In questo capitolo viene riportata un’azione di ricerca sul campo intrapresa nell’Appennino Reatino, azione che è stata denominata “Gambe e occhi”. Ne vengono quindi ricostruiti i riferimenti teorici e metodologici, lo svolgimento della rilevazione ed i principali risultati ottenuti, sia nella parte di osservazione diretta sia in quella delle interviste. L’esperienza di ricerca “Gambe e occhi”, si proponeva di osservare ed ascoltare il territorio ed i suoi abitanti per dare un piccolo contribuito nel costruire o ricostruire opportunità di incontro. Sicuramente questa ha confermato tanti problemi tipici delle aree interne appenniniche: lo spopolamento, la mancanza o la lontananza di alcuni servizi importanti, una viabilità precaria, un patrimonio edilizio e commerciale già deboli e poi duramente danneggiati dal sisma. Accanto a questi, ne sono emersi altri relativi al comportamento della popolazione, anche questi in parte “storici”: la fatica a fare rete sia tra le imprese sia tra i cittadini, una certa chiusura verso i forestieri e le innovazioni, un rapporto non sempre facile con le istituzioni locali. Se emerge tutto questo dalla rilevazione, verrebbe da essere pessimisti sul futuro dell’area e dire provocatoriamente: chi "salva" Borbona e dintorni? Potrà mai essere una comunità resiliente, capace di ammortizzare e di reagire agli shock esterni e interni? Verrebbe da pensare che i problemi pre-sisma e quelli post-sisma abbiano formato una combinazione che è più forte della resilienza di questo territorio. Si tratta però di una conclusione che non solo non è auspicabile, ma che in buona parte viene smentita da ciò si osservato e ascoltato durante la presenza sul campo. L’osservazione degli eventi ha anzitutto permesso di “sfatare un mito”, o meglio un pregiudizio negativo che caratterizza tanti borghi appenninici come questo: l’immobilismo. Se è vero che non si sono notati miglioramenti apprezzabili nella ricostruzione e nella rimozione delle macerie, si è comunque visto che “qualcosa si muove” anche a Borbona mese dopo mese: qualche transenna in meno, qualche spazio che riapre, qualche servizio che riprende. Oltre a questo, però, ci sono altri fatti che hanno colpito ancora di più, e che rimandano alla vitalità della comunità locale e forse anche alla resilienza di cui si accennava prima: la riapertura di una macelleria o di un negozio di alimentari, il decidere di tenere aperto il proprio negozio anche dopo il sisma, l’inaugurazione di un ufficio postale nella piazza principale del paese, l’apertura della nuova gestione di un bar, l’inaugurazione della biblioteca ristrutturata (l’unica biblioteca comunale tra Rieti ed Amatrice). Accanto a questi ci sono alcuni eventi tipici della vita del paese, che continuano a ripetersi con il consueto successo: dalla September Fest al Festival del Canto a Braccio. Sono piccoli segnali, ma forse bastano a non essere pessimisti in un momento delicato come quello che è iniziato con il sisma e che dura tuttora. Le interviste, d’altra parte, ci hanno confermato la scelta di molti di non abbandonare il paese dopo il sisma, dando una evidente prova di coraggio e di attaccamento alla propria terra. È importante evidenziare, infine, che buona parte delle persone attualmente in posizioni di responsabilità sono non solo giovani ma anche donne; la presenza femminile, infatti, è forte nelle istituzioni, nelle associazioni e nelle attività commerciali (dai negozi ai bar). Anche questo sembra un incoraggiante segnale di vitalità di Borbona, nonchè di possibile reazione ai problemi storici del territorio ed a quelli più recenti.

"Gambe e occhi" in Appennino: un'osservazione diretta a Borbona e Posta / Gabriele Manella. - ELETTRONICO. - (2020), pp. 75-94.

