La pandemia ha determinato un accesso massiccio ai servizi digitali, con conseguente raccolta e trattamento di un quantitativo di dati personali senza precedenti. I governi e le aziende tecnologiche hanno iniziato a esplorare nuove partnership non solo per monitorare la diffusione del COVID-19, e indirizzare gli interventi preventivi, ma anche per imporsi sul mercato con i propri modelli di business incentrati sul digitale e l’esponenziale utilizzo di un sempre più elevato quantitativo di dati personali. Il prospettato conflitto tra i due diritti fondamentali alla salute (da una parte) e il diritto alla riservatezza e alla privacy (dall’altra) rappresenta una falsa scelta. Il rischio è che, a crisi conclusa, i modelli di business permeati dall’utilizzo di dati possano diventare modelli economici e dispositivi permanenti utilizzati per scopi invasivi, al di fuori del loro originale mandato legato a esigenze di salute pubblica, secondo lo schema c.d. di "trascinamento" che segue una crisi. Le infrastrutture informative in risposta alla pandemia possono offrire un'opportunità per iniziare a costruire relazioni sociali più eque e istituzioni più democratiche. Proprio come la pandemia ha messo in luce quanto siamo interconnessi in termini di salute, allo stesso tempo mostra anche quanto siamo interconnessi in termini di trattamento dei dati personali o esposizione alla sorveglianza. Quando si tratta di tutela della salute o tutela dei dati, ergo diritti fondamentali, gli individui che prendono decisioni o impongono nuovi modelli economici non possono produrre i migliori risultati collettivi se le azioni individuali, riconducibili al controllo dei dati, hanno conseguenze sociali più ampie. Ciò di cui ci sarebbe davvero bisogno è la determinazione o responsabilità collettiva sulle infrastrutture e le istituzioni che elaborano i dati e che determinano come verranno utilizzati. Ciò richiede di andare oltre la tutela dei dati personali o la privacy, comportando lo sviluppo di meccanismi democratici per modellare la struttura, le applicazioni e le agende delle architetture tecnologiche. La grande tecnologia potrebbe essere regolamentata come servizio di pubblica utilità.
Federico FERRETTI (2021). Covid-19: riflessioni sul conflitto tra il diritto alla salute e il diritto alla tutela dei dati personali o alla privacy. Inganno, utopia o opportunità?. Pisa : Pacini Giuridica.
Covid-19: riflessioni sul conflitto tra il diritto alla salute e il diritto alla tutela dei dati personali o alla privacy. Inganno, utopia o opportunità?
Federico FERRETTI
2021
Abstract
La pandemia ha determinato un accesso massiccio ai servizi digitali, con conseguente raccolta e trattamento di un quantitativo di dati personali senza precedenti. I governi e le aziende tecnologiche hanno iniziato a esplorare nuove partnership non solo per monitorare la diffusione del COVID-19, e indirizzare gli interventi preventivi, ma anche per imporsi sul mercato con i propri modelli di business incentrati sul digitale e l’esponenziale utilizzo di un sempre più elevato quantitativo di dati personali. Il prospettato conflitto tra i due diritti fondamentali alla salute (da una parte) e il diritto alla riservatezza e alla privacy (dall’altra) rappresenta una falsa scelta. Il rischio è che, a crisi conclusa, i modelli di business permeati dall’utilizzo di dati possano diventare modelli economici e dispositivi permanenti utilizzati per scopi invasivi, al di fuori del loro originale mandato legato a esigenze di salute pubblica, secondo lo schema c.d. di "trascinamento" che segue una crisi. Le infrastrutture informative in risposta alla pandemia possono offrire un'opportunità per iniziare a costruire relazioni sociali più eque e istituzioni più democratiche. Proprio come la pandemia ha messo in luce quanto siamo interconnessi in termini di salute, allo stesso tempo mostra anche quanto siamo interconnessi in termini di trattamento dei dati personali o esposizione alla sorveglianza. Quando si tratta di tutela della salute o tutela dei dati, ergo diritti fondamentali, gli individui che prendono decisioni o impongono nuovi modelli economici non possono produrre i migliori risultati collettivi se le azioni individuali, riconducibili al controllo dei dati, hanno conseguenze sociali più ampie. Ciò di cui ci sarebbe davvero bisogno è la determinazione o responsabilità collettiva sulle infrastrutture e le istituzioni che elaborano i dati e che determinano come verranno utilizzati. Ciò richiede di andare oltre la tutela dei dati personali o la privacy, comportando lo sviluppo di meccanismi democratici per modellare la struttura, le applicazioni e le agende delle architetture tecnologiche. La grande tecnologia potrebbe essere regolamentata come servizio di pubblica utilità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.