Il 27 ottobre 2001, in occasione del compleanno di Ōno Kazuo (1906-2010), veniva firmata a Tokyo la convenzione con la quale il Maestro donava al Dipartimento di Musica e Spettacolo (oggi Dipartimento delle Arti) dell'Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, in esclusiva per l'Italia, parte dei materiali del proprio archivio, un denso deposito di video, volumi, programmi di sala, manifesti, appunti, calchi, costumi, cappelli e fotografie organizzato a Yokohama, nei pressi di Tokyo, dall'appassionato e competente lavoro di Mizohata Toshio e Mina, da tempo collaboratori degli Ōno. La convenzione, siglata dal figlio di Kazuo, Yoshito, e dall'allora Direttore del Dipartimento, Lorenzo Bianconi, attestava una relazione e un accordo costruiti nel tempo e fortemente voluti da due docenti del bolognese Corso di laurea in DAMS, Eugenia Casini Ropa e Giovanni Azzaroni, e si realizzava grazie alla determinante mediazione della rappresentante europea del Kazuo Ohno Dance Studio , Maria Perchiazzi di ART Planning. Il Dipartimento si impegnava a fare conoscere e a rendere fruibile l'Archivio al pubblico degli studiosi e degli interessati, promuovendo inoltre ricerche e manifestazioni di interesse artistico e scientifico nutrite dai documenti in esso conservati. Nell'aprile del 2002 l'Archivio Kazuo Ohno veniva inaugurato ufficialmente con una serie di iniziative connesse alla stagione teatrale annualmente organizzata dal Centro La Soffitta, allora diretto da Marco De Marinis. Una mostra di manifesti, una rassegna di proiezioni video, conferenze e spettacoli festeggiavano il varo di un immaginario ponte lanciato a unire due mondi culturalmente e geograficamente lontani, ma avvicinati dai legami forti che spesso l'arte riesce sorprendentemente a stringere, facendo incontrare persone, azioni, visioni. Si era quindi messa in atto una complessa attività che ci spinge, oggi, a riflettere sui rapporti che intercorrono tra un'arte vivente come la danza e l'aspirazione alla permanenza nel tempo che spesso manifesta chi pratica e chi studia quest’arte, sotto la spinta di quella che Jacques Derrida chiama «l’impazienza assoluta di un desiderio di memoria» (Derrida 2005: 3), ma pure, non secondariamente, sotto l'impulso di quello che è stato invece definito «dévoir de mémoire» (Lassalle 2000: 64).
Elena Cervellati (2018). Neve, luna, fiore: l’Archivio Kazuo Ohno. Genova : AkropolisLibri.
Neve, luna, fiore: l’Archivio Kazuo Ohno
Elena Cervellati
2018
Abstract
Il 27 ottobre 2001, in occasione del compleanno di Ōno Kazuo (1906-2010), veniva firmata a Tokyo la convenzione con la quale il Maestro donava al Dipartimento di Musica e Spettacolo (oggi Dipartimento delle Arti) dell'Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, in esclusiva per l'Italia, parte dei materiali del proprio archivio, un denso deposito di video, volumi, programmi di sala, manifesti, appunti, calchi, costumi, cappelli e fotografie organizzato a Yokohama, nei pressi di Tokyo, dall'appassionato e competente lavoro di Mizohata Toshio e Mina, da tempo collaboratori degli Ōno. La convenzione, siglata dal figlio di Kazuo, Yoshito, e dall'allora Direttore del Dipartimento, Lorenzo Bianconi, attestava una relazione e un accordo costruiti nel tempo e fortemente voluti da due docenti del bolognese Corso di laurea in DAMS, Eugenia Casini Ropa e Giovanni Azzaroni, e si realizzava grazie alla determinante mediazione della rappresentante europea del Kazuo Ohno Dance Studio , Maria Perchiazzi di ART Planning. Il Dipartimento si impegnava a fare conoscere e a rendere fruibile l'Archivio al pubblico degli studiosi e degli interessati, promuovendo inoltre ricerche e manifestazioni di interesse artistico e scientifico nutrite dai documenti in esso conservati. Nell'aprile del 2002 l'Archivio Kazuo Ohno veniva inaugurato ufficialmente con una serie di iniziative connesse alla stagione teatrale annualmente organizzata dal Centro La Soffitta, allora diretto da Marco De Marinis. Una mostra di manifesti, una rassegna di proiezioni video, conferenze e spettacoli festeggiavano il varo di un immaginario ponte lanciato a unire due mondi culturalmente e geograficamente lontani, ma avvicinati dai legami forti che spesso l'arte riesce sorprendentemente a stringere, facendo incontrare persone, azioni, visioni. Si era quindi messa in atto una complessa attività che ci spinge, oggi, a riflettere sui rapporti che intercorrono tra un'arte vivente come la danza e l'aspirazione alla permanenza nel tempo che spesso manifesta chi pratica e chi studia quest’arte, sotto la spinta di quella che Jacques Derrida chiama «l’impazienza assoluta di un desiderio di memoria» (Derrida 2005: 3), ma pure, non secondariamente, sotto l'impulso di quello che è stato invece definito «dévoir de mémoire» (Lassalle 2000: 64).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.