Le problematiche sempre più stringenti collegate da un lato alla situazione strategica dei rifornimenti di combustibili fossili (petrolio, gas e carbone), situati in località geopoliticamente molto instabili, e dall’altro all’ormai verificato effetto di degrado delle condizioni climatiche dovuto all’effetto serra, hanno reso la necessità di ricorrere alle energie rinnovabili più avvertita da parte sia dell’opinione pubblica che della classe imprenditoriale. In particolare, il settore fotovoltaico sta conoscendo negli ultimi anni un trend di crescita impressionante per intensità e continuità, trainato da misure di incentivazione di alcuni Paesi (Giappone, Germania, Spagna e dal 2005 anche Italia), passando dai 45 MWp installati (intesi come potenza equivalente al numero di pannelli prodotti) nel 1990 ai 1460 MWp del 2005, con un incremento medio per anno negli ultimi sette anni superiore al 35%. D’altra parte, già nel 2004 la produzione di fotovoltaico è stata inferiore alla domanda, mentre nel 2005 è stata di poco superiore (ca. 1650 MWp contro i 1460 installati). A partire dagli anni ’70 alcune materie plastiche hanno evidenziato proprietà di semiconduttori e conduttori fondamentalmente simili a quelle del Silicio, in precedenza non immaginate. Negli ultimi dieci anni l’attenzione dei ricercatori si è focalizzata soprattutto sulla possibilità di utilizzare questi materiali per fabbricare celle fotovoltaiche plastiche, ed oggi sono numerose in tutto il mondo le aziende che stanno pesantemente investendo in ricerca per arrivare sul mercato con questo prodotto (STMicroelectronics, Philips, Sharp e altre). La tecnologia plastica offre una serie di vantaggi rispetto a quella basata sul Silicio: innanzitutto il basso costo della materia prima, che potenzialmente può arrivare ai livelli del polietilene e polipropilene; la leggerezza e la flessibilità dei dispositivi così ottenuti, che consentono di ricoprire virtualmente ogni superficie; la possibilità di ottenere un prodotto finito colorato a piacere, quindi ben tagliato anche per applicazioni architettoniche; la possibilità di espandere la produzione senza investimenti pesanti, ed in tempi molto rapidi.
L. Setti (2008). Celle fotovoltaiche plastiche. BOLOGNA : Labelab srl.
Celle fotovoltaiche plastiche
SETTI, LEONARDO
2008
Abstract
Le problematiche sempre più stringenti collegate da un lato alla situazione strategica dei rifornimenti di combustibili fossili (petrolio, gas e carbone), situati in località geopoliticamente molto instabili, e dall’altro all’ormai verificato effetto di degrado delle condizioni climatiche dovuto all’effetto serra, hanno reso la necessità di ricorrere alle energie rinnovabili più avvertita da parte sia dell’opinione pubblica che della classe imprenditoriale. In particolare, il settore fotovoltaico sta conoscendo negli ultimi anni un trend di crescita impressionante per intensità e continuità, trainato da misure di incentivazione di alcuni Paesi (Giappone, Germania, Spagna e dal 2005 anche Italia), passando dai 45 MWp installati (intesi come potenza equivalente al numero di pannelli prodotti) nel 1990 ai 1460 MWp del 2005, con un incremento medio per anno negli ultimi sette anni superiore al 35%. D’altra parte, già nel 2004 la produzione di fotovoltaico è stata inferiore alla domanda, mentre nel 2005 è stata di poco superiore (ca. 1650 MWp contro i 1460 installati). A partire dagli anni ’70 alcune materie plastiche hanno evidenziato proprietà di semiconduttori e conduttori fondamentalmente simili a quelle del Silicio, in precedenza non immaginate. Negli ultimi dieci anni l’attenzione dei ricercatori si è focalizzata soprattutto sulla possibilità di utilizzare questi materiali per fabbricare celle fotovoltaiche plastiche, ed oggi sono numerose in tutto il mondo le aziende che stanno pesantemente investendo in ricerca per arrivare sul mercato con questo prodotto (STMicroelectronics, Philips, Sharp e altre). La tecnologia plastica offre una serie di vantaggi rispetto a quella basata sul Silicio: innanzitutto il basso costo della materia prima, che potenzialmente può arrivare ai livelli del polietilene e polipropilene; la leggerezza e la flessibilità dei dispositivi così ottenuti, che consentono di ricoprire virtualmente ogni superficie; la possibilità di ottenere un prodotto finito colorato a piacere, quindi ben tagliato anche per applicazioni architettoniche; la possibilità di espandere la produzione senza investimenti pesanti, ed in tempi molto rapidi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.