Negli ultimi anni, il pensiero computazionale è stato proposto come competenza chiave per tutti i cittadini dell'era digitale. Imparare il pensiero computazionale significa imparare a pensare come un informatico - sviluppando un insieme specifico di abilità di risoluzione di problemi che possono essere applicate in qualsiasi settore per creare soluzioni eseguite da un 'computer' (macchina o umano) (Grover e Pea, 2018 - p. 35). Il pensiero computazionale include concetti come logica, algoritmi, astrazione, generalizzazione, valutazione e automazione. Comprende anche pratiche come la creazione di artefatti computazionali e debugging. All’interno di questo contesto, si inserisce il concetto di programmazione/coding, che fornisce un laboratorio per l'insegnamento e l'apprendimento del pensiero computazionale rendendone concreti i concetti. Programmare può diventare uno strumento per apprendere, ad esempio come mezzo per esplorare altri domini di conoscenza o come linguaggio espressivo (attraverso la creazione di storie multimediali e/o videogiochi). Tuttavia, c'è un consenso generale sul fatto che il pensiero computazionale sia qualcosa di più ampio della programmazione e che quest’ultima non sia semplicemente sinonimo di coding (Bocconi et al., 2016). Il pensiero computazionale è un concetto introdotto da Janette Wing nel 2006. Nonostante il successo della proposta persistono dei dubbi sulla sua definizione e sulla sua valenza metacognitiva come metodo generale di risoluzione dei problemi. Il dibattito internazionale offre prospettive e spunti di riflessione interessanti. A tal proposito, significativa è la prospettiva di Peter Denning, uno degli accademici che più ha contribuito alla discussione critica sul pensiero computazionale sia da un punto di vista epistemologico che didattico. Second Denning, il pensiero computazionale dovrebbe essere fondato su modelli e algoritmi computazionali con passaggi ben definiti. (Tedre e Denning, 2016). Un recente contributo di Curzon, Bell, Waite e Dorling (2019) fornisce un quadro esaustivo del dibattito sul pensiero computazionale, sulla sua definizione, introduzione nei curricula e valutazione. Anche in Italia il dibattito sul pensiero computazionale sta spingendo il governo e il parlamento a legiferare per una sua introduzione nella scuola dell’obbligo. La legge 1071 (2015) include il pensiero computazionale tra gli obiettivi educativi della scuola. Il Piano Nazionale Scuola Digitale2 promuove una sperimentazione del coding nella scuola primaria e auspica una ridefinizione della competenza digitale e una revisione delle Indicazioni Nazionali per il curriculo. Un’introduzione generalizzata del pensiero computazionale e del coding nella scuola dell’obbligo pone quesiti sia sul come realizzare questo inserimento sia sul supporto e aggiornamento professionale degli insegnanti su larga scala. In questo contesto, l’Istituto per le Tecnologie Didattiche sta conducendo il progetto Programmare per Apprendere, finalizzato a definire e sperimentare percorsi verticali di introduzione del pensiero computazionale e della programmazione nella scuola primaria (Chioccariello e Freina, 2019). All’interno di questo progetto abbiamo anche considerato un percorso di continuità tra l’ultimo anno della scuola dell’infanzia e il primo anno della scuola primaria. In questo articolo verrà descritto il lavoro fatto con i bambini di 5 anni che frequentano la scuola dell’infanzia. L’articolo propone un quadro teorico di riferimento di come si possa “programmare” nella scuola dell’infanzia, per poi passare alla descrizione dell’esperienza e alla metodologia applicata. In conclusione, verrà proposta una descrizione dei risultati ottenuti e una riflessione sull’esperienza.

Martina Benvenuti, Augusto Chioccariello (2021). Programmare per apprendere nella Scuola dell’infanzia: giocare con Cubetto a 5 anni. Milano : Franco Angeli.

