Il contributo ripercorre, attraverso la testimonianza delle fonti, la presenza a Bologna, nella prima metà del Settecento, di alcuni pittori veneti, sensibili alla raffigurazione della verità naturale, spesso presentata dalla storiografia artistica dell'epoca come l'espressione di un talento incline alla bizzarria, al capriccio e alla stravaganza. Le fonti (Zanetti, Alessandro Longhi, Lanzi, Moschini; ed ancora Zanotti, Luigi Crespi, Oretti) riferiscono infatti di rapporti fra Giuseppe Maria Crespi e i veneziani Giovan Battista Piazzetta e Pietro Longhi. È inoltre documentato il soggiorno bolognese di Federico Bencovich, "schiavone". Se l'attitudine al "vero" approssima il percorso di Crespi a quelli di Piazzetta e Bencovich, la sua attrazione per i soggetti "volgari" e "piacevoli", che lo induce a svolgere in chiave di ferialità e arguzia anche i temi più elevati, rivela sintonie con la maniera di Pietro Longhi, ideatore di piccole scene di costume di grande successo, vicine per sensibilità alla commedia di Carlo Goldoni, che soggiornò fra l'altro a Bologna nel 1752 presso il marchese Francesco Albergati Capacelli.
Irene Graziani (2020). Verità naturale, bizzarria, capricci e stravaganza nella Bologna del Settecento. Giuseppe Maria Crespi e i pittori di Venezia. Cinisello Balsamo (Milano) : Silvana Editoriale.
Verità naturale, bizzarria, capricci e stravaganza nella Bologna del Settecento. Giuseppe Maria Crespi e i pittori di Venezia
Irene Graziani
2020
Abstract
Il contributo ripercorre, attraverso la testimonianza delle fonti, la presenza a Bologna, nella prima metà del Settecento, di alcuni pittori veneti, sensibili alla raffigurazione della verità naturale, spesso presentata dalla storiografia artistica dell'epoca come l'espressione di un talento incline alla bizzarria, al capriccio e alla stravaganza. Le fonti (Zanetti, Alessandro Longhi, Lanzi, Moschini; ed ancora Zanotti, Luigi Crespi, Oretti) riferiscono infatti di rapporti fra Giuseppe Maria Crespi e i veneziani Giovan Battista Piazzetta e Pietro Longhi. È inoltre documentato il soggiorno bolognese di Federico Bencovich, "schiavone". Se l'attitudine al "vero" approssima il percorso di Crespi a quelli di Piazzetta e Bencovich, la sua attrazione per i soggetti "volgari" e "piacevoli", che lo induce a svolgere in chiave di ferialità e arguzia anche i temi più elevati, rivela sintonie con la maniera di Pietro Longhi, ideatore di piccole scene di costume di grande successo, vicine per sensibilità alla commedia di Carlo Goldoni, che soggiornò fra l'altro a Bologna nel 1752 presso il marchese Francesco Albergati Capacelli.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.