Nell’opera maggiore di Emilio Sereni della quale ricorre il cinquantenario, come in altri suoi scritti, il paesaggio del “giardino mediterraneo”, della macchia e delle coltivazioni terrazzate occupa uno spazio rilevante e manca a tutt’oggi una ricerca sistematica che valuti e ricostruisca, nel complesso della sua opera, la visione sereniana di tale importante componente geografica della storia del paesaggio e la sua origine disciplinare. In questo studio ci chiediamo, analizzando non solo le opere, ma anche i ricchi archivi di tale autore, qual è stato il contributo della disciplina geografica alla definizione delle sue strategie di ricerca, sostenute da una documentazione enciclopedica di cui l’Archivio Sereni di Gattatico e l’Istituto Gramsci di Roma conservano la testimonianza. Confortati dai primi risultati dello spoglio archivistico, seguiremo soprattutto la pista dei geografi francesi che fra gli anni Quaranta e Sessanta del Novecento continuano, sul tema dei paesaggi agrari, quella proficua collaborazione fra scienze storiche e scienze geografiche inaugurata negli anni Trenta da Roger Dion e Marc Bloch e che sono regolarmente letti e citati dall’autore della Storia del paesaggio agrario italiano. Dal punto di vista di tale transfer fra discipline ad aree linguistiche il paesaggio mediterraneo non è peraltro che un caso di studio da approfondire nel quadro di una ricerca più vasta. In questo articolo analizzeremo la rielaborazione sereniana di alcuni aspetti delle colture mediterranee più trattate dai geografi francesi suoi contemporanei. Partiremo dalla ricostruzione del suo rapporto con alcuni di questi geografi per poi focalizzarci sulla sua rappresentazione di alcuni caratteri dei paesaggi mediterranei, come i terrazzamenti e la coltura della vite. Nell’ultima parte ci concentreremo sulla questione del debbio, dell’incendio e del paesaggio ligure del marrelo, per affrontare il problema della persistenza o meno, in area mediterranea, di paesaggi definibili “naturali”.
Federico Ferretti (2011). Emilio Sereni geografo: il paesaggio mediterraneo tra fuoco, terrazze e giardini. Milano : Silvana Editoriale.
Emilio Sereni geografo: il paesaggio mediterraneo tra fuoco, terrazze e giardini
Federico Ferretti
2011
Abstract
Nell’opera maggiore di Emilio Sereni della quale ricorre il cinquantenario, come in altri suoi scritti, il paesaggio del “giardino mediterraneo”, della macchia e delle coltivazioni terrazzate occupa uno spazio rilevante e manca a tutt’oggi una ricerca sistematica che valuti e ricostruisca, nel complesso della sua opera, la visione sereniana di tale importante componente geografica della storia del paesaggio e la sua origine disciplinare. In questo studio ci chiediamo, analizzando non solo le opere, ma anche i ricchi archivi di tale autore, qual è stato il contributo della disciplina geografica alla definizione delle sue strategie di ricerca, sostenute da una documentazione enciclopedica di cui l’Archivio Sereni di Gattatico e l’Istituto Gramsci di Roma conservano la testimonianza. Confortati dai primi risultati dello spoglio archivistico, seguiremo soprattutto la pista dei geografi francesi che fra gli anni Quaranta e Sessanta del Novecento continuano, sul tema dei paesaggi agrari, quella proficua collaborazione fra scienze storiche e scienze geografiche inaugurata negli anni Trenta da Roger Dion e Marc Bloch e che sono regolarmente letti e citati dall’autore della Storia del paesaggio agrario italiano. Dal punto di vista di tale transfer fra discipline ad aree linguistiche il paesaggio mediterraneo non è peraltro che un caso di studio da approfondire nel quadro di una ricerca più vasta. In questo articolo analizzeremo la rielaborazione sereniana di alcuni aspetti delle colture mediterranee più trattate dai geografi francesi suoi contemporanei. Partiremo dalla ricostruzione del suo rapporto con alcuni di questi geografi per poi focalizzarci sulla sua rappresentazione di alcuni caratteri dei paesaggi mediterranei, come i terrazzamenti e la coltura della vite. Nell’ultima parte ci concentreremo sulla questione del debbio, dell’incendio e del paesaggio ligure del marrelo, per affrontare il problema della persistenza o meno, in area mediterranea, di paesaggi definibili “naturali”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.