da INTRODUZIONE Che lo si voglia o no, lo si approvi o meno, occorre riconoscere che le madri giocano un ruolo particolare e specifico nell’allevamento e nell’educazione dei figli, non solo durante il periodo corrispondente all’infanzia o alla scuola dell’obbligo, ma anche quando i bambini vedono crescere i primi baffetti e le bambine diventano ‘signorine’. Successivamente sono le stesse madri a riconoscere che ‘le cose cambiano’: ragazzi e ragazze non sono più i loro piccoli; a volte è sufficiente un’estate per constatare cambiamenti profondi, nel corpo, nei comportamenti, nei sentimenti, nei ritmi della vita quotidiana. Si tratta di cambiamenti sia desiderati sia temuti: madri e figli ne sono contemporaneamente attori e spettatori. In realtà dovremmo parlare anche dei padri, la cui presenza, soprattutto nelle nuove generazioni, sta assumendo caratteristiche specifiche (Fine-Davis, Fagnani, Giovannini, Højgaard, Clarke, 2004), ma per gli obiettivi di questo testo abbiamo deciso di tenerli da parte. Ci scuseranno. Ne parleremo in un’altra occasione. Le madri possono essere considerate attrici e testimoni privilegiate dei fenomeni connessi all’allevamento, allo sviluppo e all’educazione. Parliamo esplicitamente e in primo luogo di allevamento, non soltanto per l’ovvia costatazione che ancora oggi, nella maggior parte dei casi, sono le madri naturali (o adottive) ad occuparsi direttamente della cura dei figli, ma anche perché stiamo assistendo in questi anni ad una forte ripresa del tema della ‘maternità’ e dei problemi clinici, sociali, etici e giuridici ad essa connessi. Non passa giorno che un notiziario non ci informi sul caso di una donna, magari non più giovanissima, che ha dato alla luce il suo primo figlio, dopo anni di ricorso a tecniche sofisticate: la madre è intervistata, ai medici sono richieste spiegazioni e delucidazioni; il piccolo o la piccola sono ripresi dalle telecamere, nella culla termica (magari un poco oscurati per evitarne il riconoscimento), intubati, nutriti, monitorati: un ennesimo successo della tenacia della madre (forse non solo) e delle tecnologie bio-mediche. Una notizia certo, ma che comincia veramente a ‘fare notizia’ a condizione che si possa presentare qualche particolare sempre più eccezionale o almeno curioso: è il caso (proprio di questi giorni, estate 2008) di una donna indiana cinquantacinquenne già in menopausa (marito trentottenne, entrambi immigrati regolari in Italia da anni) che ha dato alla luce quattro gemelli, in seguito ad un trattamento realizzato in India. La madre intervistata narra con grande soddisfazione di avere cercato questa gravidanza per anni e di avere deciso per l’India date le numerose difficoltà in Italia. I medici precisano i dettagli clinici: parto cesareo al settimo mese; peso fra i cinquecento e i settecento grammi; madre in condizioni cliniche buone, dopo fasi di criticità dovute al carico cardio-respiratorio durante la gravidanza e al momento del parto. Tutti soddisfatti: un’altra notizia offerta e consumata nel giro di una torrida giornata estiva. E le altre donne, le altre madri che hanno ascoltato le tv e letto i giornali, quali commenti avranno prodotto? Inni ad una maternità matura e lungamente perseguita? Timori, perplessità, giudizi negativi e disapprovazione per un ennesimo attentato ai ritmi biologici? Considerazioni legate alle origini asiatiche dei genitori, previsioni negative per il futuro dei gemelli? Come cresceranno? Vale la pena di forzare la natura sempre di più? E la scienza fino a che punto riuscirà a modificare il corso della natura? Ma è scienza questa? Sono commenti che abbiamo raccolto nei supermercati, nelle edicole, nei giardini pubblici frequentati da uomini e donne, giovani ed anziani, accaldati o freschi di vacanze. Già, le madri sono agli onori delle cronache. Non solo le madri di neonati conquistati con le tecnologie, ma anche quelle già al lavoro per i rientro a scuola, dietro ai carrelli dei supermercat...
F. Carugati, P. Selleri (2009). Le scuole della nostra fiducia: esperienze e rappresentazioni di madri con figli in scuole paritarie.. NAPOLI : Tecnodid.
