Emilio Sereni (1907-1977) fu senz’altro un uomo del Mediterraneo. Nato da una famiglia dell'intellettualità ebraica romana, durante la sua giovinezza Sereni si interessò alla colonizzazione agricola in Palestina, nella quale suo fratello Enzo (1905-1944) era direttamente implicato come animatore di un kibbutz e sostenitore della coabitazione pacifica tra ebrei e arabi. Mentre Enzo morirà a Dachau dopo aver partecipato alla Resistenza, Emilio, dopo essere stato imprigionato e poi esiliato dalla dittatura fascista, avrà tempo nel dopoguerra per occuparsi con più calma dei suoi studi sui paesaggi agrari. I suoi principali lavori su questa linea di ricerca, quali Comunità rurali nell'Italia antica (1955), Storia del paesaggio agrario italiano (1961), Per la storia delle più anche tecniche e della nomenclatura della vite e del vino in Italia (1965), Terra nuova e buoi rossi (1981), si inseriscono tutti in un quadro mediterraneo. Anche se il Mediterraneo non vi è mobilitato esplicitamente come categoria analitica, l’autore, forte anche delle sue competenze linguistico-etimologiche, evoca sovente l’idea dell’antica circolazione storica delle tecniche di coltivazione e delle relative forme culturali e sociali, in area mediterranea, nell'ambito di quegli scambi e contaminazioni che hanno caratterizzato il “mare interno” dai Fenici agli antichi Greci, fino agli Arabi e oltre. E’ il caso della sua idea di “giardino mediterraneo”, una forma di coltivazione che secondo Sereni trova le sue origini nell’espansione araba durante l’alto Medioevo, che nel caso italiano impattò specialmente la Sicilia e l’Italia meridionale.
Federico Ferretti (2020). Prefazione: i perché del Mediterraneo. Gattatico : Istituto Alcide Cervi - Biblioteca Archivio Emilio Sereni.
Prefazione: i perché del Mediterraneo
Federico Ferretti
2020
Abstract
Emilio Sereni (1907-1977) fu senz’altro un uomo del Mediterraneo. Nato da una famiglia dell'intellettualità ebraica romana, durante la sua giovinezza Sereni si interessò alla colonizzazione agricola in Palestina, nella quale suo fratello Enzo (1905-1944) era direttamente implicato come animatore di un kibbutz e sostenitore della coabitazione pacifica tra ebrei e arabi. Mentre Enzo morirà a Dachau dopo aver partecipato alla Resistenza, Emilio, dopo essere stato imprigionato e poi esiliato dalla dittatura fascista, avrà tempo nel dopoguerra per occuparsi con più calma dei suoi studi sui paesaggi agrari. I suoi principali lavori su questa linea di ricerca, quali Comunità rurali nell'Italia antica (1955), Storia del paesaggio agrario italiano (1961), Per la storia delle più anche tecniche e della nomenclatura della vite e del vino in Italia (1965), Terra nuova e buoi rossi (1981), si inseriscono tutti in un quadro mediterraneo. Anche se il Mediterraneo non vi è mobilitato esplicitamente come categoria analitica, l’autore, forte anche delle sue competenze linguistico-etimologiche, evoca sovente l’idea dell’antica circolazione storica delle tecniche di coltivazione e delle relative forme culturali e sociali, in area mediterranea, nell'ambito di quegli scambi e contaminazioni che hanno caratterizzato il “mare interno” dai Fenici agli antichi Greci, fino agli Arabi e oltre. E’ il caso della sua idea di “giardino mediterraneo”, una forma di coltivazione che secondo Sereni trova le sue origini nell’espansione araba durante l’alto Medioevo, che nel caso italiano impattò specialmente la Sicilia e l’Italia meridionale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.