C’è tanto di nuovo sul cielo dell’America Latina all’inizio del nuovo millennio; ma anche molto d’antico. Com’è naturale e come accade sempre, benché si direbbe più del solito, quasi a testimoniare che la regione è nel pieno d’una rapida e delicata fase di transizione. Il che non significa, però, che tutti i paesi di tutto il continente – per tornare alle questioni iniziali – procedano insieme allo stesso ritmo verso una meta comune. Certo, come si diceva e confermano le rilevazioni empiriche, diversi presenti e diversi passati convivono o si scontrano un po’ ovunque in America Latina e sarebbe abusivo sostenere che le novità stanno per intero in certi luoghi mentre l’antico alligna solamente in certi altri; come d’altronde sarebbe forzato e manicheo scambiare il “nuovo” e il “già visto” per sinonimi di “bene” e “male”, o di “meglio” e “peggio”. Non tanto, va da sé, per riparare in una cinica neutralità morale o in un improbabile relativismo cognitivo, bensì perché le diverse vie di questo o quel paese sono solitamente riconducibili alle differenze dei contesti, delle storie, delle popolazioni, della compiutezza o meno dei processi di nation e state building e a tanti altri fattori ancora. Ciò detto, tuttavia, non si può nemmeno non osservare che l’inedito e il déjà-vu si presentano in dosi e qualità diverse da un posto all’altro, rimarcando le biforcazioni già introdotte dalla storia prima e dalla path dependency poi tra un paese e l’altro. L’immagine che ne consegue non è dunque affatto quella di un continente che accorcia le distanze tra i suoi estremi, ma semmai le esalta; non è quella di uno spazio ricoperto da diversi toni d’un medesimo colore, ma una variopinta tavolozza; non è, infine, quella di una comunità che procede all’unisono, ma di una regione che procede in ordine sparso e a differenti ritmi per vie diverse. Una regione nella quale Messico e Costa Rica per un verso e i paesi del Cono Sud per un altro si direbbero camminare, chi in modo più lineare e piano e chi tra violenti strappi, lungo la via del ricongiungimento col resto del mondo occidentale; ed in cui gli altri, quelli dell’area andina e dell’America Centrale, così diversi tra loro ma perlopiù accomunati da antichi traumi e congenite eterogeneità, vivranno ancora a lungo i dilemmi tipici delle nazioni in costruzione.

L.Zanatta (2009). Che stavolta sia diverso? L'America Latina all'inizio del XXI secolo. PADOVA : CLEUP.

Che stavolta sia diverso? L'America Latina all'inizio del XXI secolo

ZANATTA, LORIS
2009

Abstract

C’è tanto di nuovo sul cielo dell’America Latina all’inizio del nuovo millennio; ma anche molto d’antico. Com’è naturale e come accade sempre, benché si direbbe più del solito, quasi a testimoniare che la regione è nel pieno d’una rapida e delicata fase di transizione. Il che non significa, però, che tutti i paesi di tutto il continente – per tornare alle questioni iniziali – procedano insieme allo stesso ritmo verso una meta comune. Certo, come si diceva e confermano le rilevazioni empiriche, diversi presenti e diversi passati convivono o si scontrano un po’ ovunque in America Latina e sarebbe abusivo sostenere che le novità stanno per intero in certi luoghi mentre l’antico alligna solamente in certi altri; come d’altronde sarebbe forzato e manicheo scambiare il “nuovo” e il “già visto” per sinonimi di “bene” e “male”, o di “meglio” e “peggio”. Non tanto, va da sé, per riparare in una cinica neutralità morale o in un improbabile relativismo cognitivo, bensì perché le diverse vie di questo o quel paese sono solitamente riconducibili alle differenze dei contesti, delle storie, delle popolazioni, della compiutezza o meno dei processi di nation e state building e a tanti altri fattori ancora. Ciò detto, tuttavia, non si può nemmeno non osservare che l’inedito e il déjà-vu si presentano in dosi e qualità diverse da un posto all’altro, rimarcando le biforcazioni già introdotte dalla storia prima e dalla path dependency poi tra un paese e l’altro. L’immagine che ne consegue non è dunque affatto quella di un continente che accorcia le distanze tra i suoi estremi, ma semmai le esalta; non è quella di uno spazio ricoperto da diversi toni d’un medesimo colore, ma una variopinta tavolozza; non è, infine, quella di una comunità che procede all’unisono, ma di una regione che procede in ordine sparso e a differenti ritmi per vie diverse. Una regione nella quale Messico e Costa Rica per un verso e i paesi del Cono Sud per un altro si direbbero camminare, chi in modo più lineare e piano e chi tra violenti strappi, lungo la via del ricongiungimento col resto del mondo occidentale; ed in cui gli altri, quelli dell’area andina e dell’America Centrale, così diversi tra loro ma perlopiù accomunati da antichi traumi e congenite eterogeneità, vivranno ancora a lungo i dilemmi tipici delle nazioni in costruzione.
2009
Tra innovazione e continuità. L'America Latina nel nuovo millennio
35
50
L.Zanatta (2009). Che stavolta sia diverso? L'America Latina all'inizio del XXI secolo. PADOVA : CLEUP.
L.Zanatta
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