Sommario Immobiliarismo di ventura Liberismo e ordinaria immoralità La domanda? Mercato del lavoro e plurietnicità Il crollo del mercato Finanziarizzazione e immobiliarizzazione Nei territori della neourbanità Lontani dall’agglomerato Spazi deterritorializzati dello sprawl Costi della polverizzazione Deregolazione e fallimento dell’urbanistica La colonizzazione metropolitana Oltre lo sconfinamento verso la riterritorializzazione Bibliografia Tante implicazioni nel titolo per suggerire l’intrico di questioni racchiuse nel generico termine “sprawl”. Un fenomeno noto da decenni, su cui sono state scritte pagine e pagine di varia letteratura. Da quella accademica, alla narrativa, alla cronaca. Tutte a tentare di cogliere un processo che ha stravolto l’immagine consolidata di città e cercare nuove rappresentazioni in grado di restituire la complessità di un cambiamento che ribalta l’atavico moto centripeto verso i magneti urbani e spande nel territorio gli effetti di un’urbanità incompiuta. La discussione sul binomio centrato/acentrato è datata. Anche la coesistenza di gerarchie e reti è consapevolezza acquisita da tempo. Poi il piano analitico si è inclinato all’ambiguo, ha colto l’occasione del molteplice per volgersi a narrazioni sfumate, in cui il ricorso al polifonico ha generato un caos semantico che vede tutto allo stesso tempo come vero/verosimile e falso/falsificabile. Un mondo di illusioni di cui la città è il castello incantato, con le sue meraviglie e i suoi orrori. Come sempre il ritratto della società che l’ha prodotta. Ripudiato il realismo come categoria d’antan, le mani sulla città fanno scandalo, gossip, ma non suscitano progetto politico. Mani che appartengono a speculatori finanziari senza scrupoli, quando non compromessi in affari illeciti. Il destino della città affidato non a generici investitori privati, ma al capitale di rischio lanciato in azzardi societari e borsistici privi di reale copertura. Meglio allora le suggestioni che le analisi, prendere parte al grande gioco linguistico, stupire degli involucri senza guardare dentro, sotto la superficie translucida e ingannevole. Riprodurre, quando anche in chiave critica e con metafore raffinate, lo spettacolo duale della metropoli, i suoi luccichii e i suoi buchi oscuri. Stare al gioco insomma, adeguandosi alla grammatica effervescente dell’estetica postmoderna, che esige formule ad effetto, spot, enfatizza l’opaco come paradigma e prova cinica noia quando affiora qualche lacerto di verità. Le mille etichette inventate per raccontare lo sprawl raramente infatti si sono accompagnate a seria denuncia degli effetti devastanti del consumo di suolo e a coerente proposta urbanistica e politica. Ha prevalso un senso di disincanto malizioso e compiaciuto di tanta postmodernità, di snobistico dèjà vu, che ha seminato indifferenza. Un distacco intellettuale che ha trasformato la babele di discorsi in chiacchiericcio alla moda, liquido, polveroso e volutamente effimero. Un’accondiscendenza consapevole e compromessa, che ha portato un contagio di indifferenza e disinteresse. In campo sociale tradotto in rassegnazione e rinuncia alla partecipazione. Nel silenzio assordante dell’urbanistica, la pianificazione è trasfigurata in metaprogetto, si è rifugiata nella retorica, per lasciare campo nella realtà ai soli giochi dei poteri economici. Mentre le voci dissonanti, tacciate di antipolitica, vengono intese come sgradito rumore di fondo, retaggio di un tempo critico preistorico. Che non c’è storia prima del post-, non c’è memoria, tutto dev’essere nuovo, o a dire meglio innovativo, formula taumaturgica del presente. Ci siamo fatti imbambolare dalla metropoli postumana, fingendo di non accorgerci che è il campo di riconfigurazione del capitalismo postindustriale. Un dispositivo per produrre valore che gioca sulle debolezze del nostro tempo. ..................

E' il mercato bellezza! Deregolazione, "sprawl", abuso di suolo, immobiliarismo di ventura: una crisi annunciata di postmoderna immoralità / P. Bonora. - STAMPA. - (2009), pp. 69-85.

