Obiettivo di questa proposta è quello di esplorare le relazioni esistenti tra le serie TV e il mondo della moda, utilizzando una prospettiva mediale e uno sguardo sociologico. La moda intrattiene, infatti, da tempo uno stretto rapporto con i mass media, ma il suo ruolo sembra essere cambiato di recente negli audiovisivi e in particolare nei prodotti di fiction. Considerando i “Quality Drama” come campo di indagine, notiamo che il guardaroba dei personaggi riveste oggi una grande importanza nella costruzione narrativa: gli abiti, gli accessori, le calzature non partecipano solo alla definizione identitaria dei protagonisti, ma si configurano come veri e propri progetti di stile, capaci di influenzare le audience verso nuove forme e nuovi trend (si pensi ad esempio Gossip Girl,CW 2007-2012). In alcuni casi le serie tv sembrano addirittura configurarsi come una forma di catalogo di moda narrativizzato, all’interno del quale il pubblico trova una sorta di campionario, insieme alle “indicazioni da seguire” per indossare gli outfit giusti nelle diverse occasioni, seguendo linee che vanno dalla più originale contemporaneità fino al vintage prezioso (come in House of Cards, Sky Atlantic 2013-2018, o in Mad Men, FX 2007-2015). Non solo: in molti casi, accanto alla storia principale, l’abbigliamento produce una propria sottotraccia attraverso la quale viene mostrato il mutamento di status di un singolo personaggio, la sua appartenenza a determinate caste sociali (come in Élite, Netflix 2018-; o in Baby Netflix 2018-), la sua ricerca di adesione a specifici gruppi, o a subculture giovanili (ad esempio in Riverdale, The CW 2017-). Il senso e il valore dell’abbigliamento non si esauriscono dunque nella dimensione estetica del prodotto audiovisivo, ma riguardano l’ordine sociale, l’appartenenza di status, la diffusione delle tendenze, l’adesione (o meno) a canoni riconosciuti. Tutto ciò è talmente evidente e importante nella complex tv (Mittell, 2015) da aver prodotto una serie di effetti sia nel discorso della moda, sia nell’ambito mediale. Le griffe e i brand, così come le riviste di settore fanno spesso riferimento alle serie tv (si pensi alle innumerevoli copertine e articoli di Vogue dedicate agli abiti in scena). Nella produzione mediale è ormai chiaro che l’uso adeguato dei guardaroba – anche nei period drama – rafforza l’impianto narrativo generale e attiva effetti di engagement nelle audience. Uno degli esempi più famosi al riguardo è stato Sex and the City (HBO 1998 - 2004) dove la moda si è conquistata addirittura lo statuto di “quinto personaggio” della serie (Bruzzi e Church Gibson, 2004). La moda partecipa dunque alla rappresentazione (finzionale) delle dinamiche sociali: le serie tv ci mostrano quanto l’abito faccia il monaco e quanto mostri la differenza di classe (Simmel, 1895) fino a farci riflettere sulla sua importanza nei processi di cambiamento, funzionando da chiave di interpretazione del sociale (Blumer, 1969; Edwards, 2011). Per analizzare questi passaggi, si prenderà in esame un esempio specifico, Sex Education (Netflix, 2019 -), attraverso il quale porre in evidenza l’importanza della teoria sociologica nel riconoscere l’abbigliamento come chiave di differenziazione e valorizzazione sociale, strumento di riconoscimento reciproco, capace di attivare dinamiche culturali e di gusto (Bourdieu, 1979). Blumer, H. (1969), Fashion: from class differentation to collective selection, in «The Sociological Quarterly», vol. 10, n. 3, pp. 275 – 291. Bourdieu, P. (1979), La Distinzione, Il Mulino, Bologna (1983). Church Gibson, P. (2012), Fashion and Celebrity Culture, Berg, London-New York. Crane, D. (2000), Fashion and its Social Agenda. Class, gender, and identity in clothing, University of Chicago Press, Chicago. de Certeau, M. (1990), L’invention du quotidien. I Arts de faire, Éditions Gallimard, Paris; trad. it. (2001) L’invenzione del quotidiano, Roma, Edizioni Lavoro. Mascio, A. (edited by) (2012), Fashion Games, FrancoAngeli, Milano. Mascio, A. Tsuchiya, J. (edited by) (2015), “Fashion Convergence”, ZoneModa Journal 5, Bologna, Pendragon. Mittell, J. (2015), Complex Tv. The Poetics od Contemporary Television Storytelling, New York University Press, New York. Morin, E. (1972), Les Stars, Éditions du Seuil, Paris; trad. it. (1995) Le star, edizioni Olivares, Milano. Edwards, T. (2011), Fashion in focus. Concepts, Practices and Politics, London, Routledge. Hardy J. (2011), Mapping commercial intertextuality: HBO’s True Blood, in «Convergence», 17, pp. 7 – 17. Jenkins, H. (2006b), Convergence Culture: where old and new media collide, New York University Press, New Yok. Kawamura, Y. (2005), Fashion-ology. An introduction to fashion studies, Berg, Oxford – New York. Simmel, G. (1895), Zur Psychologie der Mode. Soziologische Studie, in «Die Zeit, Wiener Wochensrift für Politik, Volkswirtschaft, Wissenschaft und Kunst; trad. it. (1998) La moda, Mondadori, Milano. Warner, H. (2014), Fashion on Television. Identity and Celebrity Culture, London - New Delhi - New York - Sydney, Bloomsbury. Wilson, E. (1985), Adorned in Dreams. Fashion and Modernity, Virago Press, London.

