L’obiettivo di questo saggio è quello di rileggere in maniera critica il rapporto che l’antropologia ha intrattenuto con la memoria e, attraverso la lente delle narrazioni auto-biografiche, metterne in luce alcuni elementi fondanti. Nell’antropologia il tema della memoria ha costituito una sorta di “non detto”. Sia nelle sue implicazioni teoriche, sia nella praxis della ricerca di campo, la concettualizzazione del tema della memoria non ha costituito parte integrante del sapere etno-antropologico. In questo saggio si esamineranno le ragioni di tale controverso atteggiamento; esse sono molteplici e da individuarsi nella natura “ibrida” ed “imperfetta” della disciplina. Per esaminare il tema della memoria in antropologia è necessario dunque tenere in considerazione vari livelli di analisi: 1) Lo statuto storico-etico e politico dell’antropologia; 2) Le pratiche della ricerca di campo; 3) Le modalità di incorporazione, trasmissione e cristallizazione del patrimonio culturale da parte degli antropologi e da parte dei “nativi”, degli altri. Se per un certo periodo l’obiettivo dell’antropologia fu quello di occultare il tempo, “cristallizzando” culture e società per creare “modelli” specifici (evoluzionistici, funzionalisti, strutturalisti, struttural-funzionalisti) e utilizzando precise metafore atte ad eliminare ogni possibile tensione tra memoria/ricordo/oblio, fu intorno agli anni Cinquanta del Novecento che si iniziò a prendere in seria considerazione il tema della memoria culturale e sociale.
Z.A.Franceschi (2007). La memoria negli studi antropologici: il ruolo di storie di vita e autobiografie. ROMA : Meltemi.
La memoria negli studi antropologici: il ruolo di storie di vita e autobiografie
FRANCESCHI, ZELDA ALICE
2007
Abstract
L’obiettivo di questo saggio è quello di rileggere in maniera critica il rapporto che l’antropologia ha intrattenuto con la memoria e, attraverso la lente delle narrazioni auto-biografiche, metterne in luce alcuni elementi fondanti. Nell’antropologia il tema della memoria ha costituito una sorta di “non detto”. Sia nelle sue implicazioni teoriche, sia nella praxis della ricerca di campo, la concettualizzazione del tema della memoria non ha costituito parte integrante del sapere etno-antropologico. In questo saggio si esamineranno le ragioni di tale controverso atteggiamento; esse sono molteplici e da individuarsi nella natura “ibrida” ed “imperfetta” della disciplina. Per esaminare il tema della memoria in antropologia è necessario dunque tenere in considerazione vari livelli di analisi: 1) Lo statuto storico-etico e politico dell’antropologia; 2) Le pratiche della ricerca di campo; 3) Le modalità di incorporazione, trasmissione e cristallizazione del patrimonio culturale da parte degli antropologi e da parte dei “nativi”, degli altri. Se per un certo periodo l’obiettivo dell’antropologia fu quello di occultare il tempo, “cristallizzando” culture e società per creare “modelli” specifici (evoluzionistici, funzionalisti, strutturalisti, struttural-funzionalisti) e utilizzando precise metafore atte ad eliminare ogni possibile tensione tra memoria/ricordo/oblio, fu intorno agli anni Cinquanta del Novecento che si iniziò a prendere in seria considerazione il tema della memoria culturale e sociale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.