E' il mercato bellezza! Deregolazione, "sprawl", abuso di suolo, immobiliarismo di ventura: una crisi annunciata di postmoderna immoralità

BONORA, PAOLA
2009

Abstract

Sommario Immobiliarismo di ventura Liberismo e ordinaria immoralità La domanda? Mercato del lavoro e plurietnicità Il crollo del mercato Finanziarizzazione e immobiliarizzazione Nei territori della neourbanità Lontani dall’agglomerato Spazi deterritorializzati dello sprawl Costi della polverizzazione Deregolazione e fallimento dell’urbanistica La colonizzazione metropolitana Oltre lo sconfinamento verso la riterritorializzazione Bibliografia Tante implicazioni nel titolo per suggerire l’intrico di questioni racchiuse nel generico termine “sprawl”. Un fenomeno noto da decenni, su cui sono state scritte pagine e pagine di varia letteratura. Da quella accademica, alla narrativa, alla cronaca. Tutte a tentare di cogliere un processo che ha stravolto l’immagine consolidata di città e cercare nuove rappresentazioni in grado di restituire la complessità di un cambiamento che ribalta l’atavico moto centripeto verso i magneti urbani e spande nel territorio gli effetti di un’urbanità incompiuta. La discussione sul binomio centrato/acentrato è datata. Anche la coesistenza di gerarchie e reti è consapevolezza acquisita da tempo. Poi il piano analitico si è inclinato all’ambiguo, ha colto l’occasione del molteplice per volgersi a narrazioni sfumate, in cui il ricorso al polifonico ha generato un caos semantico che vede tutto allo stesso tempo come vero/verosimile e falso/falsificabile. Un mondo di illusioni di cui la città è il castello incantato, con le sue meraviglie e i suoi orrori. Come sempre il ritratto della società che l’ha prodotta. Ripudiato il realismo come categoria d’antan, le mani sulla città fanno scandalo, gossip, ma non suscitano progetto politico. Mani che appartengono a speculatori finanziari senza scrupoli, quando non compromessi in affari illeciti. Il destino della città affidato non a generici investitori privati, ma al capitale di rischio lanciato in azzardi societari e borsistici privi di reale copertura. Meglio allora le suggestioni che le analisi, prendere parte al grande gioco linguistico, stupire degli involucri senza guardare dentro, sotto la superficie translucida e ingannevole. Riprodurre, quando anche in chiave critica e con metafore raffinate, lo spettacolo duale della metropoli, i suoi luccichii e i suoi buchi oscuri. Stare al gioco insomma, adeguandosi alla grammatica effervescente dell’estetica postmoderna, che esige formule ad effetto, spot, enfatizza l’opaco come paradigma e prova cinica noia quando affiora qualche lacerto di verità. Le mille etichette inventate per raccontare lo sprawl raramente infatti si sono accompagnate a seria denuncia degli effetti devastanti del consumo di suolo e a coerente proposta urbanistica e politica. Ha prevalso un senso di disincanto malizioso e compiaciuto di tanta postmodernità, di snobistico dèjà vu, che ha seminato indifferenza. Un distacco intellettuale che ha trasformato la babele di discorsi in chiacchiericcio alla moda, liquido, polveroso e volutamente effimero. Un’accondiscendenza consapevole e compromessa, che ha portato un contagio di indifferenza e disinteresse. In campo sociale tradotto in rassegnazione e rinuncia alla partecipazione. Nel silenzio assordante dell’urbanistica, la pianificazione è trasfigurata in metaprogetto, si è rifugiata nella retorica, per lasciare campo nella realtà ai soli giochi dei poteri economici. Mentre le voci dissonanti, tacciate di antipolitica, vengono intese come sgradito rumore di fondo, retaggio di un tempo critico preistorico. Che non c’è storia prima del post-, non c’è memoria, tutto dev’essere nuovo, o a dire meglio innovativo, formula taumaturgica del presente. Ci siamo fatti imbambolare dalla metropoli postumana, fingendo di non accorgerci che è il campo di riconfigurazione del capitalismo postindustriale. Un dispositivo per produrre valore che gioca sulle debolezze del nostro tempo. ..................
2009
Le frontiere della geografia
69
85
E' il mercato bellezza! Deregolazione, "sprawl", abuso di suolo, immobiliarismo di ventura: una crisi annunciata di postmoderna immoralità / P. Bonora. - STAMPA. - (2009), pp. 69-85.
P. Bonora
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/76592
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