Le scuole della nostra fiducia: esperienze e rappresentazioni di madri con figli in scuole paritarie.
CARUGATI, FELICE;SELLERI, PATRIZIA
2009
Abstract
da INTRODUZIONE Che lo si voglia o no, lo si approvi o meno, occorre riconoscere che le madri giocano un ruolo particolare e specifico nell’allevamento e nell’educazione dei figli, non solo durante il periodo corrispondente all’infanzia o alla scuola dell’obbligo, ma anche quando i bambini vedono crescere i primi baffetti e le bambine diventano ‘signorine’. Successivamente sono le stesse madri a riconoscere che ‘le cose cambiano’: ragazzi e ragazze non sono più i loro piccoli; a volte è sufficiente un’estate per constatare cambiamenti profondi, nel corpo, nei comportamenti, nei sentimenti, nei ritmi della vita quotidiana. Si tratta di cambiamenti sia desiderati sia temuti: madri e figli ne sono contemporaneamente attori e spettatori. In realtà dovremmo parlare anche dei padri, la cui presenza, soprattutto nelle nuove generazioni, sta assumendo caratteristiche specifiche (Fine-Davis, Fagnani, Giovannini, Højgaard, Clarke, 2004), ma per gli obiettivi di questo testo abbiamo deciso di tenerli da parte. Ci scuseranno. Ne parleremo in un’altra occasione. Le madri possono essere considerate attrici e testimoni privilegiate dei fenomeni connessi all’allevamento, allo sviluppo e all’educazione. Parliamo esplicitamente e in primo luogo di allevamento, non soltanto per l’ovvia costatazione che ancora oggi, nella maggior parte dei casi, sono le madri naturali (o adottive) ad occuparsi direttamente della cura dei figli, ma anche perché stiamo assistendo in questi anni ad una forte ripresa del tema della ‘maternità’ e dei problemi clinici, sociali, etici e giuridici ad essa connessi. Non passa giorno che un notiziario non ci informi sul caso di una donna, magari non più giovanissima, che ha dato alla luce il suo primo figlio, dopo anni di ricorso a tecniche sofisticate: la madre è intervistata, ai medici sono richieste spiegazioni e delucidazioni; il piccolo o la piccola sono ripresi dalle telecamere, nella culla termica (magari un poco oscurati per evitarne il riconoscimento), intubati, nutriti, monitorati: un ennesimo successo della tenacia della madre (forse non solo) e delle tecnologie bio-mediche. Una notizia certo, ma che comincia veramente a ‘fare notizia’ a condizione che si possa presentare qualche particolare sempre più eccezionale o almeno curioso: è il caso (proprio di questi giorni, estate 2008) di una donna indiana cinquantacinquenne già in menopausa (marito trentottenne, entrambi immigrati regolari in Italia da anni) che ha dato alla luce quattro gemelli, in seguito ad un trattamento realizzato in India. La madre intervistata narra con grande soddisfazione di avere cercato questa gravidanza per anni e di avere deciso per l’India date le numerose difficoltà in Italia. I medici precisano i dettagli clinici: parto cesareo al settimo mese; peso fra i cinquecento e i settecento grammi; madre in condizioni cliniche buone, dopo fasi di criticità dovute al carico cardio-respiratorio durante la gravidanza e al momento del parto. Tutti soddisfatti: un’altra notizia offerta e consumata nel giro di una torrida giornata estiva. E le altre donne, le altre madri che hanno ascoltato le tv e letto i giornali, quali commenti avranno prodotto? Inni ad una maternità matura e lungamente perseguita? Timori, perplessità, giudizi negativi e disapprovazione per un ennesimo attentato ai ritmi biologici? Considerazioni legate alle origini asiatiche dei genitori, previsioni negative per il futuro dei gemelli? Come cresceranno? Vale la pena di forzare la natura sempre di più? E la scienza fino a che punto riuscirà a modificare il corso della natura? Ma è scienza questa? Sono commenti che abbiamo raccolto nei supermercati, nelle edicole, nei giardini pubblici frequentati da uomini e donne, giovani ed anziani, accaldati o freschi di vacanze. Già, le madri sono agli onori delle cronache. Non solo le madri di neonati conquistati con le tecnologie, ma anche quelle già al lavoro per i rientro a scuola, dietro ai carrelli dei supermercat...I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.