Lo studio dei numerosi cambiamenti di dieta occorsi durante la storia evolutiva umana, a partire dalla comparsa dei primi ominini sino ai recenti shift nutrizionali dovuti ad una sempre maggiore globalizzazione, rappresenta un tema di ricerca di grande interesse internazionale. Ciò non solo dal punto di vista della paleoantropologia e della biologia evoluzionistica, ma anche in relazione alle sue implicazioni nell’ambito della medicina evoluzionistica, delle scienze della nutrizione e della storia dell’alimentazione, secondo l’attuale tendenza a trattare temi di questo tipo mediante approcci integrati e altamente multidisciplinari. Sebbene si registri un continuo aggiornamento a riguardo, grazie ai sempre maggiori livelli di risoluzione ottenibili dalle indagini paleoantropologiche, paleobiologiche e archeogenetiche, molteplici evidenze hanno già portato a formulare ipotesi condivise per quanto concerne alcuni dei temi maggiormente dibattuti. Fra questi il riconoscimento dell’importanza del consumo di carne e di altri alimenti di origine animale nel processo di encefalizzazione cui sono andate incontro le prime specie appartenenti al genere Homo. Tale processo rappresenta un perfetto esempio di coevoluzione in cui uomo e ambiente si sono plasmati vicendevolmente. Per contestualizzare temporalmente questo fenomeno è necessario innanzitutto considerare il fatto che la divergenza tra la linea evolutiva umana e quella che porta al primate più geneticamente affine all’uomo, lo scimpanzé, è attualmente datata a 6-7 milioni di anni fa. L’accrescimento volumetrico della capacità cranica degli ominini si suppone invece abbia avuto inizio con Homo habilis, all’incirca 2,5 milioni di anni fa. È importante inoltre ricordare che già Homo erectus era caratterizzato da un volume encefalico doppio rispetto a quello delle specie appartenenti al genere Australopithecus e funzionalmente differenziato in termini biologici (ad esempio a livello della neocorteccia) e culturali (ad esempio per quanto concerne lo sviluppo di un vero e proprio linguaggio), cosa che lo ha reso presumibilmente capace di intraprendere migrazioni a lungo raggio, che lo hanno portato addirittura a uscire dall’Africa. Questo capitolo vuole riassumere pertanto i concetti principali connessi con la coevoluzione tra uomo, ambiente (inteso in questo contesto come disponibilità e accessibilità alle risorse nutritive) e cultura durante un ampio arco temporale che abbraccia gran parte della storia evolutiva umana
Donata Luiselli, M.S. (2016). Il ruolo degli alimenti di origine animale nell’evoluzione umana. Milano : FrancoAngeli srl.
Il ruolo degli alimenti di origine animale nell’evoluzione umana
Donata Luiselli;Marco Sazzini;Cristina Giuliani
2016
Abstract
Lo studio dei numerosi cambiamenti di dieta occorsi durante la storia evolutiva umana, a partire dalla comparsa dei primi ominini sino ai recenti shift nutrizionali dovuti ad una sempre maggiore globalizzazione, rappresenta un tema di ricerca di grande interesse internazionale. Ciò non solo dal punto di vista della paleoantropologia e della biologia evoluzionistica, ma anche in relazione alle sue implicazioni nell’ambito della medicina evoluzionistica, delle scienze della nutrizione e della storia dell’alimentazione, secondo l’attuale tendenza a trattare temi di questo tipo mediante approcci integrati e altamente multidisciplinari. Sebbene si registri un continuo aggiornamento a riguardo, grazie ai sempre maggiori livelli di risoluzione ottenibili dalle indagini paleoantropologiche, paleobiologiche e archeogenetiche, molteplici evidenze hanno già portato a formulare ipotesi condivise per quanto concerne alcuni dei temi maggiormente dibattuti. Fra questi il riconoscimento dell’importanza del consumo di carne e di altri alimenti di origine animale nel processo di encefalizzazione cui sono andate incontro le prime specie appartenenti al genere Homo. Tale processo rappresenta un perfetto esempio di coevoluzione in cui uomo e ambiente si sono plasmati vicendevolmente. Per contestualizzare temporalmente questo fenomeno è necessario innanzitutto considerare il fatto che la divergenza tra la linea evolutiva umana e quella che porta al primate più geneticamente affine all’uomo, lo scimpanzé, è attualmente datata a 6-7 milioni di anni fa. L’accrescimento volumetrico della capacità cranica degli ominini si suppone invece abbia avuto inizio con Homo habilis, all’incirca 2,5 milioni di anni fa. È importante inoltre ricordare che già Homo erectus era caratterizzato da un volume encefalico doppio rispetto a quello delle specie appartenenti al genere Australopithecus e funzionalmente differenziato in termini biologici (ad esempio a livello della neocorteccia) e culturali (ad esempio per quanto concerne lo sviluppo di un vero e proprio linguaggio), cosa che lo ha reso presumibilmente capace di intraprendere migrazioni a lungo raggio, che lo hanno portato addirittura a uscire dall’Africa. Questo capitolo vuole riassumere pertanto i concetti principali connessi con la coevoluzione tra uomo, ambiente (inteso in questo contesto come disponibilità e accessibilità alle risorse nutritive) e cultura durante un ampio arco temporale che abbraccia gran parte della storia evolutiva umanaI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.