La santificazione è chiaramente opera di Dio e non dell’uomo. Quindi il culto – l’unico culto di cui Paolo pensa si possa parlare – è quello che avviene dentro il corpo di ciascuno, grazie all’intervento soprannaturale di una forza soprannaturale, che imprime una specie di immagine di Dio, la quale può trasformare l’uomo e renderlo in grado di giudicare da solo, proprio perché giudica in base allo stesso intelletto di Cristo. Comunque, si tratta di un processo lento, di una metamorfosi che si può manifestare progressivamente. Ecco spiegato perché le ekklêsìai non erano luoghi in cui ci fosse una presenza divina particolare esterna, con degli armadi o con dei tabernacoli. La religiosità di Paolo non è una religiosità del santuario, non è un culto con il tempio. Non è una religiosità del “There”, di un “là” lontano dal singolo. Quello che Paolo propone è un culto senza santuario, perché il culto razionale può avvenire solo all’interno dell’uomo, e provoca una trasformazione del corpo, una trasformazione radicale perché incide dentro l’uomo e nella sua fisicità e non riguarda qualcosa di lontano, di separato, in un tempio o in un’abitazione. Siamo chiaramente all’interno di quella che è una religione dell’anywhere, dell’ovunque, come ci ha insegnato Jonathan Smith.

Un culto senza luogo: il pensiero di Paolo. «Santo è il tempio di Dio, che siete voi» (1 Cor 3,17) / M. Pesce. - STAMPA. - (2009), pp. 105-135.

Un culto senza luogo: il pensiero di Paolo. «Santo è il tempio di Dio, che siete voi» (1 Cor 3,17)

PESCE, MAURO
2009

Abstract

La santificazione è chiaramente opera di Dio e non dell’uomo. Quindi il culto – l’unico culto di cui Paolo pensa si possa parlare – è quello che avviene dentro il corpo di ciascuno, grazie all’intervento soprannaturale di una forza soprannaturale, che imprime una specie di immagine di Dio, la quale può trasformare l’uomo e renderlo in grado di giudicare da solo, proprio perché giudica in base allo stesso intelletto di Cristo. Comunque, si tratta di un processo lento, di una metamorfosi che si può manifestare progressivamente. Ecco spiegato perché le ekklêsìai non erano luoghi in cui ci fosse una presenza divina particolare esterna, con degli armadi o con dei tabernacoli. La religiosità di Paolo non è una religiosità del santuario, non è un culto con il tempio. Non è una religiosità del “There”, di un “là” lontano dal singolo. Quello che Paolo propone è un culto senza santuario, perché il culto razionale può avvenire solo all’interno dell’uomo, e provoca una trasformazione del corpo, una trasformazione radicale perché incide dentro l’uomo e nella sua fisicità e non riguarda qualcosa di lontano, di separato, in un tempio o in un’abitazione. Siamo chiaramente all’interno di quella che è una religione dell’anywhere, dell’ovunque, come ci ha insegnato Jonathan Smith.
2009
Il luogo sacro
105
135
Un culto senza luogo: il pensiero di Paolo. «Santo è il tempio di Dio, che siete voi» (1 Cor 3,17) / M. Pesce. - STAMPA. - (2009), pp. 105-135.
M. Pesce
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