La pornografia, ovvero la trattazione e raffigurazione di soggetti erotici, è la scrittura attraverso cui è possibile rappresentare individui intenti in atti sessuali. Scrittura in senso lato, poiché la pornografia utilizza diversi linguaggi: innanzi tutto il visivo, comprendendo immagini che vanno dai reperti archeologici dell’antichità, con uomini e donne intenti nell’ars amatoria, fino ai più moderni scatti fotografici, ma anche il verbale, dunque i romanzi, le poesie. Il sonoro perché certi gemiti fanno parte di una grammatica specifica e di sicuro l’audio-visivo, come proiezione e rappresentazione più vicina alla scena nel suo compiersi. L’oggetto della pornografia sembra dunque di facile descrizione; più complesso è la definizione dei modi in cui esso possa essere rappresentato. Sono proprio le modalità di manifestazione a determinare repertori mutevoli a seconda del tempo e dello spazio in cui si situano e ad incidere nelle relazioni, sempre complesse e instabili, fra la pornografia e la morale, o il comune senso del pudore, cioè sugli effetti che possono produrre nelle sensibilità di chi ne fruisce. Il linguaggio della pornografia è spesso provocatorio: può connotare precise posizione politiche in alcune sue forme realizzate. Come se con la pornografia stessa, o attraverso di essa, si potesse parlare anche di qualche cosa d’altro: di come i costumi sessuali evolvono, dei modi in cui le persone si esibiscono, del mutare della società. Il discorso si fa più complesso quando si vogliono stabilire dei distinguo fra pornografia e scrittura del sesso, fra il parlare dell’una o dell’altro. Come scrive Baudrillard, infatti, «La pornografia (…) aggiunge una dimensione allo spazio del sesso, lo rende più reale del reale – e questo la priva di seduzione. Inutile cercare di capire quali fantasmi ossessionino la pornografia (…) poiché qui essi sono cancellati dalla sovrabbondanza di “realtà”» (Baudrillard 1979, tr. it. 1997, p. 37). Il confine diviene labile e varia, di nuovo, a seconda dei contesti spaziali e temporali che circondano il testo e del lettore a cui si rivolge: ciò che è volgare e popolare per l’uno può divenire sottile e sofisticato per l’altro. Il pornografico può rientrare nel poetico o dar vita al poetico pornografico. Soprattutto nel panorama mediale – e di Internet in particolare – laddove i confini sono sfumati per natura, il sesso si confonde con il porno, il porno conduce all’ambito del serio o, all’opposto, del ridicolo; entrambi assumono spesso forme giocose e contemporaneamente occupano spazi di seria riflessione. A partire da queste brevi riflessioni si è tentato di descrivere i modi in cui il porno si propone nelle pagine di Internet, sia per la vastità dell’offerta, sempre più legata ad un principio di “file sharing”, “free download” o “free vision”, come per altri contenuti della Rete, sia per le possibilità di fruizione che propone.

Io porn. Il protagonismo pornografico in Internet / A. Mascio. - STAMPA. - (2009), pp. 177-199.

Io porn. Il protagonismo pornografico in Internet

MASCIO, ANTONELLA
2009

Abstract

La pornografia, ovvero la trattazione e raffigurazione di soggetti erotici, è la scrittura attraverso cui è possibile rappresentare individui intenti in atti sessuali. Scrittura in senso lato, poiché la pornografia utilizza diversi linguaggi: innanzi tutto il visivo, comprendendo immagini che vanno dai reperti archeologici dell’antichità, con uomini e donne intenti nell’ars amatoria, fino ai più moderni scatti fotografici, ma anche il verbale, dunque i romanzi, le poesie. Il sonoro perché certi gemiti fanno parte di una grammatica specifica e di sicuro l’audio-visivo, come proiezione e rappresentazione più vicina alla scena nel suo compiersi. L’oggetto della pornografia sembra dunque di facile descrizione; più complesso è la definizione dei modi in cui esso possa essere rappresentato. Sono proprio le modalità di manifestazione a determinare repertori mutevoli a seconda del tempo e dello spazio in cui si situano e ad incidere nelle relazioni, sempre complesse e instabili, fra la pornografia e la morale, o il comune senso del pudore, cioè sugli effetti che possono produrre nelle sensibilità di chi ne fruisce. Il linguaggio della pornografia è spesso provocatorio: può connotare precise posizione politiche in alcune sue forme realizzate. Come se con la pornografia stessa, o attraverso di essa, si potesse parlare anche di qualche cosa d’altro: di come i costumi sessuali evolvono, dei modi in cui le persone si esibiscono, del mutare della società. Il discorso si fa più complesso quando si vogliono stabilire dei distinguo fra pornografia e scrittura del sesso, fra il parlare dell’una o dell’altro. Come scrive Baudrillard, infatti, «La pornografia (…) aggiunge una dimensione allo spazio del sesso, lo rende più reale del reale – e questo la priva di seduzione. Inutile cercare di capire quali fantasmi ossessionino la pornografia (…) poiché qui essi sono cancellati dalla sovrabbondanza di “realtà”» (Baudrillard 1979, tr. it. 1997, p. 37). Il confine diviene labile e varia, di nuovo, a seconda dei contesti spaziali e temporali che circondano il testo e del lettore a cui si rivolge: ciò che è volgare e popolare per l’uno può divenire sottile e sofisticato per l’altro. Il pornografico può rientrare nel poetico o dar vita al poetico pornografico. Soprattutto nel panorama mediale – e di Internet in particolare – laddove i confini sono sfumati per natura, il sesso si confonde con il porno, il porno conduce all’ambito del serio o, all’opposto, del ridicolo; entrambi assumono spesso forme giocose e contemporaneamente occupano spazi di seria riflessione. A partire da queste brevi riflessioni si è tentato di descrivere i modi in cui il porno si propone nelle pagine di Internet, sia per la vastità dell’offerta, sempre più legata ad un principio di “file sharing”, “free download” o “free vision”, come per altri contenuti della Rete, sia per le possibilità di fruizione che propone.
2009
Media, corpi, sessualità. Dai corpi esibiti al cybersex
177
199
Io porn. Il protagonismo pornografico in Internet / A. Mascio. - STAMPA. - (2009), pp. 177-199.
A. Mascio
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