Considerare decadente il mondo culturale pavese durante l’età spagnola è un locus communis, a cui la storiografia più accorta ha cercato di porre rimedio ormai da tempo. È stato, infatti, promosso un profondo ripensamento di questa epoca, constatando come, pur accanto a segni evidenti di stanchezza (di cui lo Studio è spesso e tristemente portavoce), permangano elementi di indubbia vitalità, quali la presenza di professori autorevoli (basti pensare a Gerolamo Cardano e a Jacopo Menochio) e il ricollocarsi dell’Università in una più ampia costellazione di istituzioni educative, tra cui spiccano i Collegi, Ghislieri e Borromeo in primis, e le Accademie. È sull’articolato intreccio fra queste ultime e lo Studium che si vuole porre l’accento. Come sottolineato da Eugenio Garin, nel suo pioneristico saggio La concezione dell’università in Italia nell’età del Rinascimento, le Accademie «costituirono per molti aspetti alcuni dei centri più attivi della nuova cultura, sviluppando il sapere fuori dell’Università, ora integrandone la funzione ed ora in concorrenza polemica». Accanto a pratiche istituzionali omologanti (basti pensare alle leggi e alle cariche statutarie, così come alla raccolta di composizioni autocelebrative), le singole accademie mostrano, nella relazione con lo Studio, differenti prospettive a cui attagliare la propria specifica proposta culturale. Tra quelle enumerate da Siro Comi nell’opera Ricerche storiche sull’Accademia degli Affidati e sugli altri analoghi stabilimenti di Pavia, nel contributo che si intende proporre, ci si concentrerà prevalentemente sull’Accademia degli Inquieti, per verificare come la dicotomia Università-Accademia si sviluppi non in due sfere distinte, separate o concorrenziali, ma sia la rappresentazione di mondi integrati nei quali i medesimi personaggi, mescolandosi tra loro, recitano nell’uno e nell’altro ambiente ruoli apparentemente distinti, ma sostanzialmente ricomponibili nella figura dell’intellettuale.
buccomino daniela (2020). Un crocevia culturale nella Pavia del XVII secolo: l’Accademia degli Inquieti Attraverso la Storia. Nuove ricerche sull'età moderna in Italia,. napoli : editoriale scientifica.
Un crocevia culturale nella Pavia del XVII secolo: l’Accademia degli Inquieti Attraverso la Storia. Nuove ricerche sull'età moderna in Italia,
buccomino daniela
2020
Abstract
Considerare decadente il mondo culturale pavese durante l’età spagnola è un locus communis, a cui la storiografia più accorta ha cercato di porre rimedio ormai da tempo. È stato, infatti, promosso un profondo ripensamento di questa epoca, constatando come, pur accanto a segni evidenti di stanchezza (di cui lo Studio è spesso e tristemente portavoce), permangano elementi di indubbia vitalità, quali la presenza di professori autorevoli (basti pensare a Gerolamo Cardano e a Jacopo Menochio) e il ricollocarsi dell’Università in una più ampia costellazione di istituzioni educative, tra cui spiccano i Collegi, Ghislieri e Borromeo in primis, e le Accademie. È sull’articolato intreccio fra queste ultime e lo Studium che si vuole porre l’accento. Come sottolineato da Eugenio Garin, nel suo pioneristico saggio La concezione dell’università in Italia nell’età del Rinascimento, le Accademie «costituirono per molti aspetti alcuni dei centri più attivi della nuova cultura, sviluppando il sapere fuori dell’Università, ora integrandone la funzione ed ora in concorrenza polemica». Accanto a pratiche istituzionali omologanti (basti pensare alle leggi e alle cariche statutarie, così come alla raccolta di composizioni autocelebrative), le singole accademie mostrano, nella relazione con lo Studio, differenti prospettive a cui attagliare la propria specifica proposta culturale. Tra quelle enumerate da Siro Comi nell’opera Ricerche storiche sull’Accademia degli Affidati e sugli altri analoghi stabilimenti di Pavia, nel contributo che si intende proporre, ci si concentrerà prevalentemente sull’Accademia degli Inquieti, per verificare come la dicotomia Università-Accademia si sviluppi non in due sfere distinte, separate o concorrenziali, ma sia la rappresentazione di mondi integrati nei quali i medesimi personaggi, mescolandosi tra loro, recitano nell’uno e nell’altro ambiente ruoli apparentemente distinti, ma sostanzialmente ricomponibili nella figura dell’intellettuale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.