L’uso del trapianto di tessuto adiposo auto-logo per riempire difetti e rimodellare i contorni corporei è stato descritto oltre un secolo fa. La prima descrizione sull’uso del trapianto di tessuto adiposo come “filler” venne da Czerny nel 1985 il quale per primo aumentò una mammella con un lipoma rimosso dal dor-so 1. L’innesto di tessuto adiposo è stata una tecnica ben descritta nella prima parte del ven-tesimo secolo 2. Tuttavia entrò in disuso dopo qualche pre-occupazione nata nel 1950 riguardo la perdita di volume in tale tipo di trapianto 3. L’uso corrente del lipofilling risale al 1987, quando Bircoll descrisse un metodo che ac-coppiava la liposuzione con il trapianto nella mammella del tessuto adiposo prelevato 4. Il maggior vantaggio citato di questa tecnica è legato al fatto dell’illimitato sito donatore. Tuttavia ci furono immediatamente preoc-cupazioni riguardo al fatto che questa tecnica potesse provocare cicatrici interne nel tessuto mammario, che potessero interferire o creare dubbi durante lo screening. Questo spinse l’American Society of Plastic and Reconstructive Surgeons ad emanare una dichiarazione nel 1987 che condannava l’uso di questa procedura 5. Più o meno nello stesso periodo, compari-rono numerosi articoli scientifici che suggeriva-no che molte altre procedure sulla mammella, come la mastoplastica riduttiva, portavano a cicatrici mammarie che erano poi visibili duran-te le metodiche di screening mammario e che queste cicatrici erano di gran lunga più volumi-nose rispetto a quelle che ci si poteva aspetta-re in seguito ad un intervento di trapianto di tessuto adiposo autologo 6. In aggiunta, numerosi case reports e case series sono stati pubblicati nel corso degli anni, nessuno supportante alcuna evidenza delle precedenti preoccupazioni in merito alla tecni-ca. Ci sono stati cambiamenti e miglioramenti nella tecnica di esecuzione che hanno portato ad maggiore confidenza soprattutto in ricostru-zione e rimodellamento mammario 7. Così che nel 2009 l’ American Society of Plastic Surgeons nel 2009 rivide la sua prece-dente condanna del 1987 riguardo alla sicu-rezza 8. Attualmente il trapianto adiposo autologo rappresenta la procedura più frequentemente utilizzata in chirurgia mammaria ricostruttiva ed estetica. La procedura è semplice, sicura e ri-producibile. Il tessuto adiposo risulta essere biocompatibile, versatile, naturale, non immu-nogenico, gratuito e facilmente ottenibile. Diverse tecniche sono state descritte sul metodo di prelievo. In tutte queste il tessuto adiposo viene prelevato, processato e innesta-to 7-9. È una procedura sicura che può permettere di: - migliorare e correggere avvallamenti e cica-trici, dopo chirurgia conservativa mammaria e a supporto di altre tecniche ricostruttive - trattare asimmetrie e patologie malformati-ve (mammella tuberosa) - ricostruzione di intere mammelle dopo chi-rurgia demolitiva - supporto a tessuti radiotrattati o che do-vranno subire radioterapia - aumenti di volume mammario
De Santis Giorgio, P.M. (2015). Aspetti di Chirurgia Rigenerativa della Mammella. Roma : Società Editrice Universo srl.
Aspetti di Chirurgia Rigenerativa della Mammella
Pignatti Marco;
2015
Abstract
L’uso del trapianto di tessuto adiposo auto-logo per riempire difetti e rimodellare i contorni corporei è stato descritto oltre un secolo fa. La prima descrizione sull’uso del trapianto di tessuto adiposo come “filler” venne da Czerny nel 1985 il quale per primo aumentò una mammella con un lipoma rimosso dal dor-so 1. L’innesto di tessuto adiposo è stata una tecnica ben descritta nella prima parte del ven-tesimo secolo 2. Tuttavia entrò in disuso dopo qualche pre-occupazione nata nel 1950 riguardo la perdita di volume in tale tipo di trapianto 3. L’uso corrente del lipofilling risale al 1987, quando Bircoll descrisse un metodo che ac-coppiava la liposuzione con il trapianto nella mammella del tessuto adiposo prelevato 4. Il maggior vantaggio citato di questa tecnica è legato al fatto dell’illimitato sito donatore. Tuttavia ci furono immediatamente preoc-cupazioni riguardo al fatto che questa tecnica potesse provocare cicatrici interne nel tessuto mammario, che potessero interferire o creare dubbi durante lo screening. Questo spinse l’American Society of Plastic and Reconstructive Surgeons ad emanare una dichiarazione nel 1987 che condannava l’uso di questa procedura 5. Più o meno nello stesso periodo, compari-rono numerosi articoli scientifici che suggeriva-no che molte altre procedure sulla mammella, come la mastoplastica riduttiva, portavano a cicatrici mammarie che erano poi visibili duran-te le metodiche di screening mammario e che queste cicatrici erano di gran lunga più volumi-nose rispetto a quelle che ci si poteva aspetta-re in seguito ad un intervento di trapianto di tessuto adiposo autologo 6. In aggiunta, numerosi case reports e case series sono stati pubblicati nel corso degli anni, nessuno supportante alcuna evidenza delle precedenti preoccupazioni in merito alla tecni-ca. Ci sono stati cambiamenti e miglioramenti nella tecnica di esecuzione che hanno portato ad maggiore confidenza soprattutto in ricostru-zione e rimodellamento mammario 7. Così che nel 2009 l’ American Society of Plastic Surgeons nel 2009 rivide la sua prece-dente condanna del 1987 riguardo alla sicu-rezza 8. Attualmente il trapianto adiposo autologo rappresenta la procedura più frequentemente utilizzata in chirurgia mammaria ricostruttiva ed estetica. La procedura è semplice, sicura e ri-producibile. Il tessuto adiposo risulta essere biocompatibile, versatile, naturale, non immu-nogenico, gratuito e facilmente ottenibile. Diverse tecniche sono state descritte sul metodo di prelievo. In tutte queste il tessuto adiposo viene prelevato, processato e innesta-to 7-9. È una procedura sicura che può permettere di: - migliorare e correggere avvallamenti e cica-trici, dopo chirurgia conservativa mammaria e a supporto di altre tecniche ricostruttive - trattare asimmetrie e patologie malformati-ve (mammella tuberosa) - ricostruzione di intere mammelle dopo chi-rurgia demolitiva - supporto a tessuti radiotrattati o che do-vranno subire radioterapia - aumenti di volume mammarioI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.