Mascio Antonella (2021). Serie Tv e moda. L’esempio di Sex Education. MIlano : FrancoAngeli.

Serie Tv e moda. L’esempio di Sex Education

Mascio Antonella
2021

Abstract

Obiettivo di questa proposta è quello di esplorare le relazioni esistenti tra le serie TV e il mondo della moda, utilizzando una prospettiva mediale e uno sguardo sociologico. La moda intrattiene, infatti, da tempo uno stretto rapporto con i mass media, ma il suo ruolo sembra essere cambiato di recente negli audiovisivi e in particolare nei prodotti di fiction. Considerando i “Quality Drama” come campo di indagine, notiamo che il guardaroba dei personaggi riveste oggi una grande importanza nella costruzione narrativa: gli abiti, gli accessori, le calzature non partecipano solo alla definizione identitaria dei protagonisti, ma si configurano come veri e propri progetti di stile, capaci di influenzare le audience verso nuove forme e nuovi trend (si pensi ad esempio Gossip Girl,CW 2007-2012). In alcuni casi le serie tv sembrano addirittura configurarsi come una forma di catalogo di moda narrativizzato, all’interno del quale il pubblico trova una sorta di campionario, insieme alle “indicazioni da seguire” per indossare gli outfit giusti nelle diverse occasioni, seguendo linee che vanno dalla più originale contemporaneità fino al vintage prezioso (come in House of Cards, Sky Atlantic 2013-2018, o in Mad Men, FX 2007-2015). Non solo: in molti casi, accanto alla storia principale, l’abbigliamento produce una propria sottotraccia attraverso la quale viene mostrato il mutamento di status di un singolo personaggio, la sua appartenenza a determinate caste sociali (come in Élite, Netflix 2018-; o in Baby Netflix 2018-), la sua ricerca di adesione a specifici gruppi, o a subculture giovanili (ad esempio in Riverdale, The CW 2017-). Il senso e il valore dell’abbigliamento non si esauriscono dunque nella dimensione estetica del prodotto audiovisivo, ma riguardano l’ordine sociale, l’appartenenza di status, la diffusione delle tendenze, l’adesione (o meno) a canoni riconosciuti. Tutto ciò è talmente evidente e importante nella complex tv (Mittell, 2015) da aver prodotto una serie di effetti sia nel discorso della moda, sia nell’ambito mediale. Le griffe e i brand, così come le riviste di settore fanno spesso riferimento alle serie tv (si pensi alle innumerevoli copertine e articoli di Vogue dedicate agli abiti in scena). Nella produzione mediale è ormai chiaro che l’uso adeguato dei guardaroba – anche nei period drama – rafforza l’impianto narrativo generale e attiva effetti di engagement nelle audience. Uno degli esempi più famosi al riguardo è stato Sex and the City (HBO 1998 - 2004) dove la moda si è conquistata addirittura lo statuto di “quinto personaggio” della serie (Bruzzi e Church