Al termine del secondo conflitto mondiale le dinamiche bipolari in via di consolidamento fra Stati Uniti ed Unione Sovietica ebbero effetti tragici per la penisola coreana. Dopo oltre trentacinque anni di colonizzazione da parte del Giappone, la Corea fu, infatti, vittima di un processo di divisione imposto dalle potenze esterne e guidato da logiche di rafforzamento delle rispettive sfere di influenza e contenimento dell’avversario. La nascita di due stati separati sulla penisola portò anche alla creazione di nuovi progetti di sviluppo nazionale ed identitario. Nel caso della Corea del Nord, tale progetto fu fortemente caratterizzato dal ruolo dell’ideologia marxista-leninista e dall’influenza sovietica. Ciò nonostante, in quella che può essere considerata come la “rivoluzione” nordcoreana le peculiari caratteristiche storiche, politiche e culturali autoctone contribuirono in maniera decisiva alla creazione del sistema che da lì in avanti caratterizzerà il paese, ed in certa misura lo caratterizza ancora oggi. Il carattere rivoluzionario del regime nordcoreano può essere rintracciato a diversi livelli nel processo di consolidamento del potere da parte del leader Kim Il Sung. In primo luogo, l’affermazione del regime di Kim, soprattutto nelle sue prime fasi, può essere considerata come un esempio di “rivoluzione comunista” con una forte influenza sovietica, riscontrabile in numerosi altri casi all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale. L’ideologia marxista-leninista divenne quindi il supporto sul quale costruire il nuovo regime politico, come testimoniato dal nuovo assetto istituzionale, ma anche una vera e propria rivoluzione a livello sociale, culturale, e nelle pratiche quotidiane della popolazione, con l’obiettivo totalizzante di creare una sorta di “società nuova”. Un secondo aspetto rilevante di tale processo consiste nella “indigenizzazione” dell’esperienza rivoluzionaria in Corea del Nord. A fianco dell’ideologia marxista-leninista e del peso politico dell’Unione Sovietica, il regime fin dalle prime battute iniziò ad adattare tali influenze allo specifico contesto coreano, utilizzando elementi caratteristici della propria identità culturale e dell’esperienza della colonizzazione – e della lotta di liberazione – nipponica. Questo processo porterà, alla fine degli anni Cinquanta, alla creazione di un vero e proprio apparato ideologico autoctono, la cosiddetta Juche, che rappresenterà di lì in avanti il fondamento dell’ideologia e della legittimazione del regime. Infine, una terza caratteristica rivoluzionaria del regime nordcoreano può essere riscontrata nel suo approccio alle relazioni internazionali. Sin dalla nascita del nuovo stato, il 9 settembre 1948, uno degli obiettivi principali del regime fu quello di riunificare la penisola, liberando la parte meridionale dal controllo statunitense, in una sorta di continuazione della lotta di liberazione contro il dominio giapponese. Questa inclinazione rivoluzionaria verso l’equilibrio di potere prodotto dalla Guerra fredda si realizzò in pratica con l’invasione del sud da parte del regime di Pyongyang, che diede inizio alla Guerra di Corea (1950-1953). Dopo il congelamento della situazione sulla penisola, seguito all’armistizio di Panmunjom, questa caratteristica del regime non venne però accantonata del tutto, riproponendosi nuovamente come una politica di supporto ai movimenti di liberazione nazionale in molti paesi del “terzo mondo”. L’obiettivo di questo saggio è quindi quello di ricostruire le principali caratteristiche del processo rivoluzionario in Corea del Nord, con una particolare enfasi sulle fasi immediatamente successive alla divisione della penisola, nel 1945, e al processo di consolidamento del potere da parte di Kim Il Sung, che si protrarrà fino all’inizio degli anni Sessanta. La prospettiva principale sarà quella di indagare le dinamiche fra l’influenza esterna proveniente dall’Unione Sovietica e dall’ideologia marxista-leninista, e i fattori specifici del contesto politico-culturale e dell’esperienza storica coreana.

