In contrapposizione alla esaltazione degli specialismi si mette in rilievo la figura dell’architetto umanista, ossia di colui che sovrintende al processo di conoscenza e di trasformazione potenziale che il progetto di architettura rappresenta. L’architetto umanista si distingue dagli approcci parziali e specialistici nella trasformazione del territorio ma coordina conoscenze specifiche e se ne serve nell’ambito di un processo complesso. Si riconosce all’architettura una vocazione sociale e se ne evidenzia il ruolo e la responsabilità nei confronti dell’intera comunità che la esprime. L’architetto riflette sui fenomeni che interessano il suo territorio, ne studia i caratteri e oppone la conoscenza che ne deriva come rimedio alla arida quantificazione economicistica della sua trasformazione. Il suo compito primario resta quello di plasmare lo spazio abitato, a tutte le scale, dargli forma; prerogativa esclusiva che lo distingue dalle altre figure professionali che affollano i processi di costruzione. Prendersi cura di un pezzo del territorio, conoscerlo, curarlo, manutenerlo. Questo può salvarci dalla sua dissipazione. Il progetto è parte della cura. Le identità dei luoghi possiedono sfaccettature e vivono continue mutazioni, si sovrappongono e si soppiantano; seguono gli eventi e ne ricavano arricchimenti e capacità di adattamento. Si tratta di un’idea evolutiva del concetto di identità dei luoghi, lontana dalla fissità condita di integrità e purezza (peraltro false e indimostrabili). Affermare che le identità dei territori sono plurime e che nella storia si sono adattate alle circostanze in continua evoluzione, non equivale a rinnegare il concetto stesso di identità ma a renderlo prolifico, sottrarlo alla sterilizzazione della replica costante.

Antonio Esposito (2020). Prefazione. Germignaga : Magazzeno storico Verbanese.

Prefazione

Antonio Esposito
2020

Abstract

In contrapposizione alla esaltazione degli specialismi si mette in rilievo la figura dell’architetto umanista, ossia di colui che sovrintende al processo di conoscenza e di trasformazione potenziale che il progetto di architettura rappresenta. L’architetto umanista si distingue dagli approcci parziali e specialistici nella trasformazione del territorio ma coordina conoscenze specifiche e se ne serve nell’ambito di un processo complesso. Si riconosce all’architettura una vocazione sociale e se ne evidenzia il ruolo e la responsabilità nei confronti dell’intera comunità che la esprime. L’architetto riflette sui fenomeni che interessano il suo territorio, ne studia i caratteri e oppone la conoscenza che ne deriva come rimedio alla arida quantificazione economicistica della sua trasformazione. Il suo compito primario resta quello di plasmare lo spazio abitato, a tutte le scale, dargli forma; prerogativa esclusiva che lo distingue dalle altre figure professionali che affollano i processi di costruzione. Prendersi cura di un pezzo del territorio, conoscerlo, curarlo, manutenerlo. Questo può salvarci dalla sua dissipazione. Il progetto è parte della cura. Le identità dei luoghi possiedono sfaccettature e vivono continue mutazioni, si sovrappongono e si soppiantano; seguono gli eventi e ne ricavano arricchimenti e capacità di adattamento. Si tratta di un’idea evolutiva del concetto di identità dei luoghi, lontana dalla fissità condita di integrità e purezza (peraltro false e indimostrabili). Affermare che le identità dei territori sono plurime e che nella storia si sono adattate alle circostanze in continua evoluzione, non equivale a rinnegare il concetto stesso di identità ma a renderlo prolifico, sottrarlo alla sterilizzazione della replica costante.
2020
L'ex oratorio dei santi Biagio, Francesco e Carlo 1620-2020. Un caso di archeologia urbana tra continuità e trasformazione.
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Antonio Esposito (2020). Prefazione. Germignaga : Magazzeno storico Verbanese.
Antonio Esposito
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