Gibson, 2004). La moda partecipa dunque alla rappresentazione (finzionale) delle dinamiche sociali: le serie tv ci mostrano quanto l’abito faccia il monaco e quanto mostri la differenza di classe (Simmel, 1895) fino a farci riflettere sulla sua importanza nei processi di cambiamento, funzionando da chiave di interpretazione del sociale (Blumer, 1969; Edwards, 2011). Per analizzare questi passaggi, si prenderà in esame un esempio specifico, Sex Education (Netflix, 2019 -), attraverso il quale porre in evidenza l’importanza della teoria sociologica nel riconoscere l’abbigliamento come chiave di differenziazione e valorizzazione sociale, strumento di riconoscimento reciproco, capace di attivare dinamiche culturali e di gusto (Bourdieu, 1979). Blumer, H. (1969), Fashion: from class differentation to collective selection, in «The Sociological Quarterly», vol. 10, n. 3, pp. 275 – 291. Bourdieu, P. (1979), La Distinzione, Il Mulino, Bologna (1983). Church Gibson, P. (2012), Fashion and Celebrity Culture, Berg, London-New York. Crane, D. (2000), Fashion and its Social Agenda. Class, gender, and identity in clothing, University of Chicago Press, Chicago. de Certeau, M. (1990), L’invention du quotidien. I Arts de faire, Éditions Gallimard, Paris; trad. it. (2001) L’invenzione del quotidiano, Roma, Edizioni Lavoro. Mascio, A. (edited by) (2012), Fashion Games, FrancoAngeli, Milano. Mascio, A. Tsuchiya, J. (edited by) (2015), “Fashion Convergence”, ZoneModa Journal 5, Bologna, Pendragon. Mittell, J. (2015), Complex Tv. The Poetics od Contemporary Television Storytelling, New York University Press, New York. Morin, E. (1972), Les Stars, Éditions du Seuil, Paris; trad. it. (1995) Le star, edizioni Olivares, Milano. Edwards, T. (2011), Fashion in focus. Concepts, Practices and Politics, London, Routledge. Hardy J. (2011), Mapping commercial intertextuality: HBO’s True Blood, in «Convergence», 17, pp. 7 – 17. Jenkins, H. (2006b), Convergence Culture: where old and new media collide, New York University Press, New Yok. Kawamura, Y. (2005), Fashion-ology. An introduction to fashion studies, Berg, Oxford – New York. Simmel, G. (1895), Zur Psychologie der Mode. Soziologische Studie, in «Die Zeit, Wiener Wochensrift für Politik, Volkswirtschaft, Wissenschaft und Kunst; trad. it. (1998) La moda, Mondadori, Milano. Warner, H. (2014), Fashion on Television. Identity and Celebrity Culture, London - New Delhi - New York - Sydney, Bloomsbury. Wilson, E. (1985), Adorned in Dreams. Fashion and Modernity, Virago Press, London.
2021
Teoria sociologica e industria culturale. Comics, serie tv, letteratura e cinema
104
117
Mascio Antonella (2021). Serie Tv e moda. L’esempio di Sex Education. MIlano : FrancoAngeli.
Mascio Antonella
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