Bogotá è una città post-conflittuale, emergente, inserita in un continuo e inarrestabile processo di crescita, che sta tentando di trovare una propria identità; attraverso una visione globale della struttura urbana, con il suo tessuto frammentato, è stato possibile produrre una serie di azioni mirate a costruire nuovi scenari per la metropoli. Dal 1998 a oggi, sotto la guida del sindaco Enrique Peñalosa, la città è entrata all’interno di un processo di trasformazione che ha favorito il recupero dello spazio pubblico, dei sistemi infrastrutturali, attraverso una valorizzazione della dimensione umana in una città di più di otto milioni di abitanti. Un breve sguardo alla planimetria della città di Bogotá evidenzia un tessuto denso e minuto, in parte regolarizzato dalla struttura dettata dalla griglia di fondazione spagnola, all’interno della quale emergono le grandi aree verdi, il sistema fluviale, l’aeroporto, il sistema infrastrutturale e l’imprevisto grande vuoto del Centro Urbano Antonio Nariño (CUAN) che oggi, come all’epoca della sua costruzione, s’inserisce nel grande quadro urbano di trasformazione e recupero dell’esistente. Il CUAN, concepito come quartiere autosufficiente per 6.400 persone della classe media, costituisce la prima sperimentazione ufficiale sul tema della residenza multifamiliare nella capitale colombiana. Il progetto degli architetti Néstor C. Gutiérrez, Daniel Suarez Hoyos, Rafael Esguerra Garcia, Enrique Garcia Melano e Juan Menendez, realizzato tra il 1952 e il 1958 per risolvere il problema abitativo, raccoglie l’impulso proveniente dalle architetture moderne di edilizia sociale, nate in Europa e poi esportate in tutto il mondo e dall’immagine una nuova forma urbana introdotta nel 1950 da Le Corbusier con lo sviluppo del Plan Piloto de Bogotá.
Trentin, A. (2019). Superviviendas/Supervivencia Una riflessione sui grandi blocchi residenziali e sul Centro Urbano Antonio Narino di Bogotá. Forlì : La Greca editori.
Superviviendas/Supervivencia Una riflessione sui grandi blocchi residenziali e sul Centro Urbano Antonio Narino di Bogotá
Annalisa Trentin
Writing – Original Draft Preparation
2019
Abstract
Bogotá è una città post-conflittuale, emergente, inserita in un continuo e inarrestabile processo di crescita, che sta tentando di trovare una propria identità; attraverso una visione globale della struttura urbana, con il suo tessuto frammentato, è stato possibile produrre una serie di azioni mirate a costruire nuovi scenari per la metropoli. Dal 1998 a oggi, sotto la guida del sindaco Enrique Peñalosa, la città è entrata all’interno di un processo di trasformazione che ha favorito il recupero dello spazio pubblico, dei sistemi infrastrutturali, attraverso una valorizzazione della dimensione umana in una città di più di otto milioni di abitanti. Un breve sguardo alla planimetria della città di Bogotá evidenzia un tessuto denso e minuto, in parte regolarizzato dalla struttura dettata dalla griglia di fondazione spagnola, all’interno della quale emergono le grandi aree verdi, il sistema fluviale, l’aeroporto, il sistema infrastrutturale e l’imprevisto grande vuoto del Centro Urbano Antonio Nariño (CUAN) che oggi, come all’epoca della sua costruzione, s’inserisce nel grande quadro urbano di trasformazione e recupero dell’esistente. Il CUAN, concepito come quartiere autosufficiente per 6.400 persone della classe media, costituisce la prima sperimentazione ufficiale sul tema della residenza multifamiliare nella capitale colombiana. Il progetto degli architetti Néstor C. Gutiérrez, Daniel Suarez Hoyos, Rafael Esguerra Garcia, Enrique Garcia Melano e Juan Menendez, realizzato tra il 1952 e il 1958 per risolvere il problema abitativo, raccoglie l’impulso proveniente dalle architetture moderne di edilizia sociale, nate in Europa e poi esportate in tutto il mondo e dall’immagine una nuova forma urbana introdotta nel 1950 da Le Corbusier con lo sviluppo del Plan Piloto de Bogotá.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.