Nella storia dell’equitazione sportiva italiana la Seconda guerra mondiale rappresentò senz’altro uno dei momenti più difficili. Il patrimonio, tanto quello equino quanto quello materiale, era stato in gran parte distrutto e disperso a causa degli eventi bellici. Di conseguenza, rispetto ad altri sport, la ripresa fu più lenta e faticosa e, sul piano internazionale, venne in parte rallentata anche dagli esponenti di quei paesi che avevano combattuto contro l’Asse nazi-fascista e non vedevano di buon grado una rapida riapertura verso l’ex nemico. Questa disciplina, essendo praticata soprattutto da atletimilitari, presentava peraltro un legame maggiore con la politica rispetto ad altri sport. Ciononostante, superata una prima fase segnata da uno strisciante boicottaggio, la ripresa italiana nel consesso equestre internazionale fu tutto sommato rapida e senza conseguenze di lungo periodo. L’obiettivo di questo saggio è quello di analizzare, nel quadro complessivo del rientro dello sport italiano nel consesso internazionale nel secondo dopoguerra, la parabola dell’equitazione azzurra. L’arco cronologico preso in considerazione è il triennio che va dalla fine della guerra alle Olimpiadi di Londra del 1948. La ricerca si basa su fonti dell’archivio della Fédération Equestre Internationale (Fei), del Comitato Olimpico Internazionale (Cio), del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (Coni), del Ministero degli Affari Esteri (Mae) e della Presidenza del Consiglio dei Ministri (Pcm), sui principali quotidiani sportivi italiani, su alcune riviste specializzate, come “Anné Hippique”, e sulla letteratura in materia.
Nicola Sbetti (2018). Saltando gli ostacoli. Il rientro dell’equitazione italiana nel consesso sportive internazionale (1945-1948),. Roma : Lancillotto e Nausica.
Saltando gli ostacoli. Il rientro dell’equitazione italiana nel consesso sportive internazionale (1945-1948),
Nicola Sbetti
2018
Abstract
Nella storia dell’equitazione sportiva italiana la Seconda guerra mondiale rappresentò senz’altro uno dei momenti più difficili. Il patrimonio, tanto quello equino quanto quello materiale, era stato in gran parte distrutto e disperso a causa degli eventi bellici. Di conseguenza, rispetto ad altri sport, la ripresa fu più lenta e faticosa e, sul piano internazionale, venne in parte rallentata anche dagli esponenti di quei paesi che avevano combattuto contro l’Asse nazi-fascista e non vedevano di buon grado una rapida riapertura verso l’ex nemico. Questa disciplina, essendo praticata soprattutto da atletimilitari, presentava peraltro un legame maggiore con la politica rispetto ad altri sport. Ciononostante, superata una prima fase segnata da uno strisciante boicottaggio, la ripresa italiana nel consesso equestre internazionale fu tutto sommato rapida e senza conseguenze di lungo periodo. L’obiettivo di questo saggio è quello di analizzare, nel quadro complessivo del rientro dello sport italiano nel consesso internazionale nel secondo dopoguerra, la parabola dell’equitazione azzurra. L’arco cronologico preso in considerazione è il triennio che va dalla fine della guerra alle Olimpiadi di Londra del 1948. La ricerca si basa su fonti dell’archivio della Fédération Equestre Internationale (Fei), del Comitato Olimpico Internazionale (Cio), del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (Coni), del Ministero degli Affari Esteri (Mae) e della Presidenza del Consiglio dei Ministri (Pcm), sui principali quotidiani sportivi italiani, su alcune riviste specializzate, come “Anné Hippique”, e sulla letteratura in materia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.