Programmare per apprendere nella Scuola dell’infanzia: giocare con Cubetto a 5 anni

Martina Benvenuti
Primo
Conceptualization
;
2021

Abstract

Negli ultimi anni, il pensiero computazionale è stato proposto come competenza chiave per tutti i cittadini dell'era digitale. Imparare il pensiero computazionale significa imparare a pensare come un informatico - sviluppando un insieme specifico di abilità di risoluzione di problemi che possono essere applicate in qualsiasi settore per creare soluzioni eseguite da un 'computer' (macchina o umano) (Grover e Pea, 2018 - p. 35). Il pensiero computazionale include concetti come logica, algoritmi, astrazione, generalizzazione, valutazione e automazione. Comprende anche pratiche come la creazione di artefatti computazionali e debugging. All’interno di questo contesto, si inserisce il concetto di programmazione/coding, che fornisce un laboratorio per l'insegnamento e l'apprendimento del pensiero computazionale rendendone concreti i concetti. Programmare può diventare uno strumento per apprendere, ad esempio come mezzo per esplorare altri domini di conoscenza o come linguaggio espressivo (attraverso la creazione di storie multimediali e/o videogiochi). Tuttavia, c'è un consenso generale sul fatto che il pensiero computazionale sia qualcosa di più ampio della programmazione e che quest’ultima non sia semplicemente sinonimo di coding (Bocconi et al., 2016). Il pensiero computazionale è un concetto introdotto da Janette Wing nel 2006. Nonostante il successo della proposta persistono dei dubbi sulla sua definizione e sulla sua valenza metacognitiva come metodo generale di risoluzione dei problemi. Il dibattito internazionale offre prospettive e spunti di riflessione interessanti. A tal proposito, significativa è la prospettiva di Peter Denning, uno degli accademici che più ha contribuito alla discussione critica sul pensiero computazionale sia da un punto di vista epistemologico che didattico. Second Denning, il pensiero computazionale dovrebbe essere fondato su modelli e algoritmi computazionali con passaggi ben definiti. (Tedre e Denning, 2016). Un recente contributo di Curzon, Bell, Waite e Dorling (2019) fornisce un quadro esaustivo del dibattito sul pensiero computazionale, sulla sua definizione, introduzione nei curricula e valutazione. Anche in Italia il dibattito sul pensiero computazionale sta spingendo il governo e il parlamento a legiferare per una sua introduzione nella scuola dell’obbligo. La legge 1071 (2015) include il pensiero computazionale tra gli obiettivi educativi della scuola. Il Piano Nazionale Scuola Digitale2 promuove una sperimentazione del coding nella scuola primaria e auspica una ridefinizione della competenza digitale e una revisione delle Indicazioni Nazionali per il curriculo. Un’introduzione generalizzata del pensiero computazionale e del coding nella scuola dell’obbligo pone quesiti sia sul come realizzare questo inserimento sia sul supporto e aggiornamento professionale degli insegnanti su larga scala. In questo contesto, l’Istituto per le Tecnologie Didattiche sta conducendo il progetto Programmare per Apprendere, finalizzato a definire e sperimentare percorsi verticali di introduzione del pensiero computazionale e della programmazione nella scuola primaria (Chioccariello e Freina, 2019). All’interno di questo progetto abbiamo anche considerato un percorso di continuità tra l’ultimo anno della scuola dell’infanzia e il primo anno della scuola primaria. In questo articolo verrà descritto il lavoro fatto con i bambini di 5 anni che frequentano la scuola dell’infanzia. L’articolo propone un quadro teorico di riferimento di come si possa “programmare” nella scuola dell’infanzia, per poi passare alla descrizione dell’esperienza e alla metodologia applicata. In conclusione, verrà proposta una descrizione dei risultati ottenuti e una riflessione sull’esperienza.
2021
Interazione bambini-robot : Riflessioni teoriche, risultati sperimentali, esperienze
282
293
Martina Benvenuti, Augusto Chioccariello (2021). Programmare per apprendere nella Scuola dell’infanzia: giocare con Cubetto a 5 anni. Milano : Franco Angeli.
Martina Benvenuti; Augusto Chioccariello
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