Le Fonti di Poiano sono le più grandi sorgenti carsiche dell’Emilia Romagna (portata media superiore ai 400 l/s) e presentano, per di più, la caratteristica di essere abbastanza “salate”. Per tutti questi motivi sono state studiate da oltre 150 anni al fine di definirne le caratteristiche idrodinamiche e idrochimiche, con particolare riguardo alla origine del cloruro di sodio. I numerosi precedenti studi, che avevano definito in maniera abbastanza esaustiva il meccanismo di alimentazione, non erano stati in grado di spiegare completamente la definizione spaziale del bacino di alimentazione, i percorsi sotterranei delle acque per raggiungere le sorgenti e soprattutto l’evoluzione della concentrazione del cloruro di sodio nel tempo, a breve e nel lungo periodo. Tra le attività speleologiche del “Progetto Trias” svolto dalla Società Speleologica Italiana, una nuova ricerca idrogeologica basata su acquisitori automatici è stata condotta dall’autunno 2005 alla primavera 2008. In questo lasso di tempo, inoltre, si è ritrovata e monitorata un’altra sorgente solfurea, sempre salata (sorgente di Montelazzo), di cui si era persa la memoria da oltre un cinquantennio. Sulla base dei risultati di queste nuove indagini è stato innanzitutto possibile limitare l’area interessata al flusso sotterraneo agli affioramenti gessosi compresi tra Lucola, Sologno e Secchia, limitare l’alimentazione alle acque del Lucola (fortemente maggioritarie) e in misura minore a quelle del Sologno e di infiltrazione diretta sulla porzione a Sud degli affioramenti gessosi. Si è poi dimostrato che l’evoluzione della concentrazione del cloruro di sodio nella acque di Poiano è controllata, sia nel breve che nel lungo periodo, dalla risalita diapirica delle gesso-anidriti triassiche, risalita attualmente attiva nell’area limitrofa a Poiano. Per la vicina sorgente di Montelazzo, invece, la componente salina deriva dallo scioglimento di lenti residuali di salgemma ad opera della acque di infiltrazione meteorica. Per la prima volta poi si è ipotizzata una velocità media di risalita diapirica negli ultimi 400 anni valutata come minimo tra 5 e 1 cm/anno.
Chiesi M., Forti P. (2009). L'alimentazione delle Fonti di Poiano. BOLOGNA : Istituto Italiano di speleologia.
L'alimentazione delle Fonti di Poiano
FORTI, PAOLO
2009
Abstract
Le Fonti di Poiano sono le più grandi sorgenti carsiche dell’Emilia Romagna (portata media superiore ai 400 l/s) e presentano, per di più, la caratteristica di essere abbastanza “salate”. Per tutti questi motivi sono state studiate da oltre 150 anni al fine di definirne le caratteristiche idrodinamiche e idrochimiche, con particolare riguardo alla origine del cloruro di sodio. I numerosi precedenti studi, che avevano definito in maniera abbastanza esaustiva il meccanismo di alimentazione, non erano stati in grado di spiegare completamente la definizione spaziale del bacino di alimentazione, i percorsi sotterranei delle acque per raggiungere le sorgenti e soprattutto l’evoluzione della concentrazione del cloruro di sodio nel tempo, a breve e nel lungo periodo. Tra le attività speleologiche del “Progetto Trias” svolto dalla Società Speleologica Italiana, una nuova ricerca idrogeologica basata su acquisitori automatici è stata condotta dall’autunno 2005 alla primavera 2008. In questo lasso di tempo, inoltre, si è ritrovata e monitorata un’altra sorgente solfurea, sempre salata (sorgente di Montelazzo), di cui si era persa la memoria da oltre un cinquantennio. Sulla base dei risultati di queste nuove indagini è stato innanzitutto possibile limitare l’area interessata al flusso sotterraneo agli affioramenti gessosi compresi tra Lucola, Sologno e Secchia, limitare l’alimentazione alle acque del Lucola (fortemente maggioritarie) e in misura minore a quelle del Sologno e di infiltrazione diretta sulla porzione a Sud degli affioramenti gessosi. Si è poi dimostrato che l’evoluzione della concentrazione del cloruro di sodio nella acque di Poiano è controllata, sia nel breve che nel lungo periodo, dalla risalita diapirica delle gesso-anidriti triassiche, risalita attualmente attiva nell’area limitrofa a Poiano. Per la vicina sorgente di Montelazzo, invece, la componente salina deriva dallo scioglimento di lenti residuali di salgemma ad opera della acque di infiltrazione meteorica. Per la prima volta poi si è ipotizzata una velocità media di risalita diapirica negli ultimi 400 anni valutata come minimo tra 5 e 1 cm/anno.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.