In Veneto 1984-89 raccoglie, attraverso una ricerca condotta all’interno dell’archivio del fotografo Guido Guidi, un’analisi dell’area del Veneto centrale, un'area nota per essersi rapidamente trasformata in un paesaggio profondamente incerto, marginale, intimamente privo di gerarchie. I luoghi interessati compresi tra le province di Treviso, Vicenza, Padova e Venezia, sembrano essere quasi parte dello stesso disegno, dello stesso luogo; queste città sono perciò testimoni di un processo che ha trasformato vaste regioni rurali verso nuova forma di frammentazione nota come diffusione urbana o città diffusa. Nei vuoti disponibili tra le città, negli spazi interstiziali, i principali assi viari appoggeranno infatti flussi incrementali destinati a generare sistemi insediativi policentrici sempre più capillari. Città diffusa, così è stata definita quest’area del Veneto centrale, una vasta regione interprovinciale che si sviluppa senza soluzione di continuità per dare origine a un sistema edificato ininterrotto. Qualche anno più tardi, Paola Viganò scriverà che “la percezione più diffusa e frequente dello spazio contemporaneo è quella di un continuum omogeneo nel quale difficilmente possono riconoscersi le rotture che hanno segnato nel passato la percezione della città e del territorio: «cambiamenti di natura» tra interno ed esterno, tra luogo sicuro e non, tra luogo distante e prossimo".
La ricerca paziente. Guido Guidi e il paesaggio veneto / S. Rossl. - STAMPA. - (2019), pp. 50-57.
La ricerca paziente. Guido Guidi e il paesaggio veneto
S. Rossl
2019
Abstract
In Veneto 1984-89 raccoglie, attraverso una ricerca condotta all’interno dell’archivio del fotografo Guido Guidi, un’analisi dell’area del Veneto centrale, un'area nota per essersi rapidamente trasformata in un paesaggio profondamente incerto, marginale, intimamente privo di gerarchie. I luoghi interessati compresi tra le province di Treviso, Vicenza, Padova e Venezia, sembrano essere quasi parte dello stesso disegno, dello stesso luogo; queste città sono perciò testimoni di un processo che ha trasformato vaste regioni rurali verso nuova forma di frammentazione nota come diffusione urbana o città diffusa. Nei vuoti disponibili tra le città, negli spazi interstiziali, i principali assi viari appoggeranno infatti flussi incrementali destinati a generare sistemi insediativi policentrici sempre più capillari. Città diffusa, così è stata definita quest’area del Veneto centrale, una vasta regione interprovinciale che si sviluppa senza soluzione di continuità per dare origine a un sistema edificato ininterrotto. Qualche anno più tardi, Paola Viganò scriverà che “la percezione più diffusa e frequente dello spazio contemporaneo è quella di un continuum omogeneo nel quale difficilmente possono riconoscersi le rotture che hanno segnato nel passato la percezione della città e del territorio: «cambiamenti di natura» tra interno ed esterno, tra luogo sicuro e non, tra luogo distante e prossimo".I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.