L'intervento vuole di proposito evitare di dare conto delle idee linguistiche vichiane ereditate direttamente da Cesarotti, proponendosi semmai il più semplice obiettivo di coglierne le affinità e le differenze senza la pretesa di stabilirne le derivazioni dall’uno all’altro. Molte ipotesi e molte possibili spiegazioni di come sia nato il linguaggio avevano estesa e condivisa circolazione ed è molto spesso impossibile individuarne la paternità, che pure esiste quasi sempre. Come per Vico Cesarotti condivide la tesi, in sé tutt’altro che nuova, che l’origine dei nomi sia motivata e avvenuta per natura, benché minoritaria rispetto a quella di coloro che già allora ne sostenevano una formazione del tutto arbitraria e immotivata. Tuttavia l’interesse preminente di Cesarotti per la comunicazione vocale spiega lo scarso rilievo che hanno in lui i geroglifici e in generale la scrittura, mentre Vico rimprovera i «dotti» che «stimarono cose separate l’origini delle lettere dall’origini delle lingue». Come metodo, tutti e due si servono dell'ontogenesi per proiettarla sulla filogenesi. Quanto alle differenze, fondamentale è quella sui tropi, che per Vico sono l'originario mezzo di esprimersi e come tali surrogano alle origini l'assenza del concetto, mentre in Cesarotti sono le cause degli errori della lingua, da scoprire ed emendare. Diverse sono anche le spiegazioni sull'origine delle inversioni o figure di spostamento e l'interpretazione delle etimologie.
andrea battistini (2020). Le origini del linguaggio in Vico e in Cesarotti. Roma : Carocci [10.36174/0000001].
Le origini del linguaggio in Vico e in Cesarotti
andrea battistini
2020
Abstract
L'intervento vuole di proposito evitare di dare conto delle idee linguistiche vichiane ereditate direttamente da Cesarotti, proponendosi semmai il più semplice obiettivo di coglierne le affinità e le differenze senza la pretesa di stabilirne le derivazioni dall’uno all’altro. Molte ipotesi e molte possibili spiegazioni di come sia nato il linguaggio avevano estesa e condivisa circolazione ed è molto spesso impossibile individuarne la paternità, che pure esiste quasi sempre. Come per Vico Cesarotti condivide la tesi, in sé tutt’altro che nuova, che l’origine dei nomi sia motivata e avvenuta per natura, benché minoritaria rispetto a quella di coloro che già allora ne sostenevano una formazione del tutto arbitraria e immotivata. Tuttavia l’interesse preminente di Cesarotti per la comunicazione vocale spiega lo scarso rilievo che hanno in lui i geroglifici e in generale la scrittura, mentre Vico rimprovera i «dotti» che «stimarono cose separate l’origini delle lettere dall’origini delle lingue». Come metodo, tutti e due si servono dell'ontogenesi per proiettarla sulla filogenesi. Quanto alle differenze, fondamentale è quella sui tropi, che per Vico sono l'originario mezzo di esprimersi e come tali surrogano alle origini l'assenza del concetto, mentre in Cesarotti sono le cause degli errori della lingua, da scoprire ed emendare. Diverse sono anche le spiegazioni sull'origine delle inversioni o figure di spostamento e l'interpretazione delle etimologie.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.