Le mummie di Roccapelago (MO) rappresentano un eccezionale ritrovamento archeologico, sia perché costituiscono un raro esempio di preservazione naturale dei membri di un'intera comunità montana di umile estrazione, vissuti in un arco temporale di circa due secoli, sia a motivo dell’eccezionale stato di conservazione degli inumati. Lo scavo archeologico nella cripta della Chiesa della Conversione di S. Paolo Apostolo a Roccapelago ha infatti permesso di recuperare i resti di oltre 400 individui, di cui circa 60 almeno parzialmente mummificati. La datazione dei reperti, effettuata sulla base della cultura materiale e dei registri parrocchiali, è stata circoscritta ad un arco temporale compreso tra la fine del XVI e la fine del XVIII secolo. Il processo di mummificazione che ha interessato una parte degli inumati è da attribuire plausibilmente alle peculiari condizioni microclimatiche della cripta, caratterizzate dall’aria secca e dalla particolare ventilazione, assicurata da due piccole finestre aperte sulla vallata. Le analisi preliminari sullo stato di conservazione dei tessuti molli mummificati, condotte mediante Spettroscopia Infrarossa in Trasformata di Fourier (FTIR) e Microscopia Elettronica a Scansione (SEM), hanno evidenziato, in generale, una buona conservazione delle strutture anatomiche e parziali alterazioni dei tessuti, preservati dalle condizioni chimico-fisiche dell’ambiente di deposizione. Le analisi antropologiche e paleopatologiche eseguite sui medesimi reperti hanno rivelato aspetti interessanti relativi alle caratteristiche fisiche e alle condizioni di vita e di salute dell’antica popolazione di Roccapelago, tra cui la notevole longevità di numerosi suoi membri, nonché il parziale isolamento geografico che ha caratterizzato la storia di questa comunità. Le peculiari condizioni di conservazione di una parte delle mummie di Roccapelago hanno infatti permesso di effettuare l’analisi molecolare del microbiota umano, cioè delle comunità di microrganismi presenti in diversi tessuti di individui vissuti tra il XVI e il XVIII secolo.

Variabilità del microbiota e dieta nelle mummie di Roccapelago

Elisabetta Cilli
;
Donata Luiselli;Mirko Traversari;Andrea Quagliariello;Federico Lugli;Patrizia Serventi;Maria Francesca Viola;Sara De Fanti;Giorgio Gruppioni
2020

Abstract

Le mummie di Roccapelago (MO) rappresentano un eccezionale ritrovamento archeologico, sia perché costituiscono un raro esempio di preservazione naturale dei membri di un'intera comunità montana di umile estrazione, vissuti in un arco temporale di circa due secoli, sia a motivo dell’eccezionale stato di conservazione degli inumati. Lo scavo archeologico nella cripta della Chiesa della Conversione di S. Paolo Apostolo a Roccapelago ha infatti permesso di recuperare i resti di oltre 400 individui, di cui circa 60 almeno parzialmente mummificati. La datazione dei reperti, effettuata sulla base della cultura materiale e dei registri parrocchiali, è stata circoscritta ad un arco temporale compreso tra la fine del XVI e la fine del XVIII secolo. Il processo di mummificazione che ha interessato una parte degli inumati è da attribuire plausibilmente alle peculiari condizioni microclimatiche della cripta, caratterizzate dall’aria secca e dalla particolare ventilazione, assicurata da due piccole finestre aperte sulla vallata. Le analisi preliminari sullo stato di conservazione dei tessuti molli mummificati, condotte mediante Spettroscopia Infrarossa in Trasformata di Fourier (FTIR) e Microscopia Elettronica a Scansione (SEM), hanno evidenziato, in generale, una buona conservazione delle strutture anatomiche e parziali alterazioni dei tessuti, preservati dalle condizioni chimico-fisiche dell’ambiente di deposizione. Le analisi antropologiche e paleopatologiche eseguite sui medesimi reperti hanno rivelato aspetti interessanti relativi alle caratteristiche fisiche e alle condizioni di vita e di salute dell’antica popolazione di Roccapelago, tra cui la notevole longevità di numerosi suoi membri, nonché il parziale isolamento geografico che ha caratterizzato la storia di questa comunità. Le peculiari condizioni di conservazione di una parte delle mummie di Roccapelago hanno infatti permesso di effettuare l’analisi molecolare del microbiota umano, cioè delle comunità di microrganismi presenti in diversi tessuti di individui vissuti tra il XVI e il XVIII secolo.
2020
Le Mummie di Roccapelago. Un progetto pilota di ricerca interdisciplinare tra archeologia, antropologia, storia e scienze applicate
163
170
Elisabetta Cilli, Donata Luiselli, Mirko Traversari, Andrea Quagliariello, Federico Lugli, Patrizia Serventi, Maria Francesca Viola, Lorenzo Pavarini, Sara De Fanti, Anna Cipriani, Carlotta De Filippo, Giorgio Gruppioni
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