C’è chi sostiene che lo sport non c’entra nulla con la democrazia, anzi: lo sport sarebbe antitetico rispetto al concetto di democrazia, che significa, in altri termini, che lo sport non è per tutti allo stesso modo. L’esempio del basket può essere di una certa evidenza, poiché l’altezza di un giocatore diventa di per sé un fattore di vantaggio, selettivo a priori, su altri giocatori. Esempi analoghi si potrebbero fare a proposito di altre discipline sportive, anche per ciò che riguarda la differenza di genere, di appartenenza etnica, a dimostrazione che il principio dell’egualitarismo o delle “pari opportunità” viene contraddetto nell'ambito dello sport, che si dimostra “selettivo” sulla base di propri criteri. Seguendo questo ragionamento, possiamo arrivare ad affermare che non siamo tutti uguali di fronte allo sport, la cui essenza è basata sulla selezione competitiva: chi vince non viene democraticamente eletto, ma si afferma sugli altri come il più forte. È evidente la contraddizione con il principio etico e pedagogico che afferma il valore dello “sport per tutti”, dove la parola “tutti” comprende anche le persone con deficit. E il concetto di “sport non competitivo” spesso proclamato come valore pedagogico, suona in realtà come un ossimoro: lo sport o è competitivo, o non è. Dunque, a che cosa educa veramente lo sport e quali sonio le sue radici culturali?

Identità pedagogica del gioco e dello sport nella cultura occidentale

Roberto Farné
2019

Abstract

C’è chi sostiene che lo sport non c’entra nulla con la democrazia, anzi: lo sport sarebbe antitetico rispetto al concetto di democrazia, che significa, in altri termini, che lo sport non è per tutti allo stesso modo. L’esempio del basket può essere di una certa evidenza, poiché l’altezza di un giocatore diventa di per sé un fattore di vantaggio, selettivo a priori, su altri giocatori. Esempi analoghi si potrebbero fare a proposito di altre discipline sportive, anche per ciò che riguarda la differenza di genere, di appartenenza etnica, a dimostrazione che il principio dell’egualitarismo o delle “pari opportunità” viene contraddetto nell'ambito dello sport, che si dimostra “selettivo” sulla base di propri criteri. Seguendo questo ragionamento, possiamo arrivare ad affermare che non siamo tutti uguali di fronte allo sport, la cui essenza è basata sulla selezione competitiva: chi vince non viene democraticamente eletto, ma si afferma sugli altri come il più forte. È evidente la contraddizione con il principio etico e pedagogico che afferma il valore dello “sport per tutti”, dove la parola “tutti” comprende anche le persone con deficit. E il concetto di “sport non competitivo” spesso proclamato come valore pedagogico, suona in realtà come un ossimoro: lo sport o è competitivo, o non è. Dunque, a che cosa educa veramente lo sport e quali sonio le sue radici culturali?
2019
Lazer, Turismo e Esporte no Mundo contemporaneo
139
148
Roberto Farné
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