Questo libro si fonda sull’idea che intorno alla storia del termine greco agalma ruoti un capitolo cruciale della riflessione sulle immagini nella tradizione platonica, in particolare dei suoi sviluppi fra Antichità e tarda Antichità. Con un assunto di base: tale riflessione è indissociabile da quella sul significato delle parole e sul senso e la sintassi del logos. O meglio, secondo l’autrice, almeno già dai dialoghi di Platone la filosofia del linguaggio verbale assume i modelli semantici coniati per una più generale teoria dell’immagine. In questo libro l’identità dell’immagine (eikon) viene fondata sulle nozioni di intreccio (symploke), alterità e intermedio (metaxy). Partendo dalla definizione di eikon che Platone offre nel Sofista – l’immagine come intreccio di essere e non-essere – l’autrice delinea l’identità dell’immagine alla luce dell'analisi di tutte le occorrenze del termine intreccio nel corpus platonico, sottolineando come tale termine si leghi ai tre paradigmi dell’erotica, della tessitura e del linguaggio e sostenendo che, in tutti e tre i paradigmi, l’intreccio costituisce una creazione di alterità che parte dalla dualità degli opposti/contrari per diventarne superamento: così l’Eros demone del Simposio, così il tessuto derivato dall’intreccio di trama e ordito nel Politico. E così viene qui argomentato che, anche nel paradigma del linguaggio, l’intreccio sta alla base tanto della sintassi del logos (intreccio fra nome e predicato) quanto della sua semantica, poiché si sostiene che la semantica del linguaggio, dal significato dei nomi al senso dei logoi (dunque tra Cratilo e Sofista), si fonda appunto sulla semantica dell’immagine. Quanto all’agalma, esso viene qui interpretato come un segno, più precisamente come una eikon (immagine) simbolicamente interpretata perché riconosciuta come simbolo, dunque come una nozione che sa parlarci tanto di alterità e scacchi interpretativi quanto di aspirazioni alla totalità e alla verità, ovvero di una continua dialettica fra ratio filosofica e ambizioni mistiche. Questa dialettica, nell’interpretazione che qui ne è offerta, segna l’intreccio dell’identità dell’immagine con quella del simbolo, ovvero con la molteplicità di concezioni del simbolo che i testi neoplatonici (e non solo) sanno restituire. Tra i tanti ambiti in cui l’identità del simbolo viene qui verificata, vi sono la cosmologia, i contrasti fra paganesimo e cristianesimo, l’esegesi allegorica, la storiografia classica con la sua nozione di synthema in quanto parola d’ordine/password, la teologia dello pseudo-Dionigi, il senso, comune a più autori, del turpe e del ridicolo. I numerosissimi passi qui citati da testi greci, sia dai classici sia da frammenti o scolî o commenti dei quali non esistono ancora edizioni in italiano, sono presentati tanto in lingua originale quanto nella traduzione dell’autrice stessa.
BONFIGLIOLI STEFANIA (2008). Agalma. Icone e simboli tra Platone e il neoplatonismo. BOLOGNA : Pàtron editore.
Agalma. Icone e simboli tra Platone e il neoplatonismo
BONFIGLIOLI, STEFANIA
2008
Abstract
Questo libro si fonda sull’idea che intorno alla storia del termine greco agalma ruoti un capitolo cruciale della riflessione sulle immagini nella tradizione platonica, in particolare dei suoi sviluppi fra Antichità e tarda Antichità. Con un assunto di base: tale riflessione è indissociabile da quella sul significato delle parole e sul senso e la sintassi del logos. O meglio, secondo l’autrice, almeno già dai dialoghi di Platone la filosofia del linguaggio verbale assume i modelli semantici coniati per una più generale teoria dell’immagine. In questo libro l’identità dell’immagine (eikon) viene fondata sulle nozioni di intreccio (symploke), alterità e intermedio (metaxy). Partendo dalla definizione di eikon che Platone offre nel Sofista – l’immagine come intreccio di essere e non-essere – l’autrice delinea l’identità dell’immagine alla luce dell'analisi di tutte le occorrenze del termine intreccio nel corpus platonico, sottolineando come tale termine si leghi ai tre paradigmi dell’erotica, della tessitura e del linguaggio e sostenendo che, in tutti e tre i paradigmi, l’intreccio costituisce una creazione di alterità che parte dalla dualità degli opposti/contrari per diventarne superamento: così l’Eros demone del Simposio, così il tessuto derivato dall’intreccio di trama e ordito nel Politico. E così viene qui argomentato che, anche nel paradigma del linguaggio, l’intreccio sta alla base tanto della sintassi del logos (intreccio fra nome e predicato) quanto della sua semantica, poiché si sostiene che la semantica del linguaggio, dal significato dei nomi al senso dei logoi (dunque tra Cratilo e Sofista), si fonda appunto sulla semantica dell’immagine. Quanto all’agalma, esso viene qui interpretato come un segno, più precisamente come una eikon (immagine) simbolicamente interpretata perché riconosciuta come simbolo, dunque come una nozione che sa parlarci tanto di alterità e scacchi interpretativi quanto di aspirazioni alla totalità e alla verità, ovvero di una continua dialettica fra ratio filosofica e ambizioni mistiche. Questa dialettica, nell’interpretazione che qui ne è offerta, segna l’intreccio dell’identità dell’immagine con quella del simbolo, ovvero con la molteplicità di concezioni del simbolo che i testi neoplatonici (e non solo) sanno restituire. Tra i tanti ambiti in cui l’identità del simbolo viene qui verificata, vi sono la cosmologia, i contrasti fra paganesimo e cristianesimo, l’esegesi allegorica, la storiografia classica con la sua nozione di synthema in quanto parola d’ordine/password, la teologia dello pseudo-Dionigi, il senso, comune a più autori, del turpe e del ridicolo. I numerosissimi passi qui citati da testi greci, sia dai classici sia da frammenti o scolî o commenti dei quali non esistono ancora edizioni in italiano, sono presentati tanto in lingua originale quanto nella traduzione dell’autrice stessa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.