La nozione di agency viene generalmente associata alla categoria di “agente” e rinvia quindi all’idea di un soggetto (individuale o collettivo) che, in modo più o meno consapevole e intenzionale, esercita un potere producendo un effetto; oppure richiama alla mente l’idea di una sostanza inanimata la cui presenza innesca fenomeni fisici o chimici. In linguistica, il ruolo semantico di agente corrisponde a quello di “iniziatore di un evento che ha conseguenze per un oggetto o un paziente umano” (Duranti 1990, p. 651), riallacciandosi così alla definizione semantico-sintattica di transitività data da Hopper e Thompson (1980). Questo capitolo si sofferma su un aspetto poco studiato della nozione di agency. Mi riferisco alla dimensione di vulnerabilità che inerisce alla dialettica di riconoscimento intersoggettivo sottesa a ogni forma di comunicazione tra umani . Mi sembra infatti che la concettualizzazione dell’idea di agency come prerogativa di enti attivi dotati di forza e di efficacia, corra il rischio di occultare l’intrinseca vulnerabilità che deriva dal fatto che ogni azione crea effetti su un paziente e al tempo stesso conseguenze per l’attore stesso . Ogni atto d’espressione è sempre contrassegnato da un coefficiente di rischio dovuto all’imprevedibilità dei suoi effetti e all’inevitabilità della valutazione da parte di un’interlocutore o di un’audience più vasta (Bauman 1977; Duranti 2004; Keane 1997; Merleau-Ponty 1960) .

Agency e linguaggio. Etnoteorie della soggettività e della responsabilità nell'azione sociale

Donzelli, Aurora
Primo
2007

Abstract

La nozione di agency viene generalmente associata alla categoria di “agente” e rinvia quindi all’idea di un soggetto (individuale o collettivo) che, in modo più o meno consapevole e intenzionale, esercita un potere producendo un effetto; oppure richiama alla mente l’idea di una sostanza inanimata la cui presenza innesca fenomeni fisici o chimici. In linguistica, il ruolo semantico di agente corrisponde a quello di “iniziatore di un evento che ha conseguenze per un oggetto o un paziente umano” (Duranti 1990, p. 651), riallacciandosi così alla definizione semantico-sintattica di transitività data da Hopper e Thompson (1980). Questo capitolo si sofferma su un aspetto poco studiato della nozione di agency. Mi riferisco alla dimensione di vulnerabilità che inerisce alla dialettica di riconoscimento intersoggettivo sottesa a ogni forma di comunicazione tra umani . Mi sembra infatti che la concettualizzazione dell’idea di agency come prerogativa di enti attivi dotati di forza e di efficacia, corra il rischio di occultare l’intrinseca vulnerabilità che deriva dal fatto che ogni azione crea effetti su un paziente e al tempo stesso conseguenze per l’attore stesso . Ogni atto d’espressione è sempre contrassegnato da un coefficiente di rischio dovuto all’imprevedibilità dei suoi effetti e all’inevitabilità della valutazione da parte di un’interlocutore o di un’audience più vasta (Bauman 1977; Duranti 2004; Keane 1997; Merleau-Ponty 1960) .
2007
Agency e Linguaggio: Etnoteorie della Soggettività e della Responsabilità nell’Azione Sociale,
85
113
Donzelli, Aurora
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