Da quando il covid-19 è entrato a fare parte delle nostre vite siamo costretti giorno dopo giorno a capovolgere le nostre attività quotidiane e le priorità. Gli effetti della pandemia sulla vita domestica sono di certo enormi. È in particolare il regime spazio-temporale ad essere stato modificato, vale a dire la nostra possibilità di organizzare e vivere il tempo e lo spazio sia a livello individuale che collettivo. L’Italia è stata infatti protagonista di quello che il sociologo tedesco Hartmut Rosa (2015) definirebbe come una vera e propria decelerazione sociale, in opposizione alle profonde forme di accelerazione a cui siamo stati lungamente esposti. Soprattutto durante la prima fase di lockdown (8 marzo – 4 maggio 2020) abbiamo rinunciato alla progettualità (dalle vacanze estive al nostro futuro) e sospeso il funzionamento di alcune consuetudini, nonché messo in stand-by molte delle nostre attività. Questa condizione presenta naturalmente degli effetti sulla nostra persona e sul modo in cui ci relazioniamo con il mondo esterno, ad oggi praticamente inaccessibile se non attraverso dispositivi digitali. Per leggere la complessità del fenomeno, o almeno una parte di questa, con il presente contributo mi concentro su due aspetti: la de-coincidenza e la digitalizzazione della nostra vita domestica. Se quello di de-coincidenza rispecchia la parte esistenziale del fenomeno covid-19, la digitalizzazione si inserisce come aspetto con cui mantenere attive le nostre attività e, in parte, le nostre relazioni. A fianco di considerazioni teoriche, riporto uno studio esplorativo condotto con Antonio Maturo (sociologo presso l’Università di Bologna) durante le prime tre settimane della fase di lockdown. In particolare, mostrerò alcuni dei risultati emersi rispetto al ruolo che il digitale sta ricoprendo nelle vite degli intervistati sia nel mitigare il senso di angoscia prodotto dalla condizione sia nell’esacerbare l’egemonia tecnologica da cui, attualmente, non riusciamo ad uscire (e non possiamo neppure farlo).

#LOCKDOWN. VITA QUOTIDIANA TRA DE-COINCIDENZA E DIGITALIZZAZIONE

Veronica Moretti
2020

Abstract

Da quando il covid-19 è entrato a fare parte delle nostre vite siamo costretti giorno dopo giorno a capovolgere le nostre attività quotidiane e le priorità. Gli effetti della pandemia sulla vita domestica sono di certo enormi. È in particolare il regime spazio-temporale ad essere stato modificato, vale a dire la nostra possibilità di organizzare e vivere il tempo e lo spazio sia a livello individuale che collettivo. L’Italia è stata infatti protagonista di quello che il sociologo tedesco Hartmut Rosa (2015) definirebbe come una vera e propria decelerazione sociale, in opposizione alle profonde forme di accelerazione a cui siamo stati lungamente esposti. Soprattutto durante la prima fase di lockdown (8 marzo – 4 maggio 2020) abbiamo rinunciato alla progettualità (dalle vacanze estive al nostro futuro) e sospeso il funzionamento di alcune consuetudini, nonché messo in stand-by molte delle nostre attività. Questa condizione presenta naturalmente degli effetti sulla nostra persona e sul modo in cui ci relazioniamo con il mondo esterno, ad oggi praticamente inaccessibile se non attraverso dispositivi digitali. Per leggere la complessità del fenomeno, o almeno una parte di questa, con il presente contributo mi concentro su due aspetti: la de-coincidenza e la digitalizzazione della nostra vita domestica. Se quello di de-coincidenza rispecchia la parte esistenziale del fenomeno covid-19, la digitalizzazione si inserisce come aspetto con cui mantenere attive le nostre attività e, in parte, le nostre relazioni. A fianco di considerazioni teoriche, riporto uno studio esplorativo condotto con Antonio Maturo (sociologo presso l’Università di Bologna) durante le prime tre settimane della fase di lockdown. In particolare, mostrerò alcuni dei risultati emersi rispetto al ruolo che il digitale sta ricoprendo nelle vite degli intervistati sia nel mitigare il senso di angoscia prodotto dalla condizione sia nell’esacerbare l’egemonia tecnologica da cui, attualmente, non riusciamo ad uscire (e non possiamo neppure farlo).
2020
COVID-19 Le parole diagonali della Sociologia
49
54
Veronica Moretti
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