azioni di governance in grado di coinvolgere tutti gli attori (istituzioni, imprese, associazioni, enti di ricerca) e i cittadini, collegando le strategie regionali e i fondi strutturali, anche attraverso la ridefinizione della Smart Specialisation Strategy regionale 2021-27, attualmente in corso in Emilia-Romagna. Ciò non può avvenire senza un accurato processo di pianificazione, che garantisca, da un lato, il miglioramento dell’accessibilità sia fisica che digitale, e, dall’altro, l'accesso ai servizi di base (sanità, istruzione, accessibilità), incentivando azioni verso settori diverso da quello agricolo (arte e cultura, itinerari culturali, turismo culturale, coesione sociale, ecc.) e promuovendo le zone rurali e montane come luoghi multifunzionali in cui vivere, al di là delle tradizionali opportunità offerte dall’attività agricola. Il contrasto agli effetti territoriali della pandemia riafferma così l’importanza del superamento di una visione gerarchica centro-periferia e urbano-rurale a favore di un coordinamento metropolitano rispettoso delle autonomie, in grado di riconoscere nelle diversità territoriali un valore per la definizione delle politiche di area vasta, con particolare riferimento alle caratteristiche e alle esigenze dei territori montani. Si ripropone quindi, attualizzato, il concetto di “città-territorio” bolognese prefigurato da Giordani (Giordani, 1963), secondo il quale “Bologna trasformandosi in città-territorio investe sempre più il suo hinterland, se urbanisticamente, si può e si deve evitare la diffusione a macchia d’olio è invece opportuna la diffusione, sempre più ampia e profonda, della città come entità culturale, socio-economica, amministrativa”.

La valorizzazione delle diversità nella pianificazione dell'Appennino bolognese

Simona Tondelli
2021

Abstract

La centralità della montagna, che da sempre caratterizza le politiche della Regione Emilia-Romagna, assume nel territorio della Città metropolitana Bolognese un ruolo ancora più strategico. I recenti Piano Strategico Metropolitano 2.0 e Piano Territoriale Metropolitano si presentano come strumenti in grado di supportare il rilancio del territorio della montagna bolognese grazie alla capacità di compiere scelte precise rispetto ai temi e alle vocazioni del territorio, da governare e sostenere operando per geografie variabili, intervenendo in aree definite ed attribuendo all’Appennino un ruolo riconoscibile e caratterizzato all’interno della pianificazione metropolitana. Essi si affiancano ad una serie di progetti che negli ultimi anni sono stati finanziati e incentivati sia “dall’alto”, attraverso l’attuazione del Programma per la Montagna della Regione e il convogliamento dei fondi europei e regionali, sia “dal basso”, con iniziative promosse in modo spontaneo dai Comuni, da associazioni e da privati. Il futuro del territorio della montagna bolognese si gioca ora nella capacità delle istituzioni e degli stakeholder locali di riuscire a trasformare le sfide derivanti dalla diffusione del Covid-19 in opportunità permanenti per il territorio, puntando sulla diversificazione degli interventi. Interessante da questo punto di vista è il contributo del progetto H2020 RURITAGE che dentifica tre aree d'azione che possono contribuire a trasformare le sfide poste alle aree rurali dalla pandemia in opportunità per la crescita sostenibile delle aree interne: un'attuazione più efficace e coerente delle politiche, della legislazione e degli strumenti esistenti dal livello europeo a cascata fino al livello locale; la necessità di individuare, sostenere, integrare e migliorare le fonti di finanziamento tradizionali esistenti per le zone rurali; il miglioramento della conoscenza, inteso sia come rafforzamento della base di conoscenza delle politiche, sia come valorizzazione delle competenze locali attraverso attività dedicate di formazione. Secondo questo approccio, affinché si possa verificare una vera e propria rinascita delle aree rurali e montane, occorre innanzitutto di promuovere azioni di governance in grado di coinvolgere tutti gli attori (istituzioni, imprese, associazioni, enti di ricerca) e i cittadini, collegando le strategie regionali e i fondi strutturali, anche attraverso la ridefinizione della Smart Specialisation Strategy regionale 2021-27, attualmente in corso in Emilia-Romagna. Ciò non può avvenire senza un accurato processo di pianificazione, che garantisca, da un lato, il miglioramento dell’accessibilità sia fisica che digitale, e, dall’altro, l'accesso ai servizi di base (sanità, istruzione, accessibilità), incentivando azioni verso settori diverso da quello agricolo (arte e cultura, itinerari culturali, turismo culturale, coesione sociale, ecc.) e promuovendo le zone rurali e montane come luoghi multifunzionali in cui vivere, al di là delle tradizionali opportunità offerte dall’attività agricola. Il contrasto agli effetti territoriali della pandemia riafferma così l’importanza del superamento di una visione gerarchica centro-periferia e urbano-rurale a favore di un coordinamento metropolitano rispettoso delle autonomie, in grado di riconoscere nelle diversità territoriali un valore per la definizione delle politiche di area vasta, con particolare riferimento alle caratteristiche e alle esigenze dei territori montani. Si ripropone quindi, attualizzato, il concetto di “città-territorio” bolognese prefigurato da Giordani (Giordani, 1963), secondo il quale “Bologna trasformandosi in città-territorio investe sempre più il suo hinterland, se urbanisticamente, si può e si deve evitare la diffusione a macchia d’olio è invece opportuna la diffusione, sempre più ampia e profonda, della città come entità culturale, socio-economica, amministrativa”.
2021
Urbano montano. Verso nuove configurazioni e progetti di territorio
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Simona Tondelli
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