La definizione "Scuola di Amsterdam" è ancora largamente usata, pur se, fin dalle mie prime ricerche, mi resi conto che l’esistenza di una ‘scuola’ costituiva all’epoca e continua ad essere tutt’oggi un argomento intorno al quale il dibattito rimane aperto. Da parte degli storici il termine collettivo ‘scuola’ è applicato con maggiore pertinenza alla descrizione della fondamentale evoluzione di un campo di studio specialistico, ad esempio la Scuola viennese di storia dell’arte. Di conseguenza esiterei a descrivere come una scuola il gruppo di architetti attivi in Olanda nel periodo attorno alla prima guerra mondiale e nel decennio successivo. Questi architetti condivisero un forte impegno collettivo nel progetto di nuovi complessi residenziali per le classi sociali di reddito medio-basso. Essi furono avvantaggiati dall’esistenza di una legislazione progressista in campo urbanistico e applicarono ai loro progetti elementi formali che presto diventarono gli indicatori di un’estetica con modi e sembianze assai peculiari, permettendo la nascita di uno stile che andò per la maggiore. Questo successo si può comprendere facendo riferimento a tre fattori: l’ampiezza delle risorse assegnate alle associazioni edilizie incaricate di costruire i nuovi quartieri residenziali; la quantità decisamente significativa di abitazioni operaie realizzate nella prima metà del XX secolo; il grande numero di architetti coinvolti nell’operazione. Il carattere geografico che legava il gruppo ad Amsterdam, servì ad evidenziare il preciso ruolo ricoperto dal governo municipale, di stampo social-democratico, di questa città, che fu ribattezzata la ‘Mecca dell’abitazione operaia”. Bisogna altresì notare che i fenomenali risultati raggiunti a Amsterdam nel giro di un decennio, orientarono e diedero immediato impulso alla larga e veloce espansione di questo tipo di politica imprenditoriale in tutto il paese, con qualche punto d’eccellenza in piccoli centri, talvolta anche molto periferici. Nell’insieme, l’ampiezza dei progetti della Scuola di Amsterdam e il loro rilevante impatto sulla crescita della città moderna mostrano probabilmente una stretta analogia con quelli di un’altra scuola molto conosciuta nella storia dell’architettura, ovvero la Scuola di Chicago. Michel de Klerk (1884-1923) è l’architetto che più di tutti incarnò l’esuberanza, la fantasia, l’estro e i multiformi romanticismi moderni della Scuola di Amsterdam. I colleghi ne ammirarono il talento artistico e ne lodarono le costruzioni, all’epoca ritenute “organismi dei nostri tempi, cresciuti naturalmente”. I direttori degli uffici municipali per l’edilizia ne sostennero con entusiasmo la libertà d’espressione e la notevole creatività.

M. Casciato (2008). Capricci creativi: note sulla Scuola di Amsterdam,. NOVARA : De Agostini.

Capricci creativi: note sulla Scuola di Amsterdam,

CASCIATO, MARISTELLA
2008

Abstract

La definizione "Scuola di Amsterdam" è ancora largamente usata, pur se, fin dalle mie prime ricerche, mi resi conto che l’esistenza di una ‘scuola’ costituiva all’epoca e continua ad essere tutt’oggi un argomento intorno al quale il dibattito rimane aperto. Da parte degli storici il termine collettivo ‘scuola’ è applicato con maggiore pertinenza alla descrizione della fondamentale evoluzione di un campo di studio specialistico, ad esempio la Scuola viennese di storia dell’arte. Di conseguenza esiterei a descrivere come una scuola il gruppo di architetti attivi in Olanda nel periodo attorno alla prima guerra mondiale e nel decennio successivo. Questi architetti condivisero un forte impegno collettivo nel progetto di nuovi complessi residenziali per le classi sociali di reddito medio-basso. Essi furono avvantaggiati dall’esistenza di una legislazione progressista in campo urbanistico e applicarono ai loro progetti elementi formali che presto diventarono gli indicatori di un’estetica con modi e sembianze assai peculiari, permettendo la nascita di uno stile che andò per la maggiore. Questo successo si può comprendere facendo riferimento a tre fattori: l’ampiezza delle risorse assegnate alle associazioni edilizie incaricate di costruire i nuovi quartieri residenziali; la quantità decisamente significativa di abitazioni operaie realizzate nella prima metà del XX secolo; il grande numero di architetti coinvolti nell’operazione. Il carattere geografico che legava il gruppo ad Amsterdam, servì ad evidenziare il preciso ruolo ricoperto dal governo municipale, di stampo social-democratico, di questa città, che fu ribattezzata la ‘Mecca dell’abitazione operaia”. Bisogna altresì notare che i fenomenali risultati raggiunti a Amsterdam nel giro di un decennio, orientarono e diedero immediato impulso alla larga e veloce espansione di questo tipo di politica imprenditoriale in tutto il paese, con qualche punto d’eccellenza in piccoli centri, talvolta anche molto periferici. Nell’insieme, l’ampiezza dei progetti della Scuola di Amsterdam e il loro rilevante impatto sulla crescita della città moderna mostrano probabilmente una stretta analogia con quelli di un’altra scuola molto conosciuta nella storia dell’architettura, ovvero la Scuola di Chicago. Michel de Klerk (1884-1923) è l’architetto che più di tutti incarnò l’esuberanza, la fantasia, l’estro e i multiformi romanticismi moderni della Scuola di Amsterdam. I colleghi ne ammirarono il talento artistico e ne lodarono le costruzioni, all’epoca ritenute “organismi dei nostri tempi, cresciuti naturalmente”. I direttori degli uffici municipali per l’edilizia ne sostennero con entusiasmo la libertà d’espressione e la notevole creatività.
2008
Amsterdam
40
40
M. Casciato (2008). Capricci creativi: note sulla Scuola di Amsterdam,. NOVARA : De Agostini.
M. Casciato
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