Charlotte [Anna] Perkins [Stetson] Gilman (USA, 1860-1935) può essere ritenuta ancora oggi una delle più incisive pensatrici sulle relazioni di genere. Tutta la sua produzione narrativa e saggistica espone la continua preoccupazione per le politiche di genere e per le modalità con cui esse agiscono all’interno dei sistemi sociali. Da Women and Economics (1898), passando per Concerning Children (1900), fino a Man Made World (1911); da The Yellow Wallpaper (1892), attraverso “A Woman’s Utopia” (1907), fino a Herland (1915), la sua opera si incentra sui temi dell’educazione, della famiglia, dell’indipendenza economica, dell’organizzazione sociale—in cui i ruoli di genere hanno un ruolo fondamentale—e si addentra anche nei dibattiti coevi riguardanti la scienza e la religione. Rimasta a lungo sconosciuta, ma molto famosa al suo tempo sia per la vita anticonformista che per l’impegno intellettuale e gli studi sociologici, cercò di dare vita ad un pensiero che combinasse femminismo e socialismo. Si impegnò per definire un ordine sociale fondato su valori di generosità e solidarietà, valori che Gilman stessa sentì legati alla sfera femminile. Il suo specifico contributo al darvinismo sociale fu l’idea che le donne, come entità collettiva, potessero essere una forza fondamentale per la riorganizzazione della società. Pur essendo coinvolta nei fermenti politici, filosofici e sociali che auspicavano un cambiamento, Gilman se ne staccò, ad esempio, per la fiducia nell’azione collettiva pacifica delle donne. Con questa posizione la scrittrice si allontanò dall’ideologia marxista fondata sulla lotta di classe. La sua visione della fondamentale uguaglianza di uomini e donne si basò sulla nozione della comune appartenenza all’umanità, mentre fu convinta che per raggiungere l’uguaglianza le donne dovessero ottenere autonomia, anche attraverso una comune azione politica e un maggiore accesso all’educazione. È in Women and Economics, un ambizioso studio che unisce storia, sociologia, antropologia, economia e psicologia, che Gilman sviluppa la sua analisi della subordinazione sociale ed economica femminile nel passato e nel presente. La tesi di Gilman è che la dipendenza economica delle donne all’interno del matrimonio, il loro lavoro di cura non retribuito e non considerato determinino il loro stato di subordinazione. La soluzione che propone è quella di professionalizzare e socializzare il lavoro domestico. L’abolizione della divisione sessuale del lavoro renderebbe le donne libere di agire nella sfera pubblica e di diventare membri produttivi della società.
R. Baccolini, R. Monticelli (2008). Le cicle utopique de Charlotte Perkins Gilman. PARIS : Honoré Champion.
Le cicle utopique de Charlotte Perkins Gilman
BACCOLINI, RAFFAELLA;MONTICELLI, RITA
2008
Abstract
Charlotte [Anna] Perkins [Stetson] Gilman (USA, 1860-1935) può essere ritenuta ancora oggi una delle più incisive pensatrici sulle relazioni di genere. Tutta la sua produzione narrativa e saggistica espone la continua preoccupazione per le politiche di genere e per le modalità con cui esse agiscono all’interno dei sistemi sociali. Da Women and Economics (1898), passando per Concerning Children (1900), fino a Man Made World (1911); da The Yellow Wallpaper (1892), attraverso “A Woman’s Utopia” (1907), fino a Herland (1915), la sua opera si incentra sui temi dell’educazione, della famiglia, dell’indipendenza economica, dell’organizzazione sociale—in cui i ruoli di genere hanno un ruolo fondamentale—e si addentra anche nei dibattiti coevi riguardanti la scienza e la religione. Rimasta a lungo sconosciuta, ma molto famosa al suo tempo sia per la vita anticonformista che per l’impegno intellettuale e gli studi sociologici, cercò di dare vita ad un pensiero che combinasse femminismo e socialismo. Si impegnò per definire un ordine sociale fondato su valori di generosità e solidarietà, valori che Gilman stessa sentì legati alla sfera femminile. Il suo specifico contributo al darvinismo sociale fu l’idea che le donne, come entità collettiva, potessero essere una forza fondamentale per la riorganizzazione della società. Pur essendo coinvolta nei fermenti politici, filosofici e sociali che auspicavano un cambiamento, Gilman se ne staccò, ad esempio, per la fiducia nell’azione collettiva pacifica delle donne. Con questa posizione la scrittrice si allontanò dall’ideologia marxista fondata sulla lotta di classe. La sua visione della fondamentale uguaglianza di uomini e donne si basò sulla nozione della comune appartenenza all’umanità, mentre fu convinta che per raggiungere l’uguaglianza le donne dovessero ottenere autonomia, anche attraverso una comune azione politica e un maggiore accesso all’educazione. È in Women and Economics, un ambizioso studio che unisce storia, sociologia, antropologia, economia e psicologia, che Gilman sviluppa la sua analisi della subordinazione sociale ed economica femminile nel passato e nel presente. La tesi di Gilman è che la dipendenza economica delle donne all’interno del matrimonio, il loro lavoro di cura non retribuito e non considerato determinino il loro stato di subordinazione. La soluzione che propone è quella di professionalizzare e socializzare il lavoro domestico. L’abolizione della divisione sessuale del lavoro renderebbe le donne libere di agire nella sfera pubblica e di diventare membri produttivi della società.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.