"Che lo Stato italiano soffra di una debole legittimazione è segnalato già nei primi decenni postunitari dai molteplici 'processi al Risorgimento' e, poi, dalla crisi del sistema liberale e dall’avvento del fascismo. Per non dire di un carattere strutturale di lungo periodo (nonché potente discorso pubblico) che concerne gli squilibri territoriali del paese, cioè la questione meridionale. In questa ottica problematica, Mario De Prospo indaga la figura di Guido Dorso, concentrandosi sulla sua produzione tra gli anni Dieci e gli anni Venti del Novecento e analizzandone il ruolo di influente osservatore della crisi del regime liberale e dell’avvento della dittatura. Pur vivendo in una realtà periferica come Avellino, Dorso riesce infatti ad avere una parte nel dibattito intellettuale italiano, in particolare grazie alla collaborazione con «La Rivoluzione Liberale» di Piero Gobetti. La sua lettura del problema meridionale è tutta in chiave nazionale, e s’intreccia strettamente al topos dei limiti di legittimazione dello Stato italiano. De Prospo ricorda come nel 1924, sulle colonne della «Rivoluzione Liberale», di cui è diventato autorevole collaboratore, Dorso commenti i processi di polarizzazione politica in corso in Italia e in Germania. Rilevando che si tratta dei paesi nei quali lo Stato appare particolarmente debole e le libertà politiche non godono della necessaria fiducia da parte delle stesse borghesie nazionali. Il punto è perciò la delegittimazione dello Stato. Nell’Appello ai meridionali, Dorso ripercorrerà in termini critici lo state-building italiano. Già nel periodo prefascista, scrive nel 1925, non sarebbe stato impossibile cogliere gli esiti della crisi dello Stato, poiché il prefascismo contiene tutti i germi del fascismo. Se il fascismo è stato possibile, rileva Dorso, è perché, messi di fronte alla sua ascesa, «i poteri costituzionali hanno abdicato alla loro funzione». La lunga delegittimazione del Risorgimento e dello Stato postunitario, fa intendere De Prospo, si riverbera nel giudizio sul fascismo. Non certo al punto da assolverlo, ma facendone l’effetto puro e semplice del fallimento liberale. Un’amara lettura storica, nella quale, naturalmente, gioca una grossa parte la prospettiva meridionalista. Perché naturalmente, secondo Dorso, qualità dello Stato e questione meridionale sono tutt’uno. È nel Mezzogiorno e nella cultura politica meridionale che cova l’onda lunga della delegittimazione dello Stato liberale " (dall'Introduzione di Paolo Macry e Luigi Masella, p. 11)
DE PROSPO M (2018). Crisi del liberalismo e avvento del fascismo in Guido Dorso. ITA : Viella.
Crisi del liberalismo e avvento del fascismo in Guido Dorso
DE PROSPO M
2018
Abstract
"Che lo Stato italiano soffra di una debole legittimazione è segnalato già nei primi decenni postunitari dai molteplici 'processi al Risorgimento' e, poi, dalla crisi del sistema liberale e dall’avvento del fascismo. Per non dire di un carattere strutturale di lungo periodo (nonché potente discorso pubblico) che concerne gli squilibri territoriali del paese, cioè la questione meridionale. In questa ottica problematica, Mario De Prospo indaga la figura di Guido Dorso, concentrandosi sulla sua produzione tra gli anni Dieci e gli anni Venti del Novecento e analizzandone il ruolo di influente osservatore della crisi del regime liberale e dell’avvento della dittatura. Pur vivendo in una realtà periferica come Avellino, Dorso riesce infatti ad avere una parte nel dibattito intellettuale italiano, in particolare grazie alla collaborazione con «La Rivoluzione Liberale» di Piero Gobetti. La sua lettura del problema meridionale è tutta in chiave nazionale, e s’intreccia strettamente al topos dei limiti di legittimazione dello Stato italiano. De Prospo ricorda come nel 1924, sulle colonne della «Rivoluzione Liberale», di cui è diventato autorevole collaboratore, Dorso commenti i processi di polarizzazione politica in corso in Italia e in Germania. Rilevando che si tratta dei paesi nei quali lo Stato appare particolarmente debole e le libertà politiche non godono della necessaria fiducia da parte delle stesse borghesie nazionali. Il punto è perciò la delegittimazione dello Stato. Nell’Appello ai meridionali, Dorso ripercorrerà in termini critici lo state-building italiano. Già nel periodo prefascista, scrive nel 1925, non sarebbe stato impossibile cogliere gli esiti della crisi dello Stato, poiché il prefascismo contiene tutti i germi del fascismo. Se il fascismo è stato possibile, rileva Dorso, è perché, messi di fronte alla sua ascesa, «i poteri costituzionali hanno abdicato alla loro funzione». La lunga delegittimazione del Risorgimento e dello Stato postunitario, fa intendere De Prospo, si riverbera nel giudizio sul fascismo. Non certo al punto da assolverlo, ma facendone l’effetto puro e semplice del fallimento liberale. Un’amara lettura storica, nella quale, naturalmente, gioca una grossa parte la prospettiva meridionalista. Perché naturalmente, secondo Dorso, qualità dello Stato e questione meridionale sono tutt’uno. È nel Mezzogiorno e nella cultura politica meridionale che cova l’onda lunga della delegittimazione dello Stato liberale " (dall'Introduzione di Paolo Macry e Luigi Masella, p. 11)I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


