La pervasività delle misure preventive patrimoniali antimafia impone di guardare alle stesse con uno sguardo critico ma che, al contempo, ne salvaguardi la ratio ispiratrice. La ricerca di un equilibrio, tra l’interesse pubblicistico alla repressione del fenomeno mafioso e l’esigenza di tutela delle situazioni giuridiche soggettive dell’estraneo al reato, viene condotta in una duplice prospettiva: se, per un verso, si è inteso ordinare e qualificare (all’interno di definite categorie giuridiche di matrice prettamente civilistica) le realtà giuridico-patrimoniali (contaminate dal delitto), per altro verso, è apparso fondamentale tratteggiare i limiti applicativi delle misure patrimoniali e risolvere i conflitti tra lo Stato e i terzi, in un’ottica di salvaguardia delle fondamentali prerogative di diritto privato di cui questi ultimi sono titolari. Lungo tale itinerario, si procede ad una ricognizione dell’impianto normativo vòlta ad approfondire i fondamentali concetti di “disponibilità” e di “titolarità”, nonché la natura dell’acquisto, da parte dello Stato, dei beni confiscati e il significato da attribuire alla buona fede nello specifico settore di riferimento, al fine di vagliare profili critici e soluzioni. Si enucleano, successivamente, alcune proposte (tanto de iure condito quanto de iure condendo) idonee a rendere la disciplina del Codice Antimafia, in fatto di “tutela dei terzi”, compatibile con i fondamentali interessi che emergono nel contesto del sistema civilistico, nonché con i principi costituzionali e con le fonti sovranazionali.
Elena Guardigli (2020). Diritti patrimoniali, tutela dei terzi di buona fede e misure preventive antimafia. Pisa : Pacini Giuridica.
Diritti patrimoniali, tutela dei terzi di buona fede e misure preventive antimafia
Elena Guardigli
2020
Abstract
La pervasività delle misure preventive patrimoniali antimafia impone di guardare alle stesse con uno sguardo critico ma che, al contempo, ne salvaguardi la ratio ispiratrice. La ricerca di un equilibrio, tra l’interesse pubblicistico alla repressione del fenomeno mafioso e l’esigenza di tutela delle situazioni giuridiche soggettive dell’estraneo al reato, viene condotta in una duplice prospettiva: se, per un verso, si è inteso ordinare e qualificare (all’interno di definite categorie giuridiche di matrice prettamente civilistica) le realtà giuridico-patrimoniali (contaminate dal delitto), per altro verso, è apparso fondamentale tratteggiare i limiti applicativi delle misure patrimoniali e risolvere i conflitti tra lo Stato e i terzi, in un’ottica di salvaguardia delle fondamentali prerogative di diritto privato di cui questi ultimi sono titolari. Lungo tale itinerario, si procede ad una ricognizione dell’impianto normativo vòlta ad approfondire i fondamentali concetti di “disponibilità” e di “titolarità”, nonché la natura dell’acquisto, da parte dello Stato, dei beni confiscati e il significato da attribuire alla buona fede nello specifico settore di riferimento, al fine di vagliare profili critici e soluzioni. Si enucleano, successivamente, alcune proposte (tanto de iure condito quanto de iure condendo) idonee a rendere la disciplina del Codice Antimafia, in fatto di “tutela dei terzi”, compatibile con i fondamentali interessi che emergono nel contesto del sistema civilistico, nonché con i principi costituzionali e con le fonti sovranazionali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.