Il saggio offre una panoramica sulla ricezione musicale italiana del De rerum natura di Lucrezio: a tal fine è stato selezionato un insieme di autori e opere assai eterogeneo, che copre un arco temporale di circa mezzo secolo, dal 1958 al 2003. Tale insieme non ha alcuna pretesa di esaustività; si è ritenuto utile illustrare quei lavori musicali in cui s’instaura un’effettiva tensione tra il contenuto poetico dei versi e il tipo di scrittura musicale impiegata per rivestirli. I compositori selezionati presentano background e percorsi artistico-professionali assai diversi, così come differenti, e in alcuni casi quasi opposte, sono le tecniche di scrittura impiegate nei brani musicali. Teresa Procaccini segue una via più tradizionale, evidente già solo nella scelta del genere della cantata per soli, coro e orchestra. Luciano Berio e Luigi Nono optano per strutture molto più complesse e articolate, basate su raffinate tecniche di montaggio, e prefiguranti il primo un nuovo tipo di teatro musicale, il secondo una via per la spazializzazione e l’amplificazione elettronica del suono. Luca Lombardi e Sergio Liberovici tendono a mediare, fra ricerca di innovazione e rispetto della tradizione, con raffinati esempi di melologo e oratorio. Infine Oscar Bianchi, nei suoi brani cameristici, persegue soluzioni originali nel creare analogie tra il processo di germinazione di cellule melodico-ritmiche e la descrizione lucreziana dell’aggregarsi degli atomi.
Scalfaro A. (2020). La ricezione musicale italiana del "De Rerum Natura" nel secondo Novecento e nei primi anni Duemila. Bologna : Pendragon.
La ricezione musicale italiana del "De Rerum Natura" nel secondo Novecento e nei primi anni Duemila
Scalfaro A.
2020
Abstract
Il saggio offre una panoramica sulla ricezione musicale italiana del De rerum natura di Lucrezio: a tal fine è stato selezionato un insieme di autori e opere assai eterogeneo, che copre un arco temporale di circa mezzo secolo, dal 1958 al 2003. Tale insieme non ha alcuna pretesa di esaustività; si è ritenuto utile illustrare quei lavori musicali in cui s’instaura un’effettiva tensione tra il contenuto poetico dei versi e il tipo di scrittura musicale impiegata per rivestirli. I compositori selezionati presentano background e percorsi artistico-professionali assai diversi, così come differenti, e in alcuni casi quasi opposte, sono le tecniche di scrittura impiegate nei brani musicali. Teresa Procaccini segue una via più tradizionale, evidente già solo nella scelta del genere della cantata per soli, coro e orchestra. Luciano Berio e Luigi Nono optano per strutture molto più complesse e articolate, basate su raffinate tecniche di montaggio, e prefiguranti il primo un nuovo tipo di teatro musicale, il secondo una via per la spazializzazione e l’amplificazione elettronica del suono. Luca Lombardi e Sergio Liberovici tendono a mediare, fra ricerca di innovazione e rispetto della tradizione, con raffinati esempi di melologo e oratorio. Infine Oscar Bianchi, nei suoi brani cameristici, persegue soluzioni originali nel creare analogie tra il processo di germinazione di cellule melodico-ritmiche e la descrizione lucreziana dell’aggregarsi degli atomi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.