Insegnare educazione fisica significa saper scegliere, variare, inventa- re, adattare situazioni ed esperienze educative che possano sostenere e aiutare il bambino nel massimo sviluppo possibile delle competenze psicomotorie, socio relazionali, affettivo-emotive e cognitive. Compito di questo capitolo è presentare una lettura ragionata e flessibile di alcuni esempi riferiti ai contenuti specifici dell’educazione attraverso il corpo e il movimento. Superando l’idea dell’eserciziario, già predisposto all’uso, si vuole sollecitare il lettore alla comprensione, all’analisi, alla padronanza con- sapevole delle proposte motorie rivolte ai bambini, sia in risposta ai loro reali bisogni, individuali e collettivi, sia in relazione agli obiettivi che si intendono perseguire. «fornire esperienze formative caratterizza l’atteggiamento dell’in- segnante che riconosce al bambino il ruolo di protagonista della relazione apprendimento-insegnamento. Si è posto intenzionalmente il termine “apprendimento” prima d’“insegnamento” per sottolineare la sottomissione, non la scomparsa, del secondo elemento al primo. L’azione dell’insegnare, lungi dall’es- sere incentrata sulle esigenze e ambizioni del docente, deve orientarsi verso i bisogni del bambino, deve affiancarsi al suo sviluppo e matura- zione come azione di cura» (Ceciliani, 2009, p. 34). Richiamando gli stili d’insegnamento, trattati nel CAP. 4, emergo- no due principali modelli con cui può realizzarsi l’azione educativa: il modello tradizionale trasmissivo, in cui l’attore principale è l’insegnante, con prevalenza dello stile riproduttivo, e il modello partecipativo, in cui l’attore principale è l’allievo, con prevalenza dello stile produttivo. Entrambi gli orientamenti hanno una loro collocazione nel processo didattico, in base al tipo di apprendimento che si desidera sollecitare nel bambino: 1. in riferimento a un apprendimento legato ad abilità motorie complesse, come, ad esempio, l’apprendimento della capovolta avanti-dietro, è necessario ricorrere a stili riproduttivi per garantire un’azione didattica corretta e, soprattutto, sicura. L’apprendimento della capo- volta, infatti, non può essere lasciato alla libera interpretazione del bambino perché presenta caratteristiche esecutive che, se realizzate in modo scorretto, comportano dei pericoli: ad esempio, la forte sollecitazione del tratto cervicale se il bambino usa il capo come appoggio nella fase di ribaltamento del corpo. Nell’uso di questo stile, l’insegnante deve essere capace di motivare e interessare i bambini, prima di presentare le attività, rendendoli consapevoli dell’importanza e della necessità dell’esperienza che stanno per affrontare; 2. in relazione a un apprendimento applicativo sostenuto da competenze, ovvero riferito all’uso di abilità e conoscenze in situazioni-problema, il bambino deve essere libero di utilizzare e adattare quanto già sa fare, allora sono più indicati gli stili produttivi. Per spiegare il concetto, torniamo all’esempio precedente: una volta appresa la capovolta, può essere richiesto al bambino di eseguirla in diverse situazioni motorie come un percorso, un gioco a staffetta o su superfici diversificate (materassi, tappeti, stuoie). Un tale approccio, applicativo, richiede al bambino la capacità di adattare il movimento a situazioni variabili per le quali cercherà la soluzione ottimale, per lui più facile, per realizzare il compito richiesto. Non esiste, dunque, un metodo migliore dell’altro ma esistono bambini, situazioni e obiettivi di apprendimento, per i quali è necessario comprendere quale sia l’azione didattica più adatta da intraprende- re per aiutare gli allievi a realizzare il compito dato.
andrea ceciliani (2020). Contenuti dell'educazione motoria. Roma : Carocci.
Contenuti dell'educazione motoria
andrea ceciliani
2020
Abstract
Insegnare educazione fisica significa saper scegliere, variare, inventa- re, adattare situazioni ed esperienze educative che possano sostenere e aiutare il bambino nel massimo sviluppo possibile delle competenze psicomotorie, socio relazionali, affettivo-emotive e cognitive. Compito di questo capitolo è presentare una lettura ragionata e flessibile di alcuni esempi riferiti ai contenuti specifici dell’educazione attraverso il corpo e il movimento. Superando l’idea dell’eserciziario, già predisposto all’uso, si vuole sollecitare il lettore alla comprensione, all’analisi, alla padronanza con- sapevole delle proposte motorie rivolte ai bambini, sia in risposta ai loro reali bisogni, individuali e collettivi, sia in relazione agli obiettivi che si intendono perseguire. «fornire esperienze formative caratterizza l’atteggiamento dell’in- segnante che riconosce al bambino il ruolo di protagonista della relazione apprendimento-insegnamento. Si è posto intenzionalmente il termine “apprendimento” prima d’“insegnamento” per sottolineare la sottomissione, non la scomparsa, del secondo elemento al primo. L’azione dell’insegnare, lungi dall’es- sere incentrata sulle esigenze e ambizioni del docente, deve orientarsi verso i bisogni del bambino, deve affiancarsi al suo sviluppo e matura- zione come azione di cura» (Ceciliani, 2009, p. 34). Richiamando gli stili d’insegnamento, trattati nel CAP. 4, emergo- no due principali modelli con cui può realizzarsi l’azione educativa: il modello tradizionale trasmissivo, in cui l’attore principale è l’insegnante, con prevalenza dello stile riproduttivo, e il modello partecipativo, in cui l’attore principale è l’allievo, con prevalenza dello stile produttivo. Entrambi gli orientamenti hanno una loro collocazione nel processo didattico, in base al tipo di apprendimento che si desidera sollecitare nel bambino: 1. in riferimento a un apprendimento legato ad abilità motorie complesse, come, ad esempio, l’apprendimento della capovolta avanti-dietro, è necessario ricorrere a stili riproduttivi per garantire un’azione didattica corretta e, soprattutto, sicura. L’apprendimento della capo- volta, infatti, non può essere lasciato alla libera interpretazione del bambino perché presenta caratteristiche esecutive che, se realizzate in modo scorretto, comportano dei pericoli: ad esempio, la forte sollecitazione del tratto cervicale se il bambino usa il capo come appoggio nella fase di ribaltamento del corpo. Nell’uso di questo stile, l’insegnante deve essere capace di motivare e interessare i bambini, prima di presentare le attività, rendendoli consapevoli dell’importanza e della necessità dell’esperienza che stanno per affrontare; 2. in relazione a un apprendimento applicativo sostenuto da competenze, ovvero riferito all’uso di abilità e conoscenze in situazioni-problema, il bambino deve essere libero di utilizzare e adattare quanto già sa fare, allora sono più indicati gli stili produttivi. Per spiegare il concetto, torniamo all’esempio precedente: una volta appresa la capovolta, può essere richiesto al bambino di eseguirla in diverse situazioni motorie come un percorso, un gioco a staffetta o su superfici diversificate (materassi, tappeti, stuoie). Un tale approccio, applicativo, richiede al bambino la capacità di adattare il movimento a situazioni variabili per le quali cercherà la soluzione ottimale, per lui più facile, per realizzare il compito richiesto. Non esiste, dunque, un metodo migliore dell’altro ma esistono bambini, situazioni e obiettivi di apprendimento, per i quali è necessario comprendere quale sia l’azione didattica più adatta da intraprende- re per aiutare gli allievi a realizzare il compito dato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.