Partendo dalle considerazioni di Claudio Meldolesi sulla dimensione ludica del teatro, il saggio traccia un parallelo fra la cultura del gioco nella civiltà greca e le modalità realizzative e inventive della compagnia Laminarie, formazione non a caso spesso impegnata in progetti fondati sulla rivisitazione laboratoriale di tragedie greche come "Ecuba" o "Antigone". Per i greci, il gioco era nel teatro, dove affiorava come sopravvivenza dei giochi imitativi dell'infanzia. Al contempo, però, il gioco veniva prima del teatro, poiché, già nei bambini, metteva istintivamente alla prova la vocazione imitativa dell'essere umano. Infine, il gioco, già di per sé, era un analogo teatro. Vale a dire una pratica che, anche quando extra-imitativa ed extra-drammatica come nel caso dei giochi con i dadi, rispondeva, a somiglianza delle pratiche sceniche, ai valori della norma e ai principi del conflitto, seppure declinati, questi ultimi, sotto forma di competizione. In modo analogo, la dimensione del gioco, con la sua carica di azzardi, imprevisti ed occasioni, accompagna i progetti di Laminarie al DOM la Cupola del Pilastro. Più che fare spettacoli, Bruna Gambarelli e Febo Del Zozzo tornano continuatamente al teatro partendo da progettualità combinatorie e aperte agli interventi del caso. Le regole di questo giocare non sono codificate ma vengono di volta in volta suggerite dall'impegno a sviluppare rapporti fra arti, conoscenze ed esperienze in atto. Di conseguenza, la spazialità del DOM e le realtà del Pilastro, da un lato, vengono abitate da eventi, incontri e iniziative coinvolgenti il pubblico, mentre, dall'altro, sono esse stesse componenti interne dei progetti che ospitano, e che nascono, appunto, nell'ambito d'una dinamica ludica la cui sfida essenziale consiste nell'attivare connessioni e accostamenti fra quanto viene concretamente realizzato e ciò che si vuole conoscere e ci si accinge realizzare.
Gerardo Guccini (2019). Un'insolita classicità. Imola (Bo) : Cue Press.
Un'insolita classicità
Gerardo Guccini
2019
Abstract
Partendo dalle considerazioni di Claudio Meldolesi sulla dimensione ludica del teatro, il saggio traccia un parallelo fra la cultura del gioco nella civiltà greca e le modalità realizzative e inventive della compagnia Laminarie, formazione non a caso spesso impegnata in progetti fondati sulla rivisitazione laboratoriale di tragedie greche come "Ecuba" o "Antigone". Per i greci, il gioco era nel teatro, dove affiorava come sopravvivenza dei giochi imitativi dell'infanzia. Al contempo, però, il gioco veniva prima del teatro, poiché, già nei bambini, metteva istintivamente alla prova la vocazione imitativa dell'essere umano. Infine, il gioco, già di per sé, era un analogo teatro. Vale a dire una pratica che, anche quando extra-imitativa ed extra-drammatica come nel caso dei giochi con i dadi, rispondeva, a somiglianza delle pratiche sceniche, ai valori della norma e ai principi del conflitto, seppure declinati, questi ultimi, sotto forma di competizione. In modo analogo, la dimensione del gioco, con la sua carica di azzardi, imprevisti ed occasioni, accompagna i progetti di Laminarie al DOM la Cupola del Pilastro. Più che fare spettacoli, Bruna Gambarelli e Febo Del Zozzo tornano continuatamente al teatro partendo da progettualità combinatorie e aperte agli interventi del caso. Le regole di questo giocare non sono codificate ma vengono di volta in volta suggerite dall'impegno a sviluppare rapporti fra arti, conoscenze ed esperienze in atto. Di conseguenza, la spazialità del DOM e le realtà del Pilastro, da un lato, vengono abitate da eventi, incontri e iniziative coinvolgenti il pubblico, mentre, dall'altro, sono esse stesse componenti interne dei progetti che ospitano, e che nascono, appunto, nell'ambito d'una dinamica ludica la cui sfida essenziale consiste nell'attivare connessioni e accostamenti fra quanto viene concretamente realizzato e ciò che si vuole conoscere e ci si accinge realizzare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


