L'identificazione della sala del Paradiso nella rocca dei Boiardo a Scandiano (RE) e la scoperta di una porzione della decorazione nascosta sotto uno scialbo ha permesso di ricomporne il sistema decorativo. Sulla volta era dipinto il "Banchetto degli dei" tratto dalla favola di Psiche del latino Apuleio (II sec. d.C.), parzialmente conservato, copia precisa dell'analoga scena affrescata da Raffaello e bottega nella villa di Agostino Chigi (meglio nota come Farnesina) nel 1518 circa. Il saggio illustra i modi della ricezione della favola nella letteratura italiana fra Quattro e Cinquecento, che l'hanno resa nota e portata a essere uno dei temi più frequentati dall'arte del Rinascimento italiano poi europeo. Ricostruisce la particolare fortuna testuale e artistica del soggetto in ambito estense e in particolare presso il duca di Ferrara Ercole I d'Este, il cui interesse per Apuleio lo porta fra l'altro a fare volgarizzare l'"Asino d'oro" proprio da Matteo Maria Boiardo, avo del conte Giulio committente della sala. Una volta inserita nel contesto culturale e storico la decorazione della sala (avvenuta negli anni Quaranta del XVI secolo), ne studia il significato d'insieme, che combina il "Banchetto" con immagini di musici e paesaggi, e propone una lettura del dipinto desunto da Raffaello.
S. Cavicchioli (2009). La fortuna iconografica della favola di Psiche nel Cinquecento e il Paradiso di Scandiano. CINISELLO BALSAMO (MI) : Silvana Editoriale.
La fortuna iconografica della favola di Psiche nel Cinquecento e il Paradiso di Scandiano
CAVICCHIOLI, SONIA
2009
Abstract
L'identificazione della sala del Paradiso nella rocca dei Boiardo a Scandiano (RE) e la scoperta di una porzione della decorazione nascosta sotto uno scialbo ha permesso di ricomporne il sistema decorativo. Sulla volta era dipinto il "Banchetto degli dei" tratto dalla favola di Psiche del latino Apuleio (II sec. d.C.), parzialmente conservato, copia precisa dell'analoga scena affrescata da Raffaello e bottega nella villa di Agostino Chigi (meglio nota come Farnesina) nel 1518 circa. Il saggio illustra i modi della ricezione della favola nella letteratura italiana fra Quattro e Cinquecento, che l'hanno resa nota e portata a essere uno dei temi più frequentati dall'arte del Rinascimento italiano poi europeo. Ricostruisce la particolare fortuna testuale e artistica del soggetto in ambito estense e in particolare presso il duca di Ferrara Ercole I d'Este, il cui interesse per Apuleio lo porta fra l'altro a fare volgarizzare l'"Asino d'oro" proprio da Matteo Maria Boiardo, avo del conte Giulio committente della sala. Una volta inserita nel contesto culturale e storico la decorazione della sala (avvenuta negli anni Quaranta del XVI secolo), ne studia il significato d'insieme, che combina il "Banchetto" con immagini di musici e paesaggi, e propone una lettura del dipinto desunto da Raffaello.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.