Nel corso degli ultimi cinquant'anni la moda è divenuta un fenomeno sociale di portata vastissima, in grado di condizionare gusti, scelte e comportamenti dei consumatori di mezzo mondo; essa è stata, ed è, un potente veicolo di integrazione dei consumi. La presenza pervasiva della moda nella nostra società è efficacemente testimoniata dall'attenzione che le dedicano i media, che non perdono occasione per documentare sfilate, novità stagionali e stranezze uscite dalla virtuosa fantasia dei creatori. Ma spazio altrettanto significativo è conquistato dalla moda nelle pagine economiche di quotidiani e settimanali, nonché nei periodici specializzati nell'analisi economica. E se c'è un paese che ha fatto della moda uno dei settori più vitali dell'economia quello è proprio l'Italia, che si è imposta come la patria del buon gusto e della creatività, superando un concorrente temibile quale la Francia. Abbagliati dalla visibilità conferita dai riflettori mediatici puntati sul mondo della moda si fatica a immaginare che non si tratta di un fenomeno nuovo, tipico della nostra epoca - sebbene inusitate ne siano dimensioni e portata. Opportuna è dunque la pubblicazione di un Annate della Storia d'Italia dedicato alla moda, che innanzitutto viene a colmare un'evidente lacuna storiografica. I saggi qui raccolti si propongono di esplorare ruolo e funzioni della moda nella società italiana tra Basso Medioevo e XX secolo; dal rapporto fra il corpo e la moda al legame tra abito e rappresentazione sociale; da un'analisi dei materiali al ruolo della confezione; dall'esame della stampa di moda ai luoghi di distribuzione. Il volume illustra cosi come, da almeno cinquecento anni, la moda sia una componente significativa del vivere sociale e come il ruolo e la funzione che essa ricopre nella attuale società italiana siano il frutto di un plurisecolare e cumulativo percorso di interazioni tra evoluzione del gusto, trasformazioni sociali, cambiamento economico e innovazioni tecnologiche.

La moda. Storia d’Italia, Annali 19

GIUSBERTI, FABIO;
2004

Abstract

Nel corso degli ultimi cinquant'anni la moda è divenuta un fenomeno sociale di portata vastissima, in grado di condizionare gusti, scelte e comportamenti dei consumatori di mezzo mondo; essa è stata, ed è, un potente veicolo di integrazione dei consumi. La presenza pervasiva della moda nella nostra società è efficacemente testimoniata dall'attenzione che le dedicano i media, che non perdono occasione per documentare sfilate, novità stagionali e stranezze uscite dalla virtuosa fantasia dei creatori. Ma spazio altrettanto significativo è conquistato dalla moda nelle pagine economiche di quotidiani e settimanali, nonché nei periodici specializzati nell'analisi economica. E se c'è un paese che ha fatto della moda uno dei settori più vitali dell'economia quello è proprio l'Italia, che si è imposta come la patria del buon gusto e della creatività, superando un concorrente temibile quale la Francia. Abbagliati dalla visibilità conferita dai riflettori mediatici puntati sul mondo della moda si fatica a immaginare che non si tratta di un fenomeno nuovo, tipico della nostra epoca - sebbene inusitate ne siano dimensioni e portata. Opportuna è dunque la pubblicazione di un Annate della Storia d'Italia dedicato alla moda, che innanzitutto viene a colmare un'evidente lacuna storiografica. I saggi qui raccolti si propongono di esplorare ruolo e funzioni della moda nella società italiana tra Basso Medioevo e XX secolo; dal rapporto fra il corpo e la moda al legame tra abito e rappresentazione sociale; da un'analisi dei materiali al ruolo della confezione; dall'esame della stampa di moda ai luoghi di distribuzione. Il volume illustra cosi come, da almeno cinquecento anni, la moda sia una componente significativa del vivere sociale e come il ruolo e la funzione che essa ricopre nella attuale società italiana siano il frutto di un plurisecolare e cumulativo percorso di interazioni tra evoluzione del gusto, trasformazioni sociali, cambiamento economico e innovazioni tecnologiche.
2004
898
9788806156282
F. Giusberti; M. Belfanti
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