Il volume è una riduzione scenica della pièce Le peripezie della testa del Mamluk Giabir del drammaturgo Saʻd Allah Wannus. L’opera si distingue per la sua complessità e la sua lunghezza. In essa sono presenti contemporaneamente quattro piani scenici o narrativi: lo Hakawati, ossia il cantastorie della tradizione, l’azione scenica che si inframmezza alla narrazione dello Hakawati, il pubblico del caffè presso il quale avviene la narrazione, e che commenta l’azione anche mentre si svolge, e il pubblico in sala, che fa parte di quel teatro totale auspicato dall’autore, in cui sia superata la divisione fra palco e platea in una condivisione e una percezione comune degli eventi in corso. La storia principale è quella narrata dal cantastorie, che ha il suo doppio in quella che i clienti del caffè insistono nel chiedere, ossia la storia delle gesta di un altro Mamluk, Baibars, il quale sconfisse i mongoli e divenne sultano. La storia narrata è dunque il contraltare negativo di quella negata, che invece ha un lieto fine, e il dialogo iniziale tra lo Hakawati e i clienti inserisce un quinto piano narrativo, ossia il commento dell’autore sulla storia e sulla storiografia. Nella storia principale, ispirata a un episodio realmente accaduto sotto il califfato abbaside di al-Musta‘ṣim bi-llah (m. 1258) in conflitto con il suo visir al-‘Alqamī, il cantastorie narra l’avventura del mamelucco Giabir, il quale, ansioso di riscatto sociale e dotato di formidabile sagacia, si dimostra indifferente al corso degli eventi che lo circondano. Egli manifesta tratti di spiccato opportunismo e individualismo, che gli permettono di entrare in diretto contatto con le alte cariche della società, cosa normalmente preclusa dal suo status di servitore, ed entrare a far parte di un gioco spietato che lo stritolerà. Attraverso la metafora teatrale il concetto diventa però concreto: Giabir non solo offre la sua intelligenza e la sua persona al servizio di chi potrebbe favorirlo, indifferente ad ogni implicazione etica, politica o sociale, egli offre proprio la sua testa. La compresenza contemporanea dell’antico e del moderno dona all’opera grande fascino e facile fruibilità, incarnando perfettamente al proprio interno la poetica teatrale dell’autore, che nella sua vita artistica ha sempre ricercato un teatro modernissimo e intelligente, profondamente sociale e di grande impatto politico, che sapesse ritrovare se stesso nella storia e nella tradizione araba senza soluzione di continuità.

Al-TEATRO. Drammaturgie didattiche per l’apprendimento dell’arabo letterario: Le peripezie di Giabir, vol. 7

Ahmad Addous;Sara Nanni
2020

Abstract

Il volume è una riduzione scenica della pièce Le peripezie della testa del Mamluk Giabir del drammaturgo Saʻd Allah Wannus. L’opera si distingue per la sua complessità e la sua lunghezza. In essa sono presenti contemporaneamente quattro piani scenici o narrativi: lo Hakawati, ossia il cantastorie della tradizione, l’azione scenica che si inframmezza alla narrazione dello Hakawati, il pubblico del caffè presso il quale avviene la narrazione, e che commenta l’azione anche mentre si svolge, e il pubblico in sala, che fa parte di quel teatro totale auspicato dall’autore, in cui sia superata la divisione fra palco e platea in una condivisione e una percezione comune degli eventi in corso. La storia principale è quella narrata dal cantastorie, che ha il suo doppio in quella che i clienti del caffè insistono nel chiedere, ossia la storia delle gesta di un altro Mamluk, Baibars, il quale sconfisse i mongoli e divenne sultano. La storia narrata è dunque il contraltare negativo di quella negata, che invece ha un lieto fine, e il dialogo iniziale tra lo Hakawati e i clienti inserisce un quinto piano narrativo, ossia il commento dell’autore sulla storia e sulla storiografia. Nella storia principale, ispirata a un episodio realmente accaduto sotto il califfato abbaside di al-Musta‘ṣim bi-llah (m. 1258) in conflitto con il suo visir al-‘Alqamī, il cantastorie narra l’avventura del mamelucco Giabir, il quale, ansioso di riscatto sociale e dotato di formidabile sagacia, si dimostra indifferente al corso degli eventi che lo circondano. Egli manifesta tratti di spiccato opportunismo e individualismo, che gli permettono di entrare in diretto contatto con le alte cariche della società, cosa normalmente preclusa dal suo status di servitore, ed entrare a far parte di un gioco spietato che lo stritolerà. Attraverso la metafora teatrale il concetto diventa però concreto: Giabir non solo offre la sua intelligenza e la sua persona al servizio di chi potrebbe favorirlo, indifferente ad ogni implicazione etica, politica o sociale, egli offre proprio la sua testa. La compresenza contemporanea dell’antico e del moderno dona all’opera grande fascino e facile fruibilità, incarnando perfettamente al proprio interno la poetica teatrale dell’autore, che nella sua vita artistica ha sempre ricercato un teatro modernissimo e intelligente, profondamente sociale e di grande impatto politico, che sapesse ritrovare se stesso nella storia e nella tradizione araba senza soluzione di continuità.
2020
118
9788869721656
Ahmad Addous; Sara Nanni
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