Un lettore esigente e puntiglioso: Galileo postillatore di Petrarca La chiose apposte da Galileo all’edizione del Canzoniere e dei Trionfi petrarcheschi sono gli unici postillati di carattere letterario giunti autografi, e ammontano a quasi 1.400. I rinvii intratestuali riguardano sia situazioni analoghe, sia affermazioni opposte. I richiami interni non sono solo lessicali, quali si potrebbero desumere dalle concordanze, ma concettuali, a dimostrazione di una conoscenza piena e integrale, effetto di una memorizzazione sistematica. Purtroppo le postille mancano di dati in grado di identificare il tempo della loro stesura, che comunque, per la diversità degli inchiostri, delle penne e della grafia, deve essersi protratta nel corso di molti anni. L’ipotesi è che si spingono fin dentro il periodo padovano. Del resto non mancano altri indizi che fanno pensare al soggiorno presso la Serenissima. Ciò che più interessa a Galileo nelle sue letture petrarchesche sembrerebbe riguardare gli aspetti linguistici e stilistici, indagati in primo luogo per comprendere il senso del testo. Non sempre però è così. Di conseguenza i rilievi critici prevalgono sulle lodi, che sono rare. Sono censurati passi ritenuti troppo enfatici, eccessivi nelle metafore. Altri giudizi severi riguardano la parti in cui Petrarca allude alla sua esperienza amorosa e alla sua condotta morale. Per quanto riguarda il commento di Castelvetro, la condanna scatta sistematicamente ogni volta che il commentatore cinquecentesco crede di avere trovato nella poesia amorosa del Canzoniere gli echi o le presenze della Bibbia e in primo luogo dei Vangeli e di San Paolo. Evidentemente il suo intento era quello di rinvenire nel poeta che fu devoto ammiratore di Agostino gli elementi originari di una spiritualità e di una cultura religiosa, ma a Galileo questi accostamenti di sacro e profano non piacciono per niente; provvede quindi a cancellare sistematicamente tutte le citazioni dalle Sacre Scritture. Senz’altro si mostra più ragionevole quando interviene a correggere errori o imprecisioni che riguardano da vicino il campo di sua competenza, verso cui privilegia l’attenzione, ossia i «fenomeni astronomici, atmosferici, fisici, paesistico-naturalistici, fisico-geografici».
andrea battistini (2020). Un lettore esigente e puntiglioso: Galileo postillatore di Petrarca. Bologna : Pàtron.
Un lettore esigente e puntiglioso: Galileo postillatore di Petrarca
andrea battistini
2020
Abstract
Un lettore esigente e puntiglioso: Galileo postillatore di Petrarca La chiose apposte da Galileo all’edizione del Canzoniere e dei Trionfi petrarcheschi sono gli unici postillati di carattere letterario giunti autografi, e ammontano a quasi 1.400. I rinvii intratestuali riguardano sia situazioni analoghe, sia affermazioni opposte. I richiami interni non sono solo lessicali, quali si potrebbero desumere dalle concordanze, ma concettuali, a dimostrazione di una conoscenza piena e integrale, effetto di una memorizzazione sistematica. Purtroppo le postille mancano di dati in grado di identificare il tempo della loro stesura, che comunque, per la diversità degli inchiostri, delle penne e della grafia, deve essersi protratta nel corso di molti anni. L’ipotesi è che si spingono fin dentro il periodo padovano. Del resto non mancano altri indizi che fanno pensare al soggiorno presso la Serenissima. Ciò che più interessa a Galileo nelle sue letture petrarchesche sembrerebbe riguardare gli aspetti linguistici e stilistici, indagati in primo luogo per comprendere il senso del testo. Non sempre però è così. Di conseguenza i rilievi critici prevalgono sulle lodi, che sono rare. Sono censurati passi ritenuti troppo enfatici, eccessivi nelle metafore. Altri giudizi severi riguardano la parti in cui Petrarca allude alla sua esperienza amorosa e alla sua condotta morale. Per quanto riguarda il commento di Castelvetro, la condanna scatta sistematicamente ogni volta che il commentatore cinquecentesco crede di avere trovato nella poesia amorosa del Canzoniere gli echi o le presenze della Bibbia e in primo luogo dei Vangeli e di San Paolo. Evidentemente il suo intento era quello di rinvenire nel poeta che fu devoto ammiratore di Agostino gli elementi originari di una spiritualità e di una cultura religiosa, ma a Galileo questi accostamenti di sacro e profano non piacciono per niente; provvede quindi a cancellare sistematicamente tutte le citazioni dalle Sacre Scritture. Senz’altro si mostra più ragionevole quando interviene a correggere errori o imprecisioni che riguardano da vicino il campo di sua competenza, verso cui privilegia l’attenzione, ossia i «fenomeni astronomici, atmosferici, fisici, paesistico-naturalistici, fisico-geografici».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.