La rivoluzione sulla penisola coreana: influenza sovietica e dinamiche autoctone

Marco Milani
2018

Abstract

Al termine del secondo conflitto mondiale le dinamiche bipolari in via di consolidamento fra Stati Uniti ed Unione Sovietica ebbero effetti tragici per la penisola coreana. Dopo oltre trentacinque anni di colonizzazione da parte del Giappone, la Corea fu, infatti, vittima di un processo di divisione imposto dalle potenze esterne e guidato da logiche di rafforzamento delle rispettive sfere di influenza e contenimento dell’avversario. La nascita di due stati separati sulla penisola portò anche alla creazione di nuovi progetti di sviluppo nazionale ed identitario. Nel caso della Corea del Nord, tale progetto fu fortemente caratterizzato dal ruolo dell’ideologia marxista-leninista e dall’influenza sovietica. Ciò nonostante, in quella che può essere considerata come la “rivoluzione” nordcoreana le peculiari caratteristiche storiche, politiche e culturali autoctone contribuirono in maniera decisiva alla creazione del sistema che da lì in avanti caratterizzerà il paese, ed in certa misura lo caratterizza ancora oggi. Il carattere rivoluzionario del regime nordcoreano può essere rintracciato a diversi livelli nel processo di consolidamento del potere da parte del leader Kim Il Sung. In primo luogo, l’affermazione del regime di Kim, soprattutto nelle sue prime fasi, può essere considerata come un esempio di “rivoluzione comunista” con una forte influenza sovietica, riscontrabile in numerosi altri casi all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale. L’ideologia marxista-leninista divenne quindi il supporto sul quale costruire il nuovo regime politico, come testimoniato dal nuovo assetto istituzionale, ma anche una vera e propria rivoluzione a livello sociale, culturale, e nelle pratiche quotidiane della popolazione, con l’obiettivo totalizzante di creare una sorta di “società nuova”. Un secondo aspetto rilevante di tale processo consiste nella “indigenizzazione” dell’esperienza rivoluzionaria in Corea del Nord. A fianco dell’ideologia marxista-leninista e del peso politico dell’Unione Sovietica, il regime fin dalle prime battute iniziò ad adattare tali influenze allo specifico contesto coreano, utilizzando elementi caratteristici della propria identità culturale e dell’esperienza della colonizzazione – e della lotta di liberazione – nipponica. Questo processo porterà, alla fine degli anni Cinquanta, alla creazione di un vero e proprio apparato ideologico autoctono, la cosiddetta Juche, che rappresenterà di lì in avanti il fondamento dell’ideologia e della legittimazione del regime. Infine, una terza caratteristica rivoluzionaria del regime nordcoreano può essere riscontrata nel suo approccio alle relazioni internazionali. Sin dalla nascita del nuovo stato, il 9 settembre 1948, uno degli obiettivi principali del regime fu quello di riunificare la penisola, liberando la parte meridionale dal controllo statunitense, in una sorta di continuazione della lotta di liberazione contro il dominio giapponese. Questa inclinazione rivoluzionaria verso l’equilibrio di potere prodotto dalla Guerra fredda si realizzò in pratica con l’invasione del sud da parte del regime di Pyongyang, che diede inizio alla Guerra di Corea (1950-1953). Dopo il congelamento della situazione sulla penisola, seguito all’armistizio di Panmunjom, questa caratteristica del regime non venne però accantonata del tutto, riproponendosi nuovamente come una politica di supporto ai movimenti di liberazione nazionale in molti paesi del “terzo mondo”. L’obiettivo di questo saggio è quindi quello di ricostruire le principali caratteristiche del processo rivoluzionario in Corea del Nord, con una particolare enfasi sulle fasi immediatamente successive alla divisione della penisola, nel 1945, e al processo di consolidamento del potere da parte di Kim Il Sung, che si protrarrà fino all’inizio degli anni Sessanta. La prospettiva principale sarà quella di indagare le dinamiche fra l’influenza esterna proveniente dall’Unione Sovietica e dall’ideologia marxista-leninista, e i fattori specifici del contesto politico-culturale e dell’esperienza storica coreana.
2018
Rivoluzioni e guerre civili. Studi internazionali sull’Eurasia dalla tarda età moderna alla fine del Novecento, Vol. II
277
299
Marco Milani
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/776370
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