In questo capitolo si analizzano in termini geostatistici i dati di concentrazione del radon nelle varie matrici sul territorio della regione Emilia-Romagna, derivanti dalle indagini illustrate nei capitoli precedenti. L’elaborazione geostatistica ha lo scopo di contribuire a mettere in evidenza elementi utili alla comprensione della distribuzione spaziale del radon sul territorio regionale. Nei capitoli precedenti, materiali da costruzione, acque e strutture geologiche sono state considerate come possibili “fonti di provenienza” del gas. Nella presente analisi si focalizza l’attenzione sulla regionalizzazione dei valori di radon e su eventuali correlazioni fra concentrazioni ed altri elementi associati al campione in esame; infatti l’esistenza, l’intensità e l’estensione di correlazioni spaziali forniscono elementi essenziali per identificare aree a maggiore rischio potenziale. Occorre tuttavia un approfondimento critico sul significato delle elaborazioni statistiche e geostatistiche proposte, nonché sulla regionalizzazione dei dati disponibili. In effetti, è naturale considerare che le diverse misure di radon effettuate dipendono direttamente dalle coordinate spaziali, per effetto del tipo di terreno, della quota e della presenza di fattori geologici vari. Peraltro, la concentrazione di radon indoor è una variabile discreta, perché non è definita in ogni punto dello spazio geografico, ma solo dove esistono delle costruzioni. Non è questa la sede per dimostrare la correttezza dell’approccio adottato, diciamo semplicemente che le concentrazioni rilevate sono funzionalmente correlate ad una variabile regionalizzata continua, definita in ogni punto del territorio. Occorre ricordare che i rilevamenti effettuati sono sempre affetti da un margine di incertezza, legato in primo luogo alla precisione dello strumento di misura (come si sa ogni misura sperimentale è caratterizzata da un’indeterminazione propria della tecnica usata). Un’ulteriore fonte di approssimazione è la non perfetta raffrontabilità delle misure, derivante da fattori quali la non contemporaneità delle misure, le diverse dimensioni dei locali dove sono state prese, il volume di riferimento, ecc, che le rendono non equivalenti. Dal punto di vista della Geostatistica tali incertezze ed imprecisioni concorrono all’insorgere del cosiddetto “effetto pepita”, caratteristica che rileva la presenza e l’importanza della variabilità spaziale. Un’analisi critica dei dati disponibili ha consentito di stabilirne l’utilizzabilità previo un adattamento rispetto all’elaborazione specifica.
Bruno R., Sgallari S. (2007). Analisi geostatistica della distribuzione spaziale delle concentrazioni di radon. BOLOGNA : Regione Emilia Romagna.
Analisi geostatistica della distribuzione spaziale delle concentrazioni di radon
BRUNO, ROBERTO;SGALLARI, SERENA
2007
Abstract
In questo capitolo si analizzano in termini geostatistici i dati di concentrazione del radon nelle varie matrici sul territorio della regione Emilia-Romagna, derivanti dalle indagini illustrate nei capitoli precedenti. L’elaborazione geostatistica ha lo scopo di contribuire a mettere in evidenza elementi utili alla comprensione della distribuzione spaziale del radon sul territorio regionale. Nei capitoli precedenti, materiali da costruzione, acque e strutture geologiche sono state considerate come possibili “fonti di provenienza” del gas. Nella presente analisi si focalizza l’attenzione sulla regionalizzazione dei valori di radon e su eventuali correlazioni fra concentrazioni ed altri elementi associati al campione in esame; infatti l’esistenza, l’intensità e l’estensione di correlazioni spaziali forniscono elementi essenziali per identificare aree a maggiore rischio potenziale. Occorre tuttavia un approfondimento critico sul significato delle elaborazioni statistiche e geostatistiche proposte, nonché sulla regionalizzazione dei dati disponibili. In effetti, è naturale considerare che le diverse misure di radon effettuate dipendono direttamente dalle coordinate spaziali, per effetto del tipo di terreno, della quota e della presenza di fattori geologici vari. Peraltro, la concentrazione di radon indoor è una variabile discreta, perché non è definita in ogni punto dello spazio geografico, ma solo dove esistono delle costruzioni. Non è questa la sede per dimostrare la correttezza dell’approccio adottato, diciamo semplicemente che le concentrazioni rilevate sono funzionalmente correlate ad una variabile regionalizzata continua, definita in ogni punto del territorio. Occorre ricordare che i rilevamenti effettuati sono sempre affetti da un margine di incertezza, legato in primo luogo alla precisione dello strumento di misura (come si sa ogni misura sperimentale è caratterizzata da un’indeterminazione propria della tecnica usata). Un’ulteriore fonte di approssimazione è la non perfetta raffrontabilità delle misure, derivante da fattori quali la non contemporaneità delle misure, le diverse dimensioni dei locali dove sono state prese, il volume di riferimento, ecc, che le rendono non equivalenti. Dal punto di vista della Geostatistica tali incertezze ed imprecisioni concorrono all’insorgere del cosiddetto “effetto pepita”, caratteristica che rileva la presenza e l’importanza della variabilità spaziale. Un’analisi critica dei dati disponibili ha consentito di stabilirne l’utilizzabilità previo un adattamento rispetto all’elaborazione specifica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.