"Gambe e occhi" in Appennino: un'osservazione diretta a Borbona e Posta

Gabriele Manella
2020

Abstract

In questo capitolo viene riportata un’azione di ricerca sul campo intrapresa nell’Appennino Reatino, azione che è stata denominata “Gambe e occhi”. Ne vengono quindi ricostruiti i riferimenti teorici e metodologici, lo svolgimento della rilevazione ed i principali risultati ottenuti, sia nella parte di osservazione diretta sia in quella delle interviste. L’esperienza di ricerca “Gambe e occhi”, si proponeva di osservare ed ascoltare il territorio ed i suoi abitanti per dare un piccolo contribuito nel costruire o ricostruire opportunità di incontro. Sicuramente questa ha confermato tanti problemi tipici delle aree interne appenniniche: lo spopolamento, la mancanza o la lontananza di alcuni servizi importanti, una viabilità precaria, un patrimonio edilizio e commerciale già deboli e poi duramente danneggiati dal sisma. Accanto a questi, ne sono emersi altri relativi al comportamento della popolazione, anche questi in parte “storici”: la fatica a fare rete sia tra le imprese sia tra i cittadini, una certa chiusura verso i forestieri e le innovazioni, un rapporto non sempre facile con le istituzioni locali. Se emerge tutto questo dalla rilevazione, verrebbe da essere pessimisti sul futuro dell’area e dire provocatoriamente: chi "salva" Borbona e dintorni? Potrà mai essere una comunità resiliente, capace di ammortizzare e di reagire agli shock esterni e interni? Verrebbe da pensare che i problemi pre-sisma e quelli post-sisma abbiano formato una combinazione che è più forte della resilienza di questo territorio. Si tratta però di una conclusione che non solo non è auspicabile, ma che in buona parte viene smentita da ciò si osservato e ascoltato durante la presenza sul campo. L’osservazione degli eventi ha anzitutto permesso di “sfatare un mito”, o meglio un pregiudizio negativo che caratterizza tanti borghi appenninici come questo: l’immobilismo. Se è vero che non si sono notati miglioramenti apprezzabili nella ricostruzione e nella rimozione delle macerie, si è comunque visto che “qualcosa si muove” anche a Borbona mese dopo mese: qualche transenna in meno, qualche spazio che riapre, qualche servizio che riprende. Oltre a questo, però, ci sono altri fatti che hanno colpito ancora di più, e che rimandano alla vitalità della comunità locale e forse anche alla resilienza di cui si accennava prima: la riapertura di una macelleria o di un negozio di alimentari, il decidere di tenere aperto il proprio negozio anche dopo il sisma, l’inaugurazione di un ufficio postale nella piazza principale del paese, l’apertura della nuova gestione di un bar, l’inaugurazione della biblioteca ristrutturata (l’unica biblioteca comunale tra Rieti ed Amatrice). Accanto a questi ci sono alcuni eventi tipici della vita del paese, che continuano a ripetersi con il consueto successo: dalla September Fest al Festival del Canto a Braccio. Sono piccoli segnali, ma forse bastano a non essere pessimisti in un momento delicato come quello che è iniziato con il sisma e che dura tuttora. Le interviste, d’altra parte, ci hanno confermato la scelta di molti di non abbandonare il paese dopo il sisma, dando una evidente prova di coraggio e di attaccamento alla propria terra. È importante evidenziare, infine, che buona parte delle persone attualmente in posizioni di responsabilità sono non solo giovani ma anche donne; la presenza femminile, infatti, è forte nelle istituzioni, nelle associazioni e nelle attività commerciali (dai negozi ai bar). Anche questo sembra un incoraggiante segnale di vitalità di Borbona, nonchè di possibile reazione ai problemi storici del territorio ed a quelli più recenti.
2020
Fare territorio in Appennino. Studio multidisciplinare in un'area interna reatina
75
94
"Gambe e occhi" in Appennino: un'osservazione diretta a Borbona e Posta / Gabriele Manella. - ELETTRONICO. - (2020), pp. 75-94.
Gabriele Manella
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/786133
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