Il volume raccoglie i principali risultati ottenuti dalle 5 unità di ricerca che hanno insieme realizzato l'analisi del discorso pubblico sul femminicidio in tre diverse arene dello spazio pubblico contemporaneo: cronaca giornalistica, sentenze giudiziarie, comunicazione delle politiche di contrasto. L'obiettivo del lavoro è ispirato da un approccio fenomenologico: ricostruire le cornici entro cui oggi in diversi spazi del discorso pubblico si svolge una battaglia simbolica che coinvolge «oggetti culturali» diversi a proposito di quanto tende ad imporsi con il termine femminicidio. L’analisi empirica ha cercato di rilevare grammatiche, rielaborazioni e processi di riconfigurazione di una categoria di oggetti culturali destinati ad avere ricadute pubbliche più evidenti, prestando attenzione anche alle pratiche professionali deputate a governarli. Una prima parte del lavoro di rilevazione considera le informazioni di cronaca circa le donne uccise per omicidio classificato volontario nel periodo 2015-2017, così come ne è riportata notizia nei media giornalistici online. Abbiamo in tal modo ricostruito la narrazione giornalistica su 408 donne a tutt’oggi considerate vittima di omicidio volontario, uccise fra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017. Oltre al database generale, sono state considerate le strategie retoriche e le routines professionali nella cronaca del femminicidio, con particolare riferimento, da una parte, alla narrazione dell’omicidio «intimo» operato dal partner in 4 testate nazionali, dall’altro, alla cronaca locale così come è stata rilevata nelle regioni Puglia e Veneto, dove la rilevazione ha riguardato diversi media, inclusi i commenti dei lettori nei profili sociali delle testate giornalistiche. Al lavoro di ricostruzione del discorso giornalistico si è accompagnata l’analisi di 370 sentenze emesse nel periodo 2010-2016 e raccolte dal Ministero della Giustizia, relative a 400 vittime femminili di omicidi commessi fra il 1975 e il 2015 (9 i casi del 2015, appartenenti anche al primo database). Sono state anche qui individuate categorie codificabili per l’intero corpus di sentenze in maniera analoga al primo database relativo alla cronaca, ed è stata realizzata l'analisi tematica di una selezione di sentenze riferite a moventi rilevati come attinenti alla «sfera sentimentale». Il terzo tipo di spazio pubblico esplorato riguarda i discorsi che hanno caratterizzato le policies con cui è trattato il fenomeno: dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e la violenza di genere istituita per la prima volta nel gennaio 2017, alle notizie di cronaca bianca su eventi, dati, manifestazioni. Nell’analisi discorsiva delle politiche si è inserita inoltre una narrazione eterogenea perché in qualche modo specializzata nel gioco manipolatorio delle stereotipie, direttamente collegata a tale arena pubblica: la pubblicità sociale. Si è cercato qui di individuarne tipologie utili a comprendere quali aspetti e quali attori indicassero le gerarchie di rilevanza o risonanza della violenza di genere come oggetto meritevole di intervento sociale. In tutti e tre gli ambiti, oltre ai documenti testuali, sono state realizzate, nel complesso, oltre 100 interviste aperte a testimoni privilegiati costituiti dalle diverse professionalità in essi presenti: giornalisti della carta stampata e della televisione, magistrati, procuratori, avvocati, politici, assistenti sociali, periti forensi, operatori dei centri antiviolenza.

L'amore non uccide. Femminicidio e discorso pubblico:. cronaca, tribunali, politiche

Lalli Pina
Conceptualization
2020

Abstract

Il volume raccoglie i principali risultati ottenuti dalle 5 unità di ricerca che hanno insieme realizzato l'analisi del discorso pubblico sul femminicidio in tre diverse arene dello spazio pubblico contemporaneo: cronaca giornalistica, sentenze giudiziarie, comunicazione delle politiche di contrasto. L'obiettivo del lavoro è ispirato da un approccio fenomenologico: ricostruire le cornici entro cui oggi in diversi spazi del discorso pubblico si svolge una battaglia simbolica che coinvolge «oggetti culturali» diversi a proposito di quanto tende ad imporsi con il termine femminicidio. L’analisi empirica ha cercato di rilevare grammatiche, rielaborazioni e processi di riconfigurazione di una categoria di oggetti culturali destinati ad avere ricadute pubbliche più evidenti, prestando attenzione anche alle pratiche professionali deputate a governarli. Una prima parte del lavoro di rilevazione considera le informazioni di cronaca circa le donne uccise per omicidio classificato volontario nel periodo 2015-2017, così come ne è riportata notizia nei media giornalistici online. Abbiamo in tal modo ricostruito la narrazione giornalistica su 408 donne a tutt’oggi considerate vittima di omicidio volontario, uccise fra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017. Oltre al database generale, sono state considerate le strategie retoriche e le routines professionali nella cronaca del femminicidio, con particolare riferimento, da una parte, alla narrazione dell’omicidio «intimo» operato dal partner in 4 testate nazionali, dall’altro, alla cronaca locale così come è stata rilevata nelle regioni Puglia e Veneto, dove la rilevazione ha riguardato diversi media, inclusi i commenti dei lettori nei profili sociali delle testate giornalistiche. Al lavoro di ricostruzione del discorso giornalistico si è accompagnata l’analisi di 370 sentenze emesse nel periodo 2010-2016 e raccolte dal Ministero della Giustizia, relative a 400 vittime femminili di omicidi commessi fra il 1975 e il 2015 (9 i casi del 2015, appartenenti anche al primo database). Sono state anche qui individuate categorie codificabili per l’intero corpus di sentenze in maniera analoga al primo database relativo alla cronaca, ed è stata realizzata l'analisi tematica di una selezione di sentenze riferite a moventi rilevati come attinenti alla «sfera sentimentale». Il terzo tipo di spazio pubblico esplorato riguarda i discorsi che hanno caratterizzato le policies con cui è trattato il fenomeno: dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e la violenza di genere istituita per la prima volta nel gennaio 2017, alle notizie di cronaca bianca su eventi, dati, manifestazioni. Nell’analisi discorsiva delle politiche si è inserita inoltre una narrazione eterogenea perché in qualche modo specializzata nel gioco manipolatorio delle stereotipie, direttamente collegata a tale arena pubblica: la pubblicità sociale. Si è cercato qui di individuarne tipologie utili a comprendere quali aspetti e quali attori indicassero le gerarchie di rilevanza o risonanza della violenza di genere come oggetto meritevole di intervento sociale. In tutti e tre gli ambiti, oltre ai documenti testuali, sono state realizzate, nel complesso, oltre 100 interviste aperte a testimoni privilegiati costituiti dalle diverse professionalità in essi presenti: giornalisti della carta stampata e della televisione, magistrati, procuratori, avvocati, politici, assistenti sociali, periti forensi, operatori dei centri antiviolenza.
2020
328
978-88-15-29140-0
Lalli Pina
File in questo prodotto:
Eventuali allegati, non sono esposti

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/793390
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact