La quarta edizione di "Botanica sistematica: un approccio filogenetico" esce a 8 anni dalla terza, nell'intento di riportare i progressi compiuti in questa disciplina. "Le nostre classificazioni diventeranno, per quanto possibile, genealogie" affermava Darwin nel saggio sulle specie del 1859 e così è stato: la sistematica biologica, alla luce di un'impostazione evoluzionistica, e superando la staticità di una "scala naturae" di aristotelica memoria, si è sviluppata privilegiando una visione dinamica della diversità degli organismi viventi, cioè la concezione di un'evoluzione non più lineare, ma ramificata, che ha portato alla "consacrazione dell'albero quale immagine della natura", come Giulio Barsanti scrive in "Una lunga pazienza cieca. Storia dell'evoluzionismo". Questo volume si concentra sulla porzione del complesso albero della vita in cui si collocano le piante; focalizzandosi in particolare sulle piante a fiore, gli autori ne delineano le relazioni filogenetiche, riportandole in una classificazione che rifletta il possibile svolgimento della storia evolutiva degli organismi vegetali. Basata tradizionalmente su caratteri morfologici, la botanica sistematica nel tempo ha utilizzato informazioni provenienti da diverse fonti, purché in grado di evidenziare differenze e affinità entro e tra taxa; la classificazione proposta in questo volume è il risultato di analisi comparate di dati non solo morfologici, ma anche biochimici, ultrastrutturali, cariologici, molecolari. Questi ultimi, derivati soprattutto da sequenze nucleotidiche del DNA, si sono aggiunti negli ultimi decenni, permettendo di integrare approcci diversi. Gli alberi filogenetici che vengono proposti sono modellati sui principi rigorosi della cladistica; di conseguenza, da un punto di vista nomenclaturale, ricevono un riconoscimento tassonomico soltanto i gruppi che risultano strettamente monofiletici. Questo significa abbandonare, com'è noto, raggruppamenti tramandati dalla tradizione, come la confortevole dicotomia monocotiledoni/dicotiledoni, giunta fino a noi dai botanici inglesi del 17° secolo, e adeguarsi a raggruppamenti relativamente nuovi (i.e., il clade delle Streptofite, o quello delle Eufillofite) o nuovissimi (i.e., il clade SARP, che trascrivo come sigla, non avendo trovato una traduzione adeguata per "Diaphoretickes"). Quanto ciò possa agevolare la comunicazione tra esperti, o addirittura tra non esperti, che pure dovrebbe essere uno degli scopi della sistematica, è inutile dire. Per contro non si può dubitare sulla validità del metodo oggettivo e riproducibile, e quindi scientifico, adottato dalla cladistica nell'indagare il rapporto causa-effetto tra evoluzione e filogenesi. Lucia Conte
Conte L., G.M. (2017). Botanica sistematica Un approccio filogenetico. Padova : Piccin.
Botanica sistematica Un approccio filogenetico
Conte L.
Primo
Membro del Collaboration Group
;Galloni M.
Secondo
Membro del Collaboration Group
2017
Abstract
La quarta edizione di "Botanica sistematica: un approccio filogenetico" esce a 8 anni dalla terza, nell'intento di riportare i progressi compiuti in questa disciplina. "Le nostre classificazioni diventeranno, per quanto possibile, genealogie" affermava Darwin nel saggio sulle specie del 1859 e così è stato: la sistematica biologica, alla luce di un'impostazione evoluzionistica, e superando la staticità di una "scala naturae" di aristotelica memoria, si è sviluppata privilegiando una visione dinamica della diversità degli organismi viventi, cioè la concezione di un'evoluzione non più lineare, ma ramificata, che ha portato alla "consacrazione dell'albero quale immagine della natura", come Giulio Barsanti scrive in "Una lunga pazienza cieca. Storia dell'evoluzionismo". Questo volume si concentra sulla porzione del complesso albero della vita in cui si collocano le piante; focalizzandosi in particolare sulle piante a fiore, gli autori ne delineano le relazioni filogenetiche, riportandole in una classificazione che rifletta il possibile svolgimento della storia evolutiva degli organismi vegetali. Basata tradizionalmente su caratteri morfologici, la botanica sistematica nel tempo ha utilizzato informazioni provenienti da diverse fonti, purché in grado di evidenziare differenze e affinità entro e tra taxa; la classificazione proposta in questo volume è il risultato di analisi comparate di dati non solo morfologici, ma anche biochimici, ultrastrutturali, cariologici, molecolari. Questi ultimi, derivati soprattutto da sequenze nucleotidiche del DNA, si sono aggiunti negli ultimi decenni, permettendo di integrare approcci diversi. Gli alberi filogenetici che vengono proposti sono modellati sui principi rigorosi della cladistica; di conseguenza, da un punto di vista nomenclaturale, ricevono un riconoscimento tassonomico soltanto i gruppi che risultano strettamente monofiletici. Questo significa abbandonare, com'è noto, raggruppamenti tramandati dalla tradizione, come la confortevole dicotomia monocotiledoni/dicotiledoni, giunta fino a noi dai botanici inglesi del 17° secolo, e adeguarsi a raggruppamenti relativamente nuovi (i.e., il clade delle Streptofite, o quello delle Eufillofite) o nuovissimi (i.e., il clade SARP, che trascrivo come sigla, non avendo trovato una traduzione adeguata per "Diaphoretickes"). Quanto ciò possa agevolare la comunicazione tra esperti, o addirittura tra non esperti, che pure dovrebbe essere uno degli scopi della sistematica, è inutile dire. Per contro non si può dubitare sulla validità del metodo oggettivo e riproducibile, e quindi scientifico, adottato dalla cladistica nell'indagare il rapporto causa-effetto tra evoluzione e filogenesi. Lucia ConteI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.