Il testo proietta il tema del congresso, “L’Archaïque et ses possibles aujourd’hui”, contro la struttura concettuale di un’installazione paesaggistica multilivello da poco completata nella Sierra Madre Orientale del Messico da un gruppo accademico diretto da Pasini. L’installazione è la culminazione di una riflessione sulla sostenibilità ecologica e culturale del continuum paesaggistico contemporaneo, disordinato aggregato di città diffusa, lembi superstiti di natura e relitti di tessuto rurale. L’intervento converte un percorso abbandonato per la manutenzione di un elettrodotto in un viaggio attraverso il rigoglioso ecosistema. Dalla proiezione di costrutti filosofici sull’apparato spaziale riemergono figure arcaiche, sedimentate nell’apparato ecologico selvaggio. Risorti archetipi jungiani mobilitano l’immaginario ancestrale del visitatore. Consolidandosi in nuovi simboli fruibili, questi rinnovano la lettura del mondo destabilizzando le convenzioni della società sedentaria insediata sulla piattaforma ambientale addomesticata. La sequenza di installazioni conduce visitatore in uno spazio estraneo ai processi di addomesticamento ecologico e alla costruzione della socialità arboriforme: la sfera percettiva degli abitanti del matorral, l’animalità selvaggia, la molteplicità animale del branco e la proliferazione non-filiale che precedono la formazione della coscienza razionale. Figure ancestrali, ‘divenire-animale’, ‘tratto funzionale’, ‘istituzione del totem’, conducono allo stato del ‘divenire-demone’ deleuze-guattariano. Il riemergere dell’arcaico costruisce una nuova cartografia dei luoghi e con esso possibili significati più larghi per il continuum paesaggistico contemporaneo.

La résurgence de l’archaïque au cœr d’un paysage symbiotique contemporain

Pasini Roberto
2020

Abstract

Il testo proietta il tema del congresso, “L’Archaïque et ses possibles aujourd’hui”, contro la struttura concettuale di un’installazione paesaggistica multilivello da poco completata nella Sierra Madre Orientale del Messico da un gruppo accademico diretto da Pasini. L’installazione è la culminazione di una riflessione sulla sostenibilità ecologica e culturale del continuum paesaggistico contemporaneo, disordinato aggregato di città diffusa, lembi superstiti di natura e relitti di tessuto rurale. L’intervento converte un percorso abbandonato per la manutenzione di un elettrodotto in un viaggio attraverso il rigoglioso ecosistema. Dalla proiezione di costrutti filosofici sull’apparato spaziale riemergono figure arcaiche, sedimentate nell’apparato ecologico selvaggio. Risorti archetipi jungiani mobilitano l’immaginario ancestrale del visitatore. Consolidandosi in nuovi simboli fruibili, questi rinnovano la lettura del mondo destabilizzando le convenzioni della società sedentaria insediata sulla piattaforma ambientale addomesticata. La sequenza di installazioni conduce visitatore in uno spazio estraneo ai processi di addomesticamento ecologico e alla costruzione della socialità arboriforme: la sfera percettiva degli abitanti del matorral, l’animalità selvaggia, la molteplicità animale del branco e la proliferazione non-filiale che precedono la formazione della coscienza razionale. Figure ancestrali, ‘divenire-animale’, ‘tratto funzionale’, ‘istituzione del totem’, conducono allo stato del ‘divenire-demone’ deleuze-guattariano. Il riemergere dell’arcaico costruisce una nuova cartografia dei luoghi e con esso possibili significati più larghi per il continuum paesaggistico contemporaneo.
2020
L’archäique et ses possibles. Architecture et philosophie
231
240
Pasini Roberto
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