Il futuro del patrimonio del XX secolo è al centro del dibattito disciplinare relativo al restauro architettonico e pone questioni teorico-pratiche tuttora aperte. La vicenda della Casa del Mutilato di Ancona ne è un esempio emblematico: espressione della sperimentazione architettonica e urbanistica condotta a partire dagli anni Venti, l’edificio – costruito per supportare i mutilati e gli invalidi di guerra – è stato più volte trasformato per adattarlo ai nuovi usi e, infine, abbandonato. Solo recentemente, un’iniziativa bottom-up promossa da comuni cittadini, interessati al suo futuro, sembra poter risollevare le sorti incerte di questa architettura. A partire dall’esperienza richiamata, l’intervento sviluppa una duplice riflessione: affronta e descrive le tematiche relative al restauro dell’architettura moderna, con particolare attenzione a quella del ventennio fascista, offrendo un quadro sullo stato dell’arte delle specifiche ricerche e sulle generali problematiche di conservazione e valorizzazione; e, con esplicito riferimento all’edificio anconetano, propone l’analisi dei materiali, delle tecniche costruttive e dello stato di conservazione, prefigurando le principali problematiche per un suo prossimo restauro ed evidenziando il ruolo essenziale delle comunità di patrimonio nel sostenere e trasmettere alle generazioni future un’eredità individuale e collettiva.
Marco Pretelli, Chiara Mariotti (2019). La Casa del Mutilato di Ancona: problemi e temi dell’intervento di restauro, tra conservazione e valorizzazione. Firenze : Edifir.
La Casa del Mutilato di Ancona: problemi e temi dell’intervento di restauro, tra conservazione e valorizzazione
Marco Pretelli;Chiara Mariotti
2019
Abstract
Il futuro del patrimonio del XX secolo è al centro del dibattito disciplinare relativo al restauro architettonico e pone questioni teorico-pratiche tuttora aperte. La vicenda della Casa del Mutilato di Ancona ne è un esempio emblematico: espressione della sperimentazione architettonica e urbanistica condotta a partire dagli anni Venti, l’edificio – costruito per supportare i mutilati e gli invalidi di guerra – è stato più volte trasformato per adattarlo ai nuovi usi e, infine, abbandonato. Solo recentemente, un’iniziativa bottom-up promossa da comuni cittadini, interessati al suo futuro, sembra poter risollevare le sorti incerte di questa architettura. A partire dall’esperienza richiamata, l’intervento sviluppa una duplice riflessione: affronta e descrive le tematiche relative al restauro dell’architettura moderna, con particolare attenzione a quella del ventennio fascista, offrendo un quadro sullo stato dell’arte delle specifiche ricerche e sulle generali problematiche di conservazione e valorizzazione; e, con esplicito riferimento all’edificio anconetano, propone l’analisi dei materiali, delle tecniche costruttive e dello stato di conservazione, prefigurando le principali problematiche per un suo prossimo restauro ed evidenziando il ruolo essenziale delle comunità di patrimonio nel sostenere e trasmettere alle generazioni future un’eredità individuale e